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Selina ha 30 anni e vive nello slum (baraccopoli) di Mukuru alla periferia di Nairobi.
Solitamente vive di lavori informali, con i quali riesce a sostenere, seppur con molta difficoltà, se stessa e i suoi due figli di dieci e tredici anni. Una situazione comune per la popolazione di oltre 600mila persone che vivono nello slum e vive di lavori informarli, adesso impossibili da trovare.
“Prima della pandemia da Coronavirus, mi presentavo alle porte delle residenze e delle tenute delle persone benestanti e mi offrivo per i lavori domestici, come lavare i panni o pulire la casa”.
Adesso Nairobi, come altre zone del Kenya, sono in quarantena per prevenire il contagio. La situazione del paese è complessa. Solo il 62% delle persone ha accesso ad acqua pulita e solo il 31% a servizi igienico-sanitari. Il coronavirus spaventa e in uno slum la possibilità di prevenire il contagio è ridotta.
Oltre alla preoccupazione per il virus, Selina è senza lavoro. Quando prova a presentarsi nelle tenute residenziali, le guardie di sicurezza la cacciano via. E come se non bastasse, i suoi vicini a Mukuru hanno paura di lei, perché per cercare lavoro deve avventurarsi e temono che possa contrarre il virus e contagiarli.
“La mia vita è cambiata in peggio. Prima con lavori occasionali come pulire una casa o andare a prendere l’acqua, riuscivo a guadagnare in un giorno tra i 200 e i 700 scellini kenioti (equivalenti a circa 6 euro)”.
Nello slum di Mukuru dove abita Selina lavoriamo da diversi anni, attraverso organizzazioni locali, a tutela delle donne, considerate in questo contesto la parte più vulnerabile della popolazione.
Il lavoro portato avanti negli anni si è dimostrato inestimabile per organizzare la risposta alla crisi coronavirus e capire quali erano i bisogni più urgenti della comunità.
Selina mostra il telefono. Uno strumento estremamente importante in questo periodo. Un servizio SMS che abbiamo attivato permette alle donne di segnalare casi di violenza di genere e diffondere informazioni sui programmi di supporto economici disponibili.
Inoltre, tramite telefono, cento donne tra cui Selina, individuate come bisognose di supporto in questo frangente hanno ricevuto un sussidio una tantum. Il sistema implementato permette di ricevere e spendere il denaro utilizzando il telefono, così da evitare il contatto per il pagamento e rispettare il distanziamento sociale.
“Sono riuscita a pagare l’affitto e poi ho comprato cibo, acqua e sapone per me e i miei figli”.
Garantire l’accesso ad acqua pulita, sapone, disinfettanti è indispensabile per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.