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Scarsa trasparenza del sistema di accoglienza straordinario per richiedenti asilo e rifugiati, mancata coerenza nelle procedure di assegnazione dei bandi di gestione sul territorio nazionale, disomogeneità delle stime e delle voci di spesa, difficoltà di accesso ai dati. È quanto emerge dal rapporto “Centri d’Italia. Bandi, gestori e costi dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati”, che abbiamo realizzato con Openpolis.

In Italia tra il 2012 e il 2017 sono stati oltre 10mila i contratti pubblici attraverso i quali è stato finanziato il sistema di accoglienza. Dati formalmente pubblici, ma in realtà di difficile accesso per i cittadini. Soprattutto quando riguardano la gestione dei Cas, ovvero i Centri di accoglienza straordinaria, che nel 2017 hanno rappresentato (come negli anni precedenti) il modello prevalente, ospitando l’80,8% delle presenze rispetto al totale dell’accoglienza. Al contrario di quanto avviene per il Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), costituito da una rete di enti locali in collaborazione con il terzo settore, il modello Cas non prevede un sistema di informazione e rendicontazione affidabile che ne permetta il monitoraggio. Per ottenere i dati completi, insieme a Openpolis abbiamo fatto ricorso a una procedura di accesso generalizzato agli atti (il cosiddetto Foia), ma il quadro emerso dal punto di vista amministrativo e informativo rimane problematico, a causa della diversa disponibilità delle Prefetture, della disomogeneità e incompletezza dei dati forniti.

Le Prefetture hanno seguito prassi diverse anche per quanto riguarda la gestione dei contratti per l’accoglienza. Alcune hanno usato spesso le procedure più trasparenti, altre hanno fatto ricorso ad iter di assegnazione potenzialmente più critici. In generale, nel 2017 è aumentata la quota delle procedure competitive (61,11% il ricorso alla procedura aperta, rispetto al 54,84% nel 2016 e al 26,5% del 2013) con il calo dell’affidamento diretto, anche per via della riforma del Codice degli appalti. In totale, tra il 2012 e il 2017, la quota di importi assegnati con affidamento diretto è stata dell’8,9%.

La situazione sul territorio, però, è molto disomogenea. In questo rapporto, dall’esame della dinamica degli appalti pubblici in materia di accoglienza si passa all’approfondimento e al confronto tra due territori profondamente diversi come quelli di Torino e Trapani.  Nella città siciliana, ad esempio, i contratti per la gestione dei centri di accoglienza assegnati con affidamento diretto tra il 2012 e il 2017 sono stati il 95,5%. La sola Trapani ha messo a bando circa il 20% di tutti i contratti con affidamento diretto fatti dalle Prefetture italiane negli anni presi in esame. All’opposto, la Prefettura di Torino ha scelto l’affidamento diretto tra il 2012 e il 2017 nell’12,6% dei casi

“Il rapporto Centri d’Italia è frutto di un lungo e faticoso lavoro di raccolta dati e della realizzazione di un sistema informativo che da oggi possiamo mettere a disposizione di chiunque – nelle istituzioni e nelle associazioni, nei media e nel mondo della ricerca – sia interessato a costruire insieme a noi un osservatorio indipendente per il monitoraggio del sistema di accoglienza in Italia, tanto più urgente oggi dopo una riforma che incide in maniera radicale su tutto il sistema”, dichiara Vittorio Alvino, presidente della Fondazione openpolis.

La trasparenza dei dati è precondizione per un dibattito pubblico informato, basato su numeri e fatti e non su slogan propagandistici. Servono informazioni verificabili su cui sviluppare analisi per implementare efficaci politiche di accoglienza e integrazione”, dichiara Marco De Ponte, nostro segretario generale.

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