“Mi sento più sollevato, meno impotente”.
“Mi ricorderò la sensibilità delle relazioni umane. Il fatto che pur essendo tra terremotati non abbiamo perso il desiderio di guardare”.
Sono le frasi che abbiamo sentito dire ai partecipanti alla Scuola di Monitoraggio e Azione Civica – SMAC 2017 – tenutasi ad Arquata del Tronto e ad Acquasanta Terme, in Centro Italia, a novembre.
Un’occasione nata dalla voglia di mettere le persone al centro e dare a cittadini, comunità, associazioni, mezzi e occasioni per dire la propria sulla ricostruzione e capire come ripartire. Perché ricostruire dopo una catastrofe vuol dire immaginare il territorio, il tessuto sociale, i luoghi del cuore che si vorranno ripopolare. Non solo ricostruire case e strutture, ma ricreare un senso di comunità e appartenenza, quello per cui le persone, pur in mezzo a tanto difficoltà, decidono di restare dopo emergenze terribili come quella vissuta dal Centro Italia a causa dei terremoti.
“E’ il mio luogo di sempre, dove avevo scelto di vivere, per questo sono rimasto”, ci ha raccontato un partecipante a SMAC 2017.
La 3 giorni che si è tenuta a novembre è nata sulla scorta delle precedenti esperienze di monitoraggio civico, maturate a seguito degli eventi sismici in Emilia-Romagna e all’Aquila. Abbiamo così deciso di realizzare delle giornate formative in cui circa 40 iscritti hanno scoperto significato e utilizzo degli OpenData, hanno studiato la legislazione esistente su trasparenza e ricostruzione, hanno imparato come archiviare dati e utilizzare piattaforme online. Infine, hanno fatto pratica con Mapillary, un’app che consente di caricare e geolocalizzare online foto del territorio, per costruire uno storico dell’evoluzione temporale e dei cambiamenti dello stato dei luoghi.
Non è che l’inizio di un percorso. Ma gli ingredienti ci sono tutti: la memoria dei luoghi, la voglia di partecipare dei cittadini, tante competenze da condividere. Con l’obiettivo di “ricostruire” il Centro Italia mettendo davvero le persone al centro.