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Auguriamo buon lavoro al nuovo Governo, che inizia oggi il suo cammino prestando giuramento.
Ma se l’esecutivo a guida Lega-M5S vuole essere un vero Governo del cambiamento, non può dimenticare di dare un segnale forte contro la violenza sulle donne e le disuguaglianze di genere, inserendo questi temi tra le priorità della sua agenda.
A giudicare dai primi passi, tuttavia, il Governo non ha fatto dei diritti delle donne una delle sue priorità. Nella lista dei ministri manca infatti un ministro per la Pari Opportunità, mentre le donne ministro sono soltanto cinque (di cui tre senza portafoglio) su un totale di 18 dicasteri. Se si vuole imprimere una svolta, si può e si deve fare di più.
Per stimolare un dibattito serio sul tema, coinvolgendo l’opinione pubblica e la politica, nel periodo delle elezioni abbiamo lanciato la campagna “Lascia il segno”, chiedendo ai partiti e ai candidati di garantire strategie continuative ed efficaci nel tempo, di realizzare un sistema di monitoraggio dell’utilizzo dei fondi anti violenza e nuove e più efficienti forme di assistenza a sostegno alle donne.
Solo in Italia, nel 2016, sono state uccise 149 donne. Almeno una volta nella vita, una donna su tre in tutto il mondo ha subito violenza fisica o sessuale. Si tratta di un fenomeno strutturale e trasversale a tutti i paesi e a tutte le classi sociali: la violenza sulle donne è infatti tra le violazioni dei diritti umani più diffuse.
Senza un’effettiva parità di genere e la piena affermazione dei diritti delle donne, non può esistere una democrazia di qualità. Il tempo e gli strumenti per cambiare rotta esistono, a partire dal Contratto di Governo sottoscritto dalla Lega e dal M5S, che in tema di politiche di genere può essere migliorato in molti punti.
Nel documento presentato al Presidente Mattarella è totalmente assente la prevenzione. È invece necessario affrontare il fenomeno della violenza sulle donne con strategie integrate. Nonostante i dati allarmanti e l’urgenza del fenomeno, la lotta alla violenza di genere è affrontata con un approccio principalmente repressivo e securitario, in cui l’aspetto dominante è quello punitivo.
Per noi, al contrario, molte più risorse e centralità vanno date allo strumento della prevenzione, in coerenza con le raccomandazioni della Convenzione di Istanbul sulla necessità di affrontare il problema in maniera integrata (prevenzione, protezione, punizione). Le misure punitive, infatti, non eliminano da sole il fenomeno.
Stupisce inoltre che nel Contratto non figuri alcun riferimento alle risorse economiche per la gestione dei centri anti violenza, né ai percorsi di protezione e supporto alle donne che subiscono violenza. Positivo, invece, l’inserimento della formazione delle forze dell’ordine, ma è necessario assicurarla a tutte le figure professionali in contatto con casi di violenza.
Le politiche riguardanti le donne sono menzionate prevalentemente all’interno della voce “politiche per la famiglia”, ma il tema centrale della conciliazione vita-lavoro viene affrontato solo da un punto di vista femminile, presentando quindi una visione che di fatto rafforza gli stereotipi e i ruoli tradizionali.
Infine, risultano totalmente assenti dal Contratto i riferimenti a progettualità e investimenti dedicati alla promozione dell’uguaglianza di genere in ambito economico.
Insomma, l'inizio non è dei più incoraggianti, ma ci auguriamo di poter dialogare in modo costruttivo con il nuovo Governo sui temi della violenza sulle donne e delle disuguaglianze di genere.
C'è ancora tempo e modo per lasciare il segno. Basta volerlo.