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Rohingya: una crisi umanitaria che colpisce soprattutto le donne | ActionAid Rohingya: una crisi umanitaria che colpisce soprattutto le donne | ActionAid

Rohingya: una crisi umanitaria che colpisce soprattutto le donne

Sale a 611.000 il numero dei profughi.

Non accenna a risolversi l’emergenza che coinvolge i Rohingya al confine tra Bangladesh e Myanmar. Dopo le violenze scoppiate a fine agosto, il numero dei profughi è oramai arrivato a 611.000.

I campi nella regione di Cox Bazar, una delle principali destinazioni delle persone in fuga, sono sempre più al collasso e il Governo del Bangladesh sta individuando nuove aree dove accogliere i profughi.

Il nostro lavoro sul campo

Come ActionAid stiamo al momento lavorando nel campo profughi di Mainneghona con l’obiettivo di aiutare con il nostro intervento 50.000 rifugiati.

La nostra principale preoccupazione è per le centinaia di migliaia di donne e bambini che arrivano negli accampamenti affamati, stremati e traumatizzati da giorni e giorni di cammino e che sono maggiormente a rischio di subire violenze.

Per questo, oltre alla distribuzione di cibo, acqua potabile e beni di prima necessità, ci stiamo focalizzando nel rispondere ai bisogni delle donne e delle mamme.

È operativo un Centro di Assistenza per donne e madri, dove è possibile allattare in sicurezza, ricevere kit igienici contenenti sapone, biancheria intima e salviette, trovare supporto psicologico e assistenza medica. Il centro ne può ospitare 80 in contemporanea, fino a un’utenza di 6500.

Ne stiamo già ultimando altri 2 così da raggiungere in totale 19.500 donne.

Anche le 10 aree attrezzate con bagni per donne e bambine, progettate all’inizio del nostro intervento, sono completate e operative. Altre 10 arriveranno a breve, così da poter rispondere alle esigenze di 2.000 persone.

Sempre con l’obiettivo di prevenire e monitorare situazioni a rischio violenza, 12 comitati a guida femminili visiteranno persone e famiglie che vivono nell'accampamento.

Accanto a questo, abbiamo costituito 20 comitati per la gestione delle infrastrutture per la fornitura di acqua potabile mettendo a capo le donne, per aiutarle a emanciparsi e a contribuire positivamente nella risposta all’emergenza. La nostra esperienza ci insegna infatti che puntare sulle donne è efficace nella gestione post-catastrofe.

Tanti sono anche i minori non accompagnati sconvolti dall’esodo e bisognosi di aiuto e assistenza psicologica.

Come Taslima, 10 anni, arrivata scalza e terrorizzata dopo aver visto morire il padre.

Taslima_750

Immaginare i traumi subiti in questi mesi da donne e bambini è difficile, ma possiamo fare ancora molto con il tuo sostegno, dando loro spazi sicuri dove rifugiarsi, cibo, acqua potabile e assistenza.

Con il tuo sostegno, metterai al sicuro chi è in pericolo, e ridarai la speranza a chi sta soffrendo.

 

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