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Con l’approvazione del decreto migranti, viene modificata nuovamente la struttura normativa che disciplina il sistema di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati in Italia. La revisione delle politiche pubbliche dovrebbe partire da una valutazione di impatto, in grado di definire se tale policy ha prodotto gli effetti attesi e, in caso contrario suggerire elementi chiave per le modifiche.
Per quanto riguarda il sistema di accoglienza ed integrazione dei richiedenti asilo, sarebbe fondamentale stabilire, ad esempio, se questo è stato capace di favorire l’integrazione delle persone accolte, minimizzando al contempo i costi (economici e non) dell’accoglienza per le comunità̀ ospitanti. Conclusioni di questo tipo, tuttavia, presuppongono l’esistenza di un sistema di valutazione. Tale sistema, andrebbe messo in atto dal Ministero dell’Interno ed i dati condivisi per analisi e valutazione indipendenti.
Analisi di questo tipo sono però fortemente limitate, se non addirittura impedite, dalla mancata disponibilità̀ di dati amministrativi sufficientemente dettagliati sui centri di accoglienza straordinaria (Cas). Si tratta di informazioni mai rese pubbliche in maniera disaggregata dal Ministero dell’Interno.
A nostro parere valutare l’impatto delle politiche messe in atto per la gestione dei flussi di richiedenti asilo è fondamentale, a maggior ragione alla luce della rilevanza che il tema ha assunto nel dibattito pubblico recente.
L’obiettivo è duplice: da un lato è necessario identificare le conseguenze economiche e sociali delle politiche intraprese; dall’altro è importante elaborare proposte con il fine di ottimizzare le politiche stesse.
Un progetto del gruppo di ricerca dell’Università Bicocca, in collaborazione con noi di ActionAid e openpolis , ha portato alla luce alcuni dati fondamentali, finora non reperibili, sulla gestione del sistema di accoglienza straordinario in Italia.
L’impatto politico suggerito dall'analisi (soprattutto nei piccoli centri) ci invita a riconsiderare i punti deboli di un sistema che ha sostituito un regime ordinario con uno straordinario, lasciato ai privati e scollegato dalla realtà̀ locale. Suggerisce, altresì̀, l’importanza di investire di più̀, in termini di risorse, comunicazione, campagne d’informazione, e logistica per la realizzazione di un modello di accoglienza radicato sul territorio e gestito dalle autorità̀ locali, come ad esempio nel caso del sistema Sprar, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (poi Siproimi, ora Sai).
Più in generale, emerge la necessità di superare le soluzioni emergenziali finora adottate, dominate da una visione di breve periodo, in favore di politiche di integrazione coordinate tra governo centrale e amministrazioni locali. Tali strategie risulterebbero più efficaci nel promuovere l’integrazione dei richiedenti asilo nel contesto locale, minimizzando i costi reali e percepiti per le comunità̀ ospitanti e favorendo lo sviluppo del territorio.
Il presupposto fondamentale è che per disegnare nuove politiche pubbliche è fondamentale conoscere gli effetti delle politiche attuate in precedenza in modo da poter intervenire in maniera mirata e consapevole per migliorarle.
L’analisi che segue è una sintesi del lavoro svolto da un gruppo di ricerca dell’Università Bicocca sul sistema di accoglienza tra il 2014 e il 2017, dunque prima dell’approvazione del decreto sicurezza.
Leggi la ricerca completa in inglese:
The Political Impact of Refugee Migration: Evidence from the Italian Dispersal Policy