In fuga perenne da violenze e scontri armati, la popolazione civile della Repubblica democratica del Congo è esposta a pericoli costanti. Gli abusi sessuali su donne e ragazzine, i rapimenti, gli attacchi a scuole e ospedali sono solo alcune delle violenze perpetrate dai gruppi armati che si contendono il territorio e le sue ingenti risorse naturali, dai metalli preziosi agli idrocarburi. Per fornire assistenza umanitaria alla popolazione sfollata nell’Est del Paese, noi di ActionAid lanciamo la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Cambia la loro storia”. Nelle province del Sud Kivu e del Maniema sorgeranno nuove scuole e tre centri polifunzionale destinati in particolare alle donne, dove ricevere, fra l’altro, assistenza medica.
Una crisi umanitaria dimenticata
Quella della Repubblica democratica del Congo resta una delle crisi umanitarie più complesse e prolungate dell’Africa, con oltre 27 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria nel 2022. Si contano oltre 5,6 milioni di sfollati interni, causati perlopiù da conflitti inter-etnici e scontri fra esercito regolare e le numerose sigle combattenti, almeno 130 nelle sole province orientali del Kivu. Circa un quarto degli sfollati (1,4 milioni) ha trovato riparo nel Sud Kivu e nel Maniema.
Violenze di genere e scuole distrutte
I miliziani arruolano bambini soldato e la violenza di genere in particolare resta allarmante nell’Est del Paese, con oltre 4.600 casi registrati nel solo 2021 dalle Nazioni Unite.
«Lo stupro è usato come arma di guerra. Le donne vengono violentate alla luce del sole davanti alle loro famiglie», racconta Eustache Masasi, Coordinatore del nostro progetto nella Repubblica democratica del Congo.
Lo spostamento massiccio di persone in fuga dalla violenza mette sotto pressione sistemi socio-sanitari già precari con gravi conseguenze sull’accesso a servizi di base, come acqua potabile e presìdi sanitari.
Critica la condizione delle scuole nelle province del Sud Kivu e del Maniema che abbiamo censito. Edifici inagibili o distrutti e per oltre l’80% dei bambini in età scolastica è negato il diritto all’istruzione.
«Quando i ribelli sono arrivati nel mio villaggio hanno ucciso le persone e dato fuoco alle case. Allora siamo fuggiti. Qui non abbiamo materiale per la scuola e non ci sono aule. Perciò studiamo seduti per terra. Vorrei avere una classe con i banchi, le penne e i quaderni», racconta a ActionAid Dina Jeanne, 15 anni, sfollata con la famiglia a Malinde, nel Sud Kivu.
Gli effetti della guerra in Ucraina
Povertà estrema e insicurezza alimentare sono una costante, a dispetto della concentrazione, senza uguali al mondo, di risorse naturali custodite nel sottosuolo congolese. Secondo la Banca Mondiale, oltre il 70% della popolazione (60 milioni di persone) vive con meno di 1.90 dollari al giorno. Si stima siano 860mila i bambini e 470mila le donne in gravidanza o in allattamento gravemente malnutriti.
In un quadro simile, si inserisce la guerra in Ucraina con effetti che travalicano i confini europei: «L’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime minaccia di infliggere il colpo letale alla sicurezza alimentare di tutto il continente africano. Metà del grano e dei cereali distribuiti come aiuti alimentari dal World Food Program nelle aree di crisi umanitaria proviene infatti da Ucraina e Russia», commenta Lorenzo Eusepi, nostro vice segretario generale.
«Si sta consumando una guerra da anni nel silenzio generale che rischia di aggravarsi ancora. Il nostro impegno è di stare a fianco di migliaia di donne sfollate e dei loro figli per proteggerli e dare loro un futuro diverso», conclude Eusepi.
Il nostro intervento
Costruiremo nuovi edifici scolastici e riqualificheremo quelli inagibili, con servizi igienici e ambienti riservati esclusivamente alle ragazze. Gli insegnanti e il personale scolastico riceveranno una formazione specifica.
In parallelo sorgeranno tre centri polifunzionali, rivolti in particolare a donne e bambini, concepiti come spazi sicuri e protetti dove ricevere assistenza medica, educazione sulla salute sessuale e supporto psicologico, svolgere attività ricreative e formative. I centri funzioneranno anche come piattaforme per la distribuzione di acqua pulita, kit igienici e materiale didattico.
L’intervento nel complesso coinvolgerà direttamente 8mila persone, inclusi circa 5mila bambini che finalmente potranno andare a scuola.