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Al riconoscimento di elementi di ripresa si accompagna la preoccupazione per le scelte finanziarie più recenti: infatti, a meno di un ripensamento, la riduzione programmata delle risorse finanziarie porterà all’ulteriore ridimensionamento della politica pubblica di cooperazione allo sviluppo, trasformandola in un elemento residuale per la quale lo sforzo di rilancio, o quello parlamentare per assicurarne la riforma, non varranno l’impegno. L’aiuto italiano passerà dallo 0,22% del PIL allo 0,13-0,16%.
I risultati della cooperazione italiana sono ancora insufficienti per poter definire l’Italia un donatore europeo e un paese in linea con gli impegni G8. Oltre alla preoccupazione sulla quantità degli aiuti, particolare attenzione deve essere dedicata a quegli ambiti dove i risultati si stanno deteriorando ulteriormente: aiuto dedicato all’Africa Sub-sahariana, aiuto verso i paesi meno avanzati, coerenza delle politiche. E dunque necessario ripensare alle scelte fatte dall’inizio della Legislatura e dare credito alla cooperazione affinché il suo rilancio non si interrompa. Nello scenario attuale, il rispetto degli impegni quantitativi per l’aiuto non riguarda solo la credibilità del nostro Paese ma il contributo al finanziamento dello sforzo complessivo di limitare gli effetti della crisi sui paesi più vulnerabili perché possano contribuire alla ripresa globale.Interviste ai politici