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Con Giuseppe, reporter di Progetto Happiness, per documentare il lavoro minorile e i nostri progetti in Bangladesh per i diritti dei bambini

Nonostante la Convenzione 138 sull’età minima per lavorare e la Convenzione 182 contro le peggiori forme di lavoro minorile – di cui ricorre quest’anno il 25° anniversario – nel mondo, 160 milioni di bambini – 63 milioni di ragazze e 97 milioni di ragazzi – sono vittime di lavoro minorile, pari a quasi 1 su 10 di tutti i bambini del mondo. Quasi la metà dei quali, 79 milioni, svolgono lavori pericolosi.

Il Bangladesh non fa eccezione: secondo il National Child Labour Survey 2022, i bambini fra i 5 e i 17 anni che lavorano sono oltre 1,7 milioni e di questi poco più di 1 milione è impiegato in lavori pericolosi (ILO)

Giuseppe Bertuccio D’Angelo, in arte Progetto Happiness, è partito con noi alla volta del Bangladesh, dove migliaia di bambini e bambine lavorano in fabbriche tessili irregolari, che producono abiti per i grandi marchi del fast fashion, per documentare il fenomeno del lavoro minorile
Qui ha potuto incontrare sia bambini lavoratori, sia quelli che invece fanno parte dei nostri progetti, vedendo con i suoi occhi la differenza che l’adozione a distanza può fare nella vita di un bambino. 

Da questi incontri è nato il reportage che lanciamo insieme in vista della Giornata Internazionale contro il Lavoro Minorile.

Nel mondo sono milioni i bambini costretti a lavorare, vedono così negata la loro infanzia e i loro diritti fondamentali, a partire da quello all’istruzione. Fabbriche, miniere e campi sono i contesti più frequenti. Le condizioni sono spesso estreme, subiscono maltrattamenti, abusi e insicurezza.

Il Bangladesh è un Paese che vive già sulla pelle della propria popolazione gli effetti del cambiamento climatico. Molte zone sono infatti duramente colpite da fenomeni climatici estremi come i monsoni e inondazioni, che inficiano la capacità delle comunità di produrre cibo. In questo contesto di povertà, si innesta il fenomeno del lavoro minorile, che a Dacca e non solo vede i bambini impiegati nel settore del fast fashion, aspetto che spinge a riflettere sulle nostre scelte quotidiane.

Tramite l’adozione a distanza, lavoriamo perché un numero sempre maggiore di bambine e bambini viva un’infanzia serena. Grazie a sostenitori e sostenitrici, possiamo garantire il diritto all’istruzione, assistenza medica, la reintegrazione nella loro famiglia o nella comunità.

Tre i grandi assi del nostro lavoro: le Happy Homes, i Centri per lo Sviluppo dell’infanzia e la collaborazione con le scuole.

Il progetto Happy Home è nato per focalizzarci su bambine e ragazze di strada, offrendo un luogo sicuro dove vivere e crescere e un’assistenza di lungo termine. Qui possono vivere in un ambiente protetto, studiare, conoscere i propri diritti e frequentare attività culturali.

Abbiamo inoltre creato dei Centri per lo sviluppo dell’infanzia, spazi dove bambini e bambine possono ricevere supporto anche economico allo studio, giocare e frequentare laboratori di musica e danza. I centri offrono anche attività per ragazzi e ragazze più grandi, come la redazione di un giornale comunitario, attraverso il quale possono sensibilizzarsi e poi informare il resto della comunità su temi importanti come i matrimoni precoci, i diritti umani, il diritto a salute e istruzione, i diritti della propria comunità.

Infine, collaboriamo con gli istituiti scolastici locali fornendo corsi extracurriculari, materiale didattico e sportivo, organizzando incontri sull’educazione sessuale, contribuendo alla formazione degli insegnanti e sostenendo economicamente i bambini provenienti da situazioni svantaggiate.

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Credit video e foto: Nicola Guaita – Progetto Happiness