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Il 28 novembre 2021, Wissem ben Abdellatif, un giovane tunisino di 26 anni di Kebili, è morto all'ospedale San Camillo di Roma dopo essere stato trasferito dal Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) di Ponte Galeria a Roma. L’attacco cardiaco che ha causato la sua morte potrebbe essere stato provocato dall'impiego di misure di contenzione durante il suo ricovero. Un'indagine è stata aperta dalla Procura di Roma e un'autopsia è in corso per determinare la causa della morte.
Wissem è arrivato in Sicilia ad inizio di ottobre e, dopo un periodo di isolamento in nave quarantena ad Augusta, è stato trasferito al CPR, la fase precedente al rimpatrio, e quindi considerato idoneo alla vita in detenzione. Delle preoccupazioni sullo stato psicologico di Wissem sono state osservate dalle autorità del centro, il che ha portato al suo primo ricovero il 23 novembre 2021 all'ospedale Grassi di Ostia e poi al reparto psichiatrico dell'ospedale San Camillo di Roma. Il 28 novembre, Wissem è morto per arresto cardiaco durante il ricovero, ma i suoi genitori hanno affermato che il loro figlio era "uno sportivo e non aveva nessun problema né fisico né psichico".
Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio, e Stefano Anastasia, Garante delle persone private della libertà della regione Lazio, hanno effettuato un'ispezione al CPR il 4 dicembre, dove hanno potuto consultare la cartella clinica di Wissem e osservare le misure di contenzione utilizzate durante il suo ricovero. Resta da chiarire se la sofferenza mentale di Wissem fosse precedente alla sua detenzione o se si fosse piuttosto sviluppata durante la stessa. Inoltre, Mauro Palma, presidente dell'Autorità per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà, ha dichiarato alla stampa italiana che "gli esami del sangue erano regolari, non sembrava ci fossero problemi di salute".
Wissem è l'esempio lampante delle pratiche rapide e standardizzate, adottate contro le persone di nazionalità tunisina in Italia, e messe in atto attraverso accordi bilaterali e accordi di finanziamento tra i due Paesi, a scapito dell'interesse della popolazione tunisina e del suo diritto fondamentale di accedere alla protezione internazionale. Alla disarmante diffusione della notizia della sua morte si aggiungono le continue e soffocate denunce delle persone che sono passate per questi centri di rimpatrio, le quali descrivono condizioni intollerabili. L'intero sistema di detenzione amministrativa dei migranti in Italia, che colpisce soprattutto i/le tunisini/e, deve essere smantellato così come l'intero quadro legislativo sulla migrazione deve essere completamente ripensato.
Le organizzazioni firmatarie esprimono il loro incondizionato sostegno alla famiglia del defunto e invitano:
Coordinatore del progetto: Martina Costa | [email protected] | Numero di telefono : +216 26115881
Elenco delle organizzazioni firmatarie :