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Mentre aumenta l’afflusso di feriti nell’unico ospedale attivo nel Nord, continuano le distribuzioni di beni essenziali e kit per l’inverno a donne e bambini  

Da più di tre mesi, le persone nel nord di Gaza erano intrappolate e sotto assedio, incapaci di muoversi per le strade e di accedere all’ospedale Al-Awda per paura di essere colpite dall’esercito israeliano. A seguito della tregua l’ospedale sta accogliendo un grande afflusso di pazienti feriti, così come un numero crescente di corpi recuperati da case distrutte e strade nella zona.   

ActionAid insieme alle associazioni partner testimoniano l’urgente necessità di maggiori aiuti per affrontare i disperati bisogni umanitari – da cibo ad alto potere nutritivo, acqua pulita e medicine, tende e ripari per persone le cui case sono state ridotte in macerie.  

Negli ultimi giorni, ActionAid insieme alle organizzazioni partner ha continuato a distribuire alle donne e alle ragazze che sostengono i cosiddetti vital dignity kits – con prodotti per i bisogni essenziali come i vestiti e il sapone, assorbenti per il ciclo mestruale – e i kit per l’inverno, che includono coperte e giacche calde. Si stanno anche preparando a potenziare i loro servizi psicosociali per aiutare le persone ad affrontare il trauma mentale ed emotivo.    

Il dottor Mohammed Salha, direttore ad interim dell’ospedale Al-Awda, partner di ActionAid, ha detto: “Sono arrivati più di 100 feriti e oltre 25 corpi sono stati tirati fuori da sotto le loro case e dalle strade. E ci sono ancora centinaia di corpi da identificare… Le persone recuperate sotto le macerie sono solo quelle nelle vicinanze dell’ospedale. Alcune delle loro famiglie hanno portato le loro spoglie qui”.   

L’ospedale Al-Awda, che è l’unico ancora funzionante nel nord di Gaza dopo che gli ospedali Kamal Adwan e indonesiani sono stati messi fuori servizio, ha bisogno di forniture mediche vitali, attrezzature e carburante in modo da poter continuare a fornire interventi e cure salvavita, che comprendono l’assistenza alla maternità. Dr Salha ha proseguito: ” Stiamo ristrutturando l’ospedale e portando alcune attrezzature in modo da poter fornire i servizi che finora erano sospesi”.   

Le sfide che attendono Gaza sono enormi. Inoltre, la gente comincia a frugare tra le rovine e c’è un alto rischio di pericolo da ordigni inesplosi: l’ONU stima che ci potrebbero essere fino a 7.500 tonnellate di munizioni inesplose sparse sulla striscia.   

Riham Jafari, coordinatrice advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, spiega: “Gaza ha perso tutto, e ha bisogno di tutto. Cibo, acqua, medicine, carburante, ripari, materiali per la ricostruzione e altri beni essenziali devono essere ammessi a Gaza immediatamente, e tutti i valichi di frontiera terrestri, compreso il valico di Rafah, devono essere riaperti. Il cessate il fuoco non segna la fine di questa crisi. Segna invece l’inizio di un nuovo capitolo in cui ogni singolo palestinese a Gaza si trova ad affrontare il difficile compito di accettare le perdite e la devastazione che 15 mesi di brutalità hanno causato nelle loro vite. Deve essere il primo passo verso un cessate il fuoco permanente e duraturo a Gaza.”  


Per informazioni:    
Ufficio Stampa ActionAid     

Paola Amicucci +39.3457549218 – [email protected]
Alice Grecchi +339.5030480 – [email protected] 
Claudia Bruno +39.3311336562 – [email protected]