LA LUNGA ATTESA DELLA NAVE DICIOTTI E LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI DELLE PERSONE SOCCORSE.
La nave Diciotti della Guardia Costiera italiana si trova da cinque giorni in rada nei pressi dell’Isola di Lampedusa, in attesa che le venga indicato il porto in cui approdare. A quanto risulta da fonti giornalistiche, la Diciotti ha soccorso, nella notte fra mercoledì e giovedì, un’imbarcazione con a bordo 190 persone in zona SAR maltese. Tredici persone sono state portate d’urgenza al poliambulatorio di Lampedusa perché in gravi condizioni di salute e sulla nave rimangono 177 persone, di cui alcuni minori.
Tale attesa sembra configurare una violazione dell’obbligo in capo all’Italia di fare quanto possibile per ridurre al minimo la permanenza dei sopravvissuti a bordo della nave che ha effettuato il salvataggio (Linee Guida IMO soccorso in mare, par. 6.8).
Seppur è vero che in questa occasione, ancora una volta, sarebbe necessario verificare l’eventuale presenza di responsabilità in capo alle autorità maltesi, è altrettanto innegabile che non possono essere lasciate in acque territoriali italiane persone soccorse da una nave battente bandiera italiana.
Ci auguriamo che il Governo italiano ponga in essere le procedure necessarie per accertare le responsabilità di tutti gli attori coinvolti, ma in via prioritaria agisca con massima rapidità per salvaguardare i diritti delle persone soccorse dalla nave Diciotti.
Vale inoltre ricordare che, in caso di imminente pericolo per l’incolumità e la vita delle persone a bordo, l’ingresso in porto è sempre consentito anche in assenza di esplicita autorizzazione, poiché avviene in stato di necessità o per ragioni di forza maggiore.
È utile ancora precisare che il Ministero dell’Interno in tali ambiti ha competenze limitate alle attività di garanzia dell’ordine pubblico e di vigilanza, prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare via mare, non avendo l’autorità di poter impedire l’accesso di una nave militare italiana che ha operato un soccorso, spettando tale scelta, per legge, al solo Comando della Capitaneria di porto, che risponde al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
D’altronde, lo stesso Decreto Interministeriale (Ministro dell’Interno, Ministero della Difesa, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) del 14 luglio 2003 ribadisce il principio generale secondo il quale l’attività di salvataggio ha priorità rispetto alle altre azioni (e competenze) ivi previste.
La lunga attesa imposta alle persone sulla nave Diciotti può dare luogo ad alcune rilevanti violazioni e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, a cui ci appelliamo, deve evitare il protrarsi delle stesse. Innanzitutto tale attesa determinerebbe, come evidenziato dal Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, una limitazione illegittima della libertà delle persone soccorse, poiché avverrebbe in assenza di qualsivoglia ordine di trattenimento o detenzione in violazione dell’articolo 13 della Costituzione e dell’articolo 5 della Convenzione Europea sui diritti umani (CEDU).La situazione in cui le persone si trovano costrette potrebbe delineare inoltre una violazione del diritto a non essere sottoposte a trattamenti inumani e degradanti (articolo 3 CEDU), soprattutto nei confronti delle persone più vulnerabili, poiché potrebbero non essere garantite adeguate cure e beni di prima necessità. Il trattenimento in condizioni precarie sarebbe inoltre imposto anche ai minori, in aperta violazione del principio universalmente riconosciuto del superiore interesse del minore, principio che dovrebbe prevalere su ogni altra considerazione.
Attualmente non siamo a conoscenza di ordini formali impartiti dalle autorità responsabili, mentre sono numerose le dichiarazioni a mezzo stampa e social network di esponenti del Governo. Tale prassi è stata adottata in simili situazioni nei mesi passati, contribuendo a determinare una situazione di incertezza che ha determinato situazioni simili a quella attuale e la conseguente violazione dei diritti delle persone soccorse.
Auspichiamo che le autorità responsabili autorizzino nel minor tempo possibile l’accesso al porto della nave Diciotti e che siano garantiti alle persone soccorse i loro diritti. Inoltre, auspichiamo che vengano accertate, in ogni sede utile, le responsabilità delle autorità coinvolte e che situazioni di questo tipo non si ripetano in futuro.
Per il progetto In limine: CILD, ASGI, Indiewatch, ActionAid
Note agli editori:
Il progetto pilota In Limine, nato da una collaborazione tra CILD, ASGI, IndieWatch e ActionAid, ha l’obiettivo di realizzare indagini sulle dinamiche di arrivo, sull’accoglienza e sull’accesso alla protezione internazionale dei migranti che si trovano nell’hotspot di Lampedusa, e prevede l’utilizzo dello strumento del contenzioso strategico al fine di contrastare le violazioni dei diritti umani.
Per ulteriori informazioni:
Paola Amicucci (ActionAid) [email protected] +39 3457549218
[1] https://www.asgi.it/allontamento-espulsione/libia-chiusura-porti-lettera-associazioni/
[2] https://cild.eu/blog/2018/07/17/caso-diciotti-perche-il-presidente-mattarella-ha-ragione/