Già danneggiata dal terremoto dello scorso 24 agosto, l’edilizia pubblica nelle zone dell’Appennino centrale ha mostrato tutte le fragilità strutturali del Paese ancora di più dopo le violenti scosse del 26 e del 30 ottobre scorsi.
In una statistica emblematica quanto preoccupante, è doveroso infatti evidenziare quanto, in proporzione, sia stato danneggiato in misura maggiore il patrimonio pubblico, rispetto agli edifici di proprietà privata. Inoltre, essendo coinvolti i comuni delle aree interne appenniniche, va da sé che a soffrire i disagi maggiori sono i piccoli studenti e studentesse che frequentano essenzialmente tre ordini: scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado.
Da anni lavoriamo con le scuole, attraverso progetti e campagne di sensibilizzazione, percorsi di partecipazione attiva e iniziative volte a contrastare le fragilità sociali.
Per questo, nelle due province marchigiane in cui è attivo il programma Sis.m.i.co. – Ascoli Piceno e Macerata – in questi mesi ci si è concentrati particolarmente sulla situazione dell’edilizia scolastica, sulla riorganizzazione degli istituti colpiti dal sisma, sulle reali esigenze della popolazione studentesca, oltre che sulle necessità delle insegnanti e dei docenti.
All’interno delle due province, operiamo in tre istituti comprensivi (Pieve Torina, Camerino e Acquasanta Terme) che abbracciano otto località: Pieve Torina, Pievebovigliana, Visso, Muccia, Camerino, Fiastra, Acquasanta Terme e Arquata del Tronto.
Nel maceratese l’istituto più popoloso è certamente quello di Camerino, con 1648 studenti e studentesse, che prima delle scosse di ottobre frequentavano scuole oggi classificate “B” (danni leggeri) ed “E” (danni strutturali). Dell’istituto comprensivo “Ugo Betti” di Camerino fa parte anche la scuola di Fiastra, la cui popolazione (poco più di 500 abitanti) è quasi tutta sfollata sulla costa adriatica, compresi i 53 studenti delle scuole dei tre ordini di grado.
A 20 km a est di Fiastra c’è Pieve Torina (Macerata), sede dell’istituto comprensivo “Mons. Paoletti”, che comprende anche le scuole di Pievebovigliana, Visso e Muccia. A Pieve Torina entrambi i plessi scolastici sono totalmente inagibili: il primo ospitava 120 studenti e studentesse, il secondo 50. Attualmente gli alunni vanno a scuola nella tensostruttura riscaldata montata dalla Protezione Civile sul campo di tennis del paese. A Visso la scuola è agibile perché fu ammodernata dal punto di vista strutturale dopo il terremoto del 1997, ma bambine e bambini sono quasi tutti con le famiglie sfollate in provincia di Ancona. Anche a Muccia, infine, la scuola (dell’infanzia e primaria) è inagibile ed inaccessibile per i circa 120 alunni e alunne.
Passando all’ascolano, già fortemente vessato ad agosto, la situazione non è migliore: l’istituto comprensivo di Acquasanta Terme comprende anche la scuola della vicina Arquata del Tronto, tra i comuni più colpiti nella scorsa estate. Ad Acquasanta il plesso scolastico, già danneggiato dalle scosse di agosto, è completamente inagibile dopo il terremoto di fine ottobre. A metà novembre sono stati inaugurati i moduli provvisori. La situazione è differente ad Arquata, dove a novembre è stato evacuato totalmente il territorio comunale, che comprende ben tredici frazioni. A metà dello stesso mese i circa 70 studenti e studentesse della scuola hanno ripreso le lezioni a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), dove vive temporaneamente quasi tutta la popolazione arquatana. Nel frattempo la scuola è stata demolita e sono stati costruiti due moduli scolastici.
Siamo convinti che la scuola sia la base sulla quale si possono ricostruire le comunità: da qui la scelta di lavorare con le scuole colpite.
Stiamo avviando, in collaborazione con alcuni partner del territorio (associazione Praxis sull’area del Maceratese e COOSS Marche sull’area ascolana) percorsi che coinvolgono le alunne e gli alunni nelle scelte che direttamente li riguardano, consapevoli dell’apporto particolare che i più piccoli possono dare nella lettura e nella progettazione del territorio, diversa da quella degli adulti, ma non per questo meno importante. Il progetto prevede moduli di riscoperta del territorio, riappropriazione e riprogettazione dell’identità con momenti di confronto costanti nel tempo.