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Gaza, la mancanza di carburante minaccia la vita delle donne incinte e la funzionalità degli ospedali

Mohammad Salha, direttore ad interim dell’ospedale di Al-Awda: “Da oltre 50 giorni l’ospedale è senza carburante e forniture mediche. Molti servizi, inclusi quelli di maternità e ginecologia, ne risentono gravemente”

14 giugno 2024 – La continua carenza di carburante nella Striscia di Gaza sta avendo gravi ripercussioni sugli ospedali, con conseguenze particolarmente preoccupanti per le donne incinte che necessitano di cure mediche urgenti.

La nuora di Nuha ha partorito presso l’ospedale Al-Awda, nel nord di Gaza, gestito dal partner di ActionAid, Al-Awda. L’ospedale ha recentemente ripreso i servizi nonostante l’assedio dell’esercito israeliano abbia danneggiato gravemente la struttura. Racconta Nuha: “Purtroppo non c’era un’ambulanza disponibile per trasportarla a causa della mancanza di carburante. Abbiamo dovuto accompagnarla a piedi fino all’ospedale. Chiediamo al mondo di fornire carburante agli ospedali. Gli ospedali sono essenziali per la gente, per ricevere cure e per le donne incinte per seguire la loro gravidanza”.

Il Dottor Mohammad Salha, direttore ad interim dell’ospedale di Al-Awda, nel nord di Gaza, ha dichiarato: “Da oltre 50 giorni l’ospedale è senza carburante e forniture mediche. Il carburante che abbiamo è sufficiente solo per due settimane. Di conseguenza, stiamo riducendo i nostri interventi e non possiamo far funzionare i grandi generatori. Molti servizi, inclusi quelli di maternità e ginecologia, ne risentono gravemente. Anche la nostra sala operatoria, che non funziona a pieno regime… Anche il nostro laboratorio ne risente. Non possiamo fare molte analisi, come quelle ortopediche, e abbiamo a che fare con molti pazienti. Il 70% delle persone colpite dall’aggressione israeliana ha bisogno di interventi ortopedici”.

Il valico di Rafah, principale punto di ingresso del carburante a Gaza, è chiuso dal 7 maggio. La quantità di aiuti, compreso il carburante, è drasticamente diminuita, peggiorando la già disastrosa situazione umanitaria. Anche infrastrutture chiave come gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e le strutture fognarie faticano a operare senza sufficiente carburante, limitando la produzione di acqua potabile e aumentando il rischio di tracimazione delle acque reflue. Oltre al carburante, sono urgentemente necessarie maggiori forniture di cibo, acqua e medicinali per evitare malnutrizione, disidratazione e malattie.

“Siamo senza verdura, frutta e cibo fresco da più di due mesi. Ora abbiamo solo farina e scatolette, il che si ripercuote sulla nutrizione dei bambini e delle donne. Non c’è latte per molti bambini e forniamo solo una lattina di latte per ogni neonato. Durante l’assedio, l’esercito israeliano ha preso di mira il quinto piano di Al-Awda, distruggendo i serbatoi d’acqua e lasciandoci senza acqua sana e filtrata, il che danneggia sia il personale che i pazienti” ha concluso il Dottor Mohammad Salha.

Riham Jafari, Coordinatrice per l’Advocacy e la Comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: “Gli aiuti che entrano attualmente a Gaza non sono sufficienti a soddisfare l’enorme e crescente bisogno umanitario. Chiediamo che il valico di Rafah venga riaperto immediatamente, che sia consentito l’ingresso senza ostacoli di ulteriori aiuti e carburante a Gaza e che sia garantita la sicurezza degli operatori umanitari. Continuiamo a sollecitare tutte le parti ad accettare subito un cessate il fuoco permanente”.


Per informazioni:  
Ufficio Stampa ActionAid Italia   
Alice Grecchi +393395030480 – [email protected]  
Paola Amicucci +393457549218 – [email protected]
Claudia Bruno +393311336562 – [email protected]