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“Posso cucire circa 30 mascherine al giorno”

Grace ha 52 anni e vive a Kakamega, in Kenya. Fa parte del Khwisero Persons With Disabilities Group, un’organizzazione supportata da ActionAid Kenya che lavora per garantire diritti alle persone con disabilità.

Il gruppo è nato nel 1990 come piccolo insieme di persone diversamente abili e inizialmente era un luogo dove trovare più che altro supporto morale. Con l’arrivo di ActionAid è cresciuto, raccogliendo membri in ogni zona della contea, fino al 2012 quando ha iniziato anche a offrire prestiti da usare per piccoli business che impiegassero persone con disabilità, per vendere prodotti come vegetali o legna da ardere.

Prima di far parte del gruppo non sapevo quali fossero i miei diritti e non avevo la sicurezza necessaria per parlare davanti alle persone. Non potevo partecipare a grandi eventi a causa dello stigma che riguarda le persone con disabilità. Ma, dopo essere entrata a far parte del Khwisero Persons With Disabilities Group, ho imparato quali sono i miei diritti e ho potuto richiedere dei servizi. Ho anche dato inizio alla mia piccola impresa sartoriale, vendendo oggetti come coperte, cesti e materassi”.

Con l’arrivo della pandemia, però, è cambiato tutto. Grace ha deciso di modificare la sua produzione sin dal principio, iniziando a cucire mascherine. Le ha distribuite gratuitamente ad altre persone con disabilità e ha garantito un approvvigionamento costante ai membri della comunità che ne avevano più bisogno, come gli ospedali.

Non è stato facile. Grace ha dovuto imparare a parlare davanti a un pubblico e a vendere i suoi prodotti in autonomia:

Ora come ora non faccio più nulla per vendere le mascherine: le persone vengono direttamente da me. Quando tutto questo è cominciato, ero solita andare in giro con le mascherine o le portavo direttamente in ospedale, siccome le persone non potevano entrare nella struttura senza indossarle. Le ho anche donate alle persone con disabilità siccome sono le più vulnerabili”.

A luglio 2020, Grace aveva cucito più di 1000 mascherine per la comunità. “Compro il cotone e lo taglio a pezzi, che unisco foderandoli. A quel punto stiro e piego il tessuto, poi aggiungo gli elastici per le orecchie. Riesco a farne 30 al giorno, una mascherina ogni mezz’ora”.

Questo le ha garantito un’entrata costante durante il periodo economico difficile e, grazie alla crescita degli ordini, ha permesso a Grace di assumere altre persone per aiutarla, permettendole di creare lavoro per i giovani e le donne della sua comunità.

Il passaggio all’uso delle mascherine non è stato immediato. Le misure di sicurezza necessarie per la prevenzione del contagio sono state tra le attività di sensibilizzazione che abbiamo messo in atto come organizzazione al fianco di Unilever: abbiamo formato la comunità di Grace e altre su quanto fosse importante seguire tutti i passaggi per combattere il virus, distribuendo taniche d’acqua per il lavaggio delle mani in ogni mercato e ufficio.

Grazie alle nostre attività di formazione, Grace ha scoperto l’esistenza della carta della disabilità: “Le persone con disabilità possono ottenere una valutazione e una carta della disabilità che li esonera dal pagare le tasse. Spesso vado a parlare nelle comunità per educare tutti su come prendersi cura delle persone con disabilità così che non si sentano messi da parte”.

E ha potuto studiare per specializzarsi:

ActionAid ci ha portato a un livello più alto. Ci hanno fornito dei corsi: io ho seguito un corso di formazione paralegale e ho anche preso parte al seminario in risparmi e prestiti del villaggio. Ci ha fornito formazione in leadership, diritti umani e contabilità. Hanno anche distribuito fondi che permettessero alle persone che convivono con una disabilità di ottenere la loro valutazione e accedere alle carte di disabilità”.

Le azioni di empowerment in Kenya e negli altri Paesi dove operiamo, passano spesso per la consapevolezza data dalla conoscenza: una persona informata è una persona che sa come battersi per i suoi obiettivi. E per il bene della propria comunità.

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