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Direttiva europea sulla filiera etica delle imprese 

Tutela dei diritti umani ed ambientali a rischio nel voto del Parlamento Europeo il 1° giugno 

Sotto minaccia la direttiva che obbliga le imprese a tutelare i diritti umani e l’ambiente. Beneficerebbero del testo anche aziende italiane coinvolte nelle filiere internazionali 

Alla vigilia del voto del Parlamento europeo sulla Direttiva  per una Due Diligence obbligatoria in materia di diritti umani e ambientali (CS DDD – Corporate Sustainability Due Diligence Directive) previsto per giovedì 1°giugno, un gruppo di parlamentari appartenenti al Partito Popolare Europeo, tra cui diversi italiani, hanno deciso di co-firmare gli emendamenti proposti dalla deputata tedesca Angelika Niebler, stravolgendo il testo approvato in commissione affari legali (JURI) lo scorso 25 aprile, mettendo, così a repentaglio l’intera proposta. 

La proposta di Direttiva, lanciata dalla Commissione Europea a febbraio 2022, ha l’obiettivo di rendere responsabili le aziende per le violazioni dei diritti umani ed ambientali che potrebbero compiere nelle loro operazioni all’estero e lungo la catena di approvvigionamento delle materie prime. La corretta condotta delle società è elemento chiave per il successo della transizione dell’Unione a un’economia verde e climaticamente neutra, in linea con il Green Deal europeo e con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU.  

Durante i 18 mesi di percorso politico del testo, la necessità di un intervento in materia è emersa da più parti. La consultazione previa della CE ha raggiunto oltre  500 mila contributi, con il sostegno anche delle principali reti ecclesiali e di oltre 230 vescovi cattolici. Anche migliaia di aziende e numerosi grandi gruppi industriali hanno richiesto un quadro legislativo armonizzato e coerente tra tutti i paesi europei, mentre gruppi come COCERAL, FEDIOL, FEFAC, i principali marchi del tessile europeo ed alcune associazioni imprenditoriali hanno esplicitamente espresso il sostegno al testo votato in JURI. 

La direttiva è stata, tuttavia, anche oggetto di forti pressioni da parte di interessi aziendali contrari all’accordo. Sulla deputata Niebler, in particolare, peserebbero pesanti accuse di conflitto di interessi, essendo la stessa membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione TÜV SÜD che, attraverso TÜV SÜD AG, fornisce servizi di certificazione. L’azienda tedesca nel 2019 aveva certificato la sicurezza della diga nei pressi di Brumadinho, piccola città del Brasile, nei pressi di una miniera di ferro. A soli 4 mesi dall’intervento dell’azienda che confermava la sicurezza della diga, la diga era esplosa uccidendo 272 persone, avvelenando l’acqua potabile e contaminando ampie porzioni del fiume Paraopeba. La deputata, inoltre, ha un lavoro secondario presso l’ufficio di Monaco dello studio legale statunitense Gibson, Dunn & Crutcher, dove fornisce consulenza legale e strategica in materia di diritto europeo e internazionale a società con interessi europei e globali.  

La direttiva, oltre ad essere parte della strategia di transizione europea verso un’economia verde, dovrà essere convertita in legge entro due anni da ogni paese dell’Unione europea. L’Italia, non solo avrebbe una legge di tutela sulla filiera da cui importa, ma da paese esportatore potrebbe vedere il proprio sistema produttivo – in particolare sul Made in Italy  – beneficiare direttamente di un sistema capace di rilevare e porre tempestivo rimedio ai rischi di violazione di diritti umani ed ambientali. Ci potrebbe essere un reale cambiamento ad esempio nel settore agroalimentare, dove non solo i gruppi vulnerabili ma spesso interi territori hanno bisogno di essere tutelati. 

“Il testo che andrà in aula lascia ampi margini di miglioramento”, dichiara Cristiano Maugeri esperto di ActionAid Italia.  “In particolare, – prosegue Maugeri – la possibilità di avere giustizia per le vittime è ampiamente ridimensionata rispetto alla proposta iniziale. Nonostante gli evidenti limiti quello della direttiva rimane un avanzamento normativo da tempo atteso, che tutela le persone, l’ambiente ed anche le aziende italiane che sono parti di filiere più ampie e, per queste ragioni, va il testo va difeso ad ogni costo” 

In Italia si è attivata fin dal 2022 la campagna nazionale impresa 2030, di cui ActionAid è promotore ed è partecipata dalle maggiori organizzazioni del terzo settore italiano, mentre a livello europeo opera la campagna Justice is Everybody’s business che ha raccolto oltre 80.000 firme. 


Per informazioni:

Ufficio Stampa ActionAid Italia
Alice Grecchi +39. 3395030480 – [email protected]
Paola Amicucci +39.3457549218 – [email protected]
Daniela Biffi [email protected] – +39.3472613441