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Sono nata attivista. Sin da piccola ho avuto una reazione rispetto alle situazioni d’ingiustizia e di disuguaglianza che vedevo e non mi piacevano. Ho sempre avuto questa indole, un po’ anche grazie ai miei genitori che sono sempre stati socialmente impegnati e mi hanno trasmesso la cosa. Avendo vissuto in Marocco ho avuto possibilità di assistere molto di più a situazioni di disuguaglianza e ingiustizia, lì c’è una stratificazione sociale infinita. Ci sono dei divari altissimi. Ho sempre avuto questa tendenza a farmi delle domande”.

Hajar ha 22 anni, nata in Marocco e cresciuta in Italia, da qualche anno è una delle nostre attiviste.

“Credo che la mia generazione s’impegni così tanto perché siamo nati in un mondo pieno di problemi e profondamente ingiusto. In questo momento mi sto impegnando in una campagna per la riforma della legge sulla cittadinanza, che è una cosa che mi riguarda in prima persona. Io sono in Italia da 14 anni e non ho ancora ottenuto la cittadinanza italiana, questo mi crea molti problemi concreti: difficoltà nel viaggiare o rinnovare la tessera sanitaria, per esempio. È una legge che è entrata in vigore nel 1992 cambiando completamente la situazione in Italia e non rappresenta né regolamenta in maniera corretta quella che è la situazione attuale di questo paese. Ci sono tantissime categorie che non sono tutelate a causa di questa legge. Io nello specifico mi occupavo, prima del lockdown, della parte di lobbying della campagna.

Un’altra battaglia a cui tengo molto è quella della parità di genere, soprattutto la lotta alla violenza sulle donne. Essendo nata e avendo vissuto in Marocco per un po’ di tempo sono molto attenta rispetto a quella che è la situazione delle donne nei paesi arabi. Sto lavorando per capire come essere utile e agire in maniera concreta anche in questa battaglia. Mi piacerebbe un giorno entrare nel mondo della politica ma non essendo cittadina italiana ci sono molte difficoltà da questo punto di vista”.

Hajar fa parte della redazione di Radio Kivuli, il progetto radiofonico a cui hanno dato vita i nostri attivisti alla fine di aprile. L’obiettivo? Trovare un punto d’incontro in un momento in cui non è possibile incontrarsi fisicamente. I format nati sono diversi e spaziano da confronti con esperti su temi globali a momenti di maggior intrattenimento con musica e… cucina!

Il progetto, a un mese dalla nascita, si sta ulteriormente rafforzando: grazie a una partnership che abbiamo stretto con Amazon la redazione potrà dotarsi di nuovi strumenti e vedere l’ingresso di nuovi partecipanti.

“L’idea è nata dopo che era già iniziata la quarantena e abbiamo pensato cosa potessimo fare sia per darci voce che per dare un contributo alla società in questo momento di difficoltà. È l’unico modo che abbiamo di comunicare e di stare insieme. All’inizio è stato difficile organizzarci, poi abbiamo strutturato una scaletta con delle trasmissioni che avessero ognuna degli obiettivi diversi. Io conduco questa trasmissione che si chiama Non ci resta che… mangiare! e vuole essere un mix di intrattenimento – c’è un ospite che in ogni puntata propone una ricetta nazionale o internazionale che conosce bene – e di argomenti più impegnati – parliamo di agro ecologia, della disuguaglianza alimentare e climatica e cose di questo tipo”.

Ascolta Radio Kivuli
photocredit: Gabriella Corrado/Luz – Hajar/ActionAid

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