Seeds
“Ho iniziato a collaborare con ActionAid circa 4 anni fa, per mettere in pratica gli studi in Cooperazione e Sviluppo”.
Daniela è una collega di Napoli, dell’Unità Diseguaglianze Globali e Migrazioni. In questa emergenza ha subito pensato come potersi attivare nella sua città.
“Abbiamo dato vita al progetto Seeds. Insieme alle comunità in diaspora, alle associazioni e agli attivisti, individuiamo le famiglie più fragili nei quartieri del Vasto, Forcella e Piazza Garibaldi. Coordino l’acquisto degli alimenti dai produttori della rete Slow Food, nonché di altri beni di prima necessità e mi occupo della distribuzione a domicilio. Inoltre, insieme alle colleghe e ai colleghi di ActionAid sono responsabile della formazione dei volontari. I volontari hanno un ruolo chiave all’interno del progetto: raggiungono i destinatari consegnando gli aiuti, ma allo stesso tempo realizzano uno scambio di risorse immateriali (raccolgono storie, esperienze, etc.) e tutto ciò favorisce la creazione di relazioni che non andranno disperse. Il progetto infatti vuole trasformare coloro che oggi ricevono aiuto nei protagonisti di un percorso di cambiamento che guarda oltre l’emergenza e si basa sull’idea di comunità come forza collettiva che può orientare le scelte politiche nella fase 2 della ricostruzione.
L’intervento ha l’obiettivo di dare un aiuto immediato a 200 famiglie in difficoltà e a rischio esclusione, spesso senza accesso ai sussidi statali. Gemella di Napoli, è l’attività che promuoviamo anche a Corsico (Milano).
La scelta delle località è nata dall’aver individuato nuclei familiari italiani e stranieri a particolare rischio povertà. Persone attive nel lavoro di cura, nella ristorazione, con contratti precari o rapporti di lavoro irregolari. Famiglie che comprendono persone disabili o bloccate a casa per sospetta infezione di uno dei suoi membri.
“In situazioni di crisi le disuguaglianze aumentano. Da oltre 40 anni noi di ActionAid ci battiamo al fianco degli individui e delle comunità più povere e marginalizzate, consapevoli che per realizzare un vero cambiamento sociale è necessario uno sforzo collettivo di solidarietà e giustizia. I paesi fragili, quelli africani in particolare, saranno ancora più colpiti dalla crisi economica che tutti stiamo vivendo e le condizioni di vita di milioni di persone peggioreranno. È per questo che in Italia, e nei 44 Paesi dove lavoriamo, ci impegniamo per mobilitare le persone e proteggerle anche facendo sentire tutti parte attiva della comunità, senza lasciare indietro nessuno.
A Napoli lavoravo già su diversi interventi sul tema della cittadinanza inclusiva. Come il progetto “This must be the place”, che coinvolge richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e studenti universitari italiani per formare una comunità attraverso un percorso di conoscenza reciproca e sviluppo di idee concrete per rispondere a problemi comuni.
Ne è nato uno spazio fisico e di relazioni: la Mediateca Santa Sofia di Napoli dove realizziamo attività interculturali e di mutuo aiuto”.
L’interculturalità è un valore importante alla base anche dell’intervento in questi giorni di emergenza Coronavirus.
“Le associazioni e i referenti delle comunità in diaspora hanno svolto un ruolo fondamentale nell’individuazione dei destinatari. Persone e famiglie che sarebbero state escluse da altre forme di sostegno e che sono al di fuori dei radar istituzionali, per questo invisibili. La scelta è avvenuta per la necessità di superare il rischio di discriminazioni verso chi non possiede determinati requisiti per accedere ai contributi del governo e per la volontà di fornire aiuto concreto indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio.
ActionAid fornirà alimenti e beni di prima necessità, ma anche informazioni essenziali sull’emergenza Covid19, e lavorerà con volontari e attivisti per sviluppare una voce collettiva. In questa emergenza è fondamentale (ri)costruire comunità inclusive e il progetto SEEDS si muove in tal senso: è indispensabile occuparci di chi non ha altre forme di aiuti perché il benessere della comunità dipende dallo star bene di ciascuna e ciascuno”.
Con le associazioni Hamef, l’Associazione Senegalesi di Napoli, l’Associazione Bellaruss, The Gambian Italian Association, e l’Associazione Vivlaviv abbiamo lanciato una call cittadina per estendere la rete di supporto al progetto e invitare attivisti e volontari a partecipare. Basta scrivere un’email al mio indirizzo: [email protected]