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Codice per le ricostruzioni

ActionAid: riforma storica chiesta dalla società civile.  
Ora diritti certi per le popolazioni colpite

L’ultimo Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega per l’adozione di un “Codice delle ricostruzioni”. Una decisione storica nel nostro Paese: propone una struttura permanente di coordinamento, l’istituzione di uno “stato di ricostruzione”, da attivarsi a seguito della dichiarazione di “stato di emergenza”, chiarisce la filiera decisionale e prevede l’armonizzazione delle numerose norme finora proposte. 

Un successo ottenuto grazie anche alla spinta della campagna #sicuriperdavvero lanciata da ActionAid nel 2019, a dieci anni dal terremoto dell’Aquila, per mettere al centro dell’agenda politica la fragilità, sismica e non solo, del territorio italiano, per chiedere diritti certi per le popolazioni colpite dalle catastrofi. Un processo a cui hanno partecipato centinaia di persone tra comitati, associazioni, esperti, rappresentanti di Uffici Speciali, centri di competenza, istituzioni locali e nazionali che hanno dato vita nel 2020 alle “Linee Guida per una Politica nazionale per la prevenzione e le ricostruzioni”. Una grande mobilitazione che negli ultimi tre anni ha trovato ascolto presso le tre strutture della Presidenza del Consiglio coinvolte nelle ricostruzioni: il Dipartimento della Protezione Civile, il Dipartimento Casa Italia e la Struttura Commissariale per la Ricostruzione in Centro Italia.  

È un passo importante, che ci conferma come aprire spazi di partecipazione, di dibattito democratico, informato e ragionato, di sensibilizzazione, di mobilitazione aumenti la possibilità di incidere sulle politiche pubbliche, che impattano sulla vita di tutte e tutti noi” spiega Katia Scannavini, Vice Segretaria generale di ActionAid Italia. 

La battaglia perché il Codice delle Ricostruzioni venga inserito nel nostro ordinamento non è conclusa. Il testo del disegno di legge deve ora compiere il suo iter e approdare in Parlamento. ActionAid e a nome di tutte le persone e realtà che si sono unite alla campagna #sicuriperdavvero chiede che l’iter della norma sia rapido, in modo che il Codice venga approvato entro la fine della legislatura, evitando di mettere a rischio il lavoro portato avanti negli ultimi tredici anni. 

Facciamo appello alle e ai parlamentari affinché lavorino per rendere una legge dello Stato il diritto alle ricostruzioni: è una grande responsabilità e un’opportunità storica inderogabile. Chiediamo anche che il dibattito sia animato e nutrito dalle esperienze concrete delle comunità che stanno affrontando questi complessi processi, dalla voce del terzo settore e da quella accademica, per migliorare i testi proposti senza disperdere i tanti saperi e competenze che il Paese può e deve mettere a frutto su questo tema” conclude Katia Scannavini. 

UNA MOBILITAZIONE CHE PARTE DA LONTANO. Ogni volta che il nostro Paese è stato sconvolto da un sisma, le persone colpite hanno dovuto affrontare, dopo il dolore, le battaglie per riavere la propria casa e ricostruire il proprio territorio, auspicabilmente più sicuro e sostenibile di quello crollato. Ogni volta sì è dovuto ricominciare da capo: definire il quadro normativo, le procedure di pianificazione, creare la macchina amministrativa, identificare i referenti e i responsabili, i luoghi decisionali, gli spazi democratici, i diritti di volta in volta concessi o meno.  

La garanzia dei diritti alla ricostruzione post terremoto in Italia è dunque sempre stata un percorso complesso e tortuoso, esito di una mobilitazione continua da parte di cittadini e cittadine e della galassia di comitati e associazioni nei confronti del Governo di turno. Ne è un esempio la grande mobilitazione che, nel 2010, portò ventimila persone a raggiungere L’Aquila per sostenere una legge di iniziativa popolare per la ricostruzione di quel territorio, chiedendo norme chiare e pensando a politiche per la messa in sicurezza dei territori fragili. Nel caso aquilano, la ricostruzione è partita in maniera sostanziale solo nel 2013, a seguito della Legge Barca1 che, con la costituzione degli Uffici Speciali per la Ricostruzione, introduceva un nuovo tassello nella struttura amministrativa di governance. 

Negli stessi mesi veniva creato il modello di gestione, su base regionale, per la ricostruzione dei territori emiliani colpiti dal sisma del 2012, con una modalità di funzionamento diverso da quello impostato per L’Aquila. 

A distanza di soli quattro anni dall’Emilia, a seguito del sisma 2016/2017 che ha coinvolto quattro regioni, le persone sono state ancora costrette ad assistere al susseguirsi di diverse leggi, centinaia di ordinanze, oltre che all’avvicendamento di 4 Commissari. In Centro Italia la ricostruzione, ancora in difficoltà, è partita nel 2021, dopo ben cinque anni. Anche in questo caso nelle numerose mobilitazioni intraprese dai comitati e dai loro coordinamenti è sempre stata prioritaria la richiesta di norme chiare, modalità di controllo e rendicontazione trasparenti, assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, rispetto dei diritti, luoghi democratici di partecipazione. 

Per informazioni: 
Dipartimento Comunicazione ActionAid Italia  

Alice Grecchi +39.3395030480 – [email protected]   
Paola Amicucci +39.3457549218 – [email protected]
Daniela Biffi  [email protected] – +39.3472613441