Un anno dal terremoto
Tra il 5 e il 6 febbraio 2023 un devastante terremoto colpì il sud della Turchia e il nord-ovest della Siria. Il bilancio fu di oltre 55.000 vittime.
A un anno da quei tragici eventi, sono principalmente le donne rifugiate dalla Siria, nonché sopravvissute a 12 anni di conflitti e difficoltà, che tengono unite le famiglie e si occupano della ripresa sociale ed economica con un nuovo protagonismo.
Con i nostri partner locali eravamo intervenuti immediatamente nel 2023.
In un anno abbiamo aiutato più di 197mila persone grazie a operazioni di ricerca e soccorso, distribuzione di cibo, fornendo riparo e soccorso a donne e bambini creando spazi sicuri. Non ultimo abbiamo dato attenzione anche alla cura della salute mentale, per curare i traumi subiti dalla popolazione dopo perdite umane e materiali tanto ingenti.
Il lavoro da portare avanti è ancora molto come racconta Razmi Farook, nostra Direttrice Regionale per l’Asia: “E’ necessario un maggiore sostegno affinché le comunità si rimettano in piedi. Le famiglie stanno vivendo un inverno estremamente duro senza vestiti caldi e un riparo adeguato; troppe persone fragili sono ancora fuori al freddo. Il mondo non deve dimenticare la sofferenza di queste comunità”.
Il ruolo delle donne nella ricostruzione sociale
La testimonianza di Najla’a Al Sheikh, 45 anni, aiuta a comprendere la situazione. Insieme a Kareemat, nostro partner locale in Turchia, ha un rifugio e associazione per donne con l’obiettivo di sostenere principalmente le donne siriane colpite dal terremoto.
“Quando c’è stato il terremoto, sono uscita di casa in pantofole e senza hijab al freddo; nevicava. Mi sono resa conto che le donne portavano il peso più grande e, anche se avevamo a che fare con un trauma, dovevamo comunque prenderci cura dei bisogni delle nostre famiglie” spiega Najla’a. Una delle sfide (dopo il terremoto) è che le famiglie hanno perso il lavoro, anche se era informale, molte donne sono rimaste vedove senza fonti di reddito. Ciò è stato aggravato dall’aumento dei prezzi, che ha portato le persone a non poter fare fronte ai crescenti bisogni familiari, come le medicine, la ricostruzione delle case, c’è chi doveva ripartire da zero”, ha aggiunto.
Lavorando con donne volontarie, Kareemat ha offerto nell’ultimo anno corsi di formazione alle donne siriane per permettere l’emancipazione economica. “Le formiamo sull’artigianato, ma anche su alcuni mestieri specifici per le donne, in modo che possano guadagnarsi da vivere e provvedere alle loro famiglie. Offriamo anche supporto psico-sociale alle donne che affrontano il trauma del terremoto”, ha aggiunto Najla’a.
Shadia Abdou, una delle tirocinanti di Kareemat, è una giovane malata di cancro che ricorda di essere passata dalla disperazione del terremoto alla speranza di un futuro migliore: “Sono rimasta devastata nell’apprendere di avere il cancro e quando il terremoto ha colpito, ha distrutto gli ospedali e le medicine sono diventate scarse” Shadia era determinata a superare la sua malattia e la terribile situazione economica derivante dal terremoto. Ha imparato a fare la parrucchiera a Kareemat.
Nonostante la resilienza di donne come Shadia e il lavoro delle organizzazioni umanitarie, oltre 2,3 milioni di donne e ragazze in età riproduttiva hanno un disperato bisogno di sostegno economico, psicosociale e di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva nel nord-ovest della Siria.