Il nord di Gaza tagliato fuori dagli aiuti
Adnan Radi, medico dell’ospedale di Al-Awda “Se non si interviene con urgenza troverete persone e bambini che muoiono per strada”
ActionAid ha lanciato una raccolta fondi di emergenza. Link donazioni online
actionaid.it/emergenza-gaza
29 febbraio 2024 – Sono sempre più disperate le condizioni della popolazione nel nord di Gaza, quasi completamente tagliata fuori dagli aiuti. Le persone sono così affamate che setacciano i terreni alla ricerca di erbe selvatiche da poter cucinare, mentre alcuni hanno iniziato a macellare e a mangiare cavalli, dato che i prezzi vertiginosamente alti non permettono loro di comprare nemmeno il mangime per gli animali.
Come racconta Dawud, che vive nel nord di Gaza: “La situazione è molto tragica. Non ci sono beni di prima necessità, né farina, né riso, né verdure, niente. Il problema principale è che è difficile spiegare ai bambini che non c’è cibo, né acqua da bere, niente… La gente ha finito di mangiare il foraggio per gli animali e ora hanno iniziato a mangiare gli animali stessi. Ieri ho sentito che alcune persone hanno macellato un cavallo e lo hanno mangiato. La gente non è in grado di fornire cibo alla propria famiglia. Le persone hanno iniziato a desiderare la morte. Ci sono bambini che sono morti di fame”.
Attualmente a Gaza si registra il peggior livello di malnutrizione infantile del mondo. Un bambino su sei nel nord di Gaza è attualmente gravemente malnutrito, mentre il 3% di questi soffre di grave deperimento, il tipo più grave di malnutrizione.
Taaliah è una ragazza incinta di 22 anni che abita nel nord di Gaza. “Cinque mesi della mia gravidanza li ho passati vivendo gli orrori della guerra. Ho mangiato a malapena e non ho avuto quasi accesso a frutta e verdura nutrienti. La situazione finanziaria qui è davvero pessima, non c’è nulla a disposizione. Sono andata da un medico dell’ospedale di Al-Awda. Lì sono stata informata dei problemi di salute che avevamo sia io che il mio bambino. Mi è stato anche detto che il mio bambino aveva bisogno di medicine e vitamine a causa della mancanza di nutrimento. Purtroppo, le medicine non sono disponibili né in farmacia né altrove. La mia data di nascita è tra una settimana. Sto cercando le medicine, perché temo per la vita e la salute del mio bambino”.
Mentre la salute delle persone peggiora a causa della mancanza di cibo anche l’accesso all’assistenza medica diventa sempre più difficile. Ieri ActionAid ha appreso che l’ospedale gestito dal nostro partner Al-Awda – una delle ultime strutture mediche parzialmente funzionanti rimaste nel nord di Gaza – è stato costretto a sospendere i servizi a causa della mancanza di carburante e di forniture.
All’inizio di questa settimana, il dottor Adnan Radi, medico dell’ospedale di Al-Awda, ci ha comunicato: “La gente qui sta soffrendo la fame assoluta. Nei mercati manca tutto. Qualche tempo fa, andavo al mercato e trovavo qualche prodotto in scatola: una lattina di fagioli o una di ceci. Ora manca tutto. Bambini e donne, tutti soffrono la fame. Non mangiamo nulla, e quando l’ospedale cerca di fornire qualcosa è solo mezzo piatto di riso bollito con acqua calda, non di più. Ma per il resto non c’è cibo. Se non si interviene con urgenza… troverete persone e bambini che muoiono per strada”.
Eppure, anche se la gente muore di fame, si impedisce alle forniture alimentari di entrare a Gaza e di raggiungere coloro che ne hanno bisogno. Nessun aiuto alimentare ha raggiunto il nord di Gaza da settimane.
Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: “La situazione è senza precedenti e assolutamente terrificante. Con la maggior parte del sistema di produzione alimentare a Gaza – dai panifici alle barche da pesca, dai terreni coltivati alle serre – danneggiato o distrutto, ogni singola persona nel territorio fa affidamento sugli aiuti alimentari, ma la quantità che arriva a Gaza è del tutto insignificante rispetto a quella necessaria. Per mesi, diverse organizzazioni hanno lanciato l’allarme sull’imminente carestia a Gaza – ora è alle porte. È ancora possibile impedire che la crisi si aggravi ulteriormente, ma sarà necessario un accesso libero e di massa per gli aiuti umanitari e un cessate il fuoco immediato e permanente in modo che gli aiuti possano essere consegnati in modo sicuro”.
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