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Donne: ActionAid, ritardi e scarsa trasparenza nell’erogazione dei fondi antiviolenza.

Risorse aumentate ma ad oggi risulta solo il 35,9% degli 85,7 milioni di euro stanziati.

I fondi per la prevenzione della violenza contro le donne e la loro protezione sono aumentati rispetto al passato, ma restano ritardi significativi nella programmazione ed erogazione delle risorse che mettono a rischio la possibilità concreta per le donne di accedere ai servizi fondamentali per fuoriuscire da situazioni di violenza. Questa la fotografia che restituisce il monitoraggio condotto da ActionAid dei fondi antiviolenza nazionali ripartiti tra le Regioni per le annualità 2015-2016 e per il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere 2015-2017, in base alla Legge 119/2013 (la cosiddetta legge sul femminicidio). I dati sono stati raccolti tra giugno e ottobre 2018, analizzando gli atti pubblici disponibili on line e forniti direttamente su richiesta dalle singole Regioni e dal Dipartimento per le Pari Opportunità.

Sono circa 85,3 milioni di euro (85.354.736 euro) le risorse complessive stanziate per il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio; 54,5 milioni di euro destinati alla realizzazione degli obiettivi del Piano, più i 30,8 milioni di euro circa ripartiti tra le Regioni con i Decreti della Presidenza per il potenziamento o la realizzazione ex novo di centri antiviolenza e case rifugio. A queste somme devono essere aggiunte le quote di cofinanziamento che alcuni enti ed istituzioni hanno messo a disposizione per realizzare le azioni in cui erano direttamente coinvolte. In totale, quindi, i fondi antiviolenza per il triennio 2015-2017 del DPO e dei soggetti partner ammontano a 85.774.736 euro. Ad oggi però, risulta erogato solo il 35,9% dello stanziamento complessivo, pari a circa 30,8 milioni di euro (30.842.006 euro).

Analoghi ritardi si registrano sul fronte delle Regioni. Dei fondi destinati ai centri antiviolenza e le case rifugio (annualità 2015-2016), ad oggi le Regioni hanno liquidato infatti solo il 25,9% delle risorse. Nello specifico, è stato erogato il 30,6% dei fondi destinati al potenziamento dei centri antiviolenza, delle case rifugio esistenti e degli interventi regionali già operativi, e il 17% dei fondi per l’istituzione di nuove strutture.

“Il tempo è prezioso. Il ritardo generale in tutte le fasi di programmazione, stanziamento ed erogazione delle risorse ha un impatto sostanziale sull’attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio, mettendo a rischio la possibilità delle donne di accedere ai servizi di supporto per fuoriuscire da situazioni di violenza. Non si tratta di mera burocrazia”,  dichiara Elisa Visconti, responsabile del Dipartimento programmi di ActionAid Italia, sottolineando la necessità di fare passi avanti anche sul lato della trasparenza. “Migliorare l’accessibilità degli atti è una questione di democrazia”, afferma.

ActionAid ha analizzato anche la ripartizione dei fondi, individuando tre macro aree: protezione, prevenzione e azioni sistematiche. Alla prevenzione sono stati destinati circa 21,5 milioni di euro, pari al 25,2% delle risorse totali. La quota più significativa è stata stanziata per attività di comunicazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica (13,7%); in misura minore per progetti educativi nelle scuole (5,9%), corsi di formazione per figure professionali che entrano in contatto con le donne che subiscono violenza (4,1%) e, infine, per programmi rivolti agli autori di violenza (1,5%).

Per l’area “Protezione”, sono stati stanziati 59,1 milioni di euro, circa il 74% delle risorse complessive (85.354.736 euro). Di questi fondi, la quota più importante, ovvero il 50,2%, è stata destinata al potenziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio: 32.659.140 euro (pari al 38,3%) per i centri antiviolenza e case rifugio già esistenti e 10.177.861 euro (pari a circa il 12%) per l’istituzione di nuovi centri antiviolenza e nuove case rifugio. Nei 59,1 milioni di euro sono ricomprese le risorse destinate alle Regioni per gli interventi regionali già operativi. Nell’ambito delle attività di protezione, sono stati finanziati anche percorsi di empowerment socio-economico (10,6% dei fondi); attività per favorire l’autonomia abitativa (4,1%); interventi diretti a donne migranti e rifugiate che subiscono violenza (2,6%); il numero gratuito antiviolenza 1522 (1,4%); e programmi a supporto delle donne che subiscono anche violenza economica (0,3%).

Per l’area “Azioni sistemiche”, sono stati stanziati 3.963.434 euro, circa il 4,6% dei fondi totali. Nello specifico, sono stati assegnati 2,9 milioni di euro per la creazione di una banca-dati sul fenomeno della violenza contro le donne a cura dell’ISTAT e per il supporto dei sistemi di raccolta dati regionali. Inoltre, è stato destinato 1 milione di euro al Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali (CNR-IRPPS) per il monitoraggio e la valutazione delle politiche attuate per contrastare la violenza contro le donne.

Il monitoraggio di ActionAid evidenzia anche difficoltà ad accedere agli atti e alle informazioni sulla destinazione delle risorse e la modalità di utilizzo. Secondo un indice di trasparenza elaborato da ActionAid proprio per valutare il livello di trasparenza delle Regioni nella programmazione delle risorse (con un valore da 0 a 29), emerge che la Regione con il più alto livello di trasparenza è la Regione Marche (23 punti), seguita da Piemonte (20 punti), Puglia (19 punti), Veneto (19 punti) e Toscana (18,5 punti). Nessuna Regione, tuttavia, ha raggiunto il punteggio massimo (29 punti). Maglia nera invece per la Regione Basilicata, a cui è stato attribuito un valore di 0 punti poiché non è stato possibile reperire alcun documento riguardante i fondi stanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità per le annualità 2015-2016. Nel complesso, rispetto al precedente monitoraggio effettuato da ActionAid nel 2015, la performance delle Regioni è migliorata, ma non risulta raggiunta una piena trasparenza formale e contenutistica da parte di nessuna Regione italiana.

Se si prendono in esame i singoli indicatori di trasparenza, emergono delle differenze significative tra gli enti. Ad esempio, rispetto alle delibere di programmazione delle risorse, la Regione Marche (16) rimane la più trasparente seguita dal Lazio (15), Piemonte, Sardegna e Toscana (12). La situazione si ribalta se invece si analizzano i decreti di liquidazione. Le Regioni più trasparenti sono Abruzzo, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia e Veneto con ben 8 punti su 11, seguite da Marche (7) e Toscana (6,5); il Lazio, al secondo posto nella classifica riguardante le delibere di programmazione, è in questo caso all’ultimo posto con 0 punti, insieme a Basilicata, Molise e Sicilia.

ActionAid raccomanda al Dipartimento per le Pari Opportunità e alle Regioni di assicurare una gestione trasparente delle risorse previste dalla Legge 119/2013, attraverso un sistema di raccolta e messa online dei dati che permetta di ricostruire l’intero iter dei fondi – dall’erogazione da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità fino alla realizzazione delle attività da parte degli enti attuatori. Si raccomanda altresì di assicurare che le risorse vengano liquidate tempestivamente e nel rispetto delle scadenze previste dalla Legge 119/2013, al fine di garantire azioni puntuali di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne.

Inoltre, come previsto dalla Legge 119/2013, ActionAid chiede che entro il 30 giugno 2019 il Sottosegretario con delega alle Pari Opportunità presenti alle Camere la relazione sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate a favore di centri antiviolenza e case rifugio e sull’attuazione del Piano nazionale antiviolenza, da pubblicare anche sul sito del Dipartimento per le Pari Opportunità; che le Regioni, come previsto dalla legge, inviino al Dipartimento entro il 30 marzo le relazioni sulle attività realizzate con le risorse stanziate dalla legge e che questi documenti siano poi resi disponibili sul sito del Dipartimento entro il 30 aprile.

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