In questi 12 mesi il Nepal ha visto l’elezione di un nuovo Parlamento, l’approvazione di una nuova Costituzione e ha affrontato un embargo di carburante e beni primari (anche se non ufficiale) dalla vicina India. Sicuramente questi diversi fattori, combinati a una scarsa mediazione internazionale hanno solo peggiorato la crisi e la fase post-emergenza.
- LE CASE: il terremoto ha distrutto completamente 602.257 case e ne ha lasciate altre 285.099 parzialmente danneggiate. Ad oggi centinaia di migliaia di persone vivono ancora in rifugi provvisori e l’attenzione maggiore è per le persone che vivono nei 14 distretti più colpiti e per coloro che non possiedono terra, come le famiglie dalit, ancora una volta ultime fra gli ultimi.
- LE INFRASTRUTTURE DI BASE, COME LA RETE IDRICA: gran parte delle infrastrutture di base nelle zone rurali è andata distrutta e da un anno a questa parte migliaia di persone sono costrette a lunghi tragitti su strade poco battute per raggiungere fonti di acqua pulita. Con l’avvicinarsi della prossima stagione dei monsoni il tragitto diventerà ancora più lungo e difficoltoso, in alcuni casi addirittura molto pericoloso.
L’imminente stagione dei monsoni è la seconda da quanto il Paese è stato colpito dal terremoto e centinaia di migliaia di famiglie continuano a vivere rifugi temporanei, certamente non adatti alla stagione delle piogge.
Cosa deve fare il governo del Nepal
A luglio 2015 il Governo aveva promesso di erogare 200mila rupie nepalesi (circa 1.880 dollari) per ogni famiglia, ma finora nulla è stato fatto.
Bimal Phnuyal, Direttore di ActionAid in Nepal racconta: “Le famiglie in Nepal hanno bisogno di abitazioni stabili e solide, per potersi riprendere, psicologicamente e economicamente. Se il Nepal, dove una persona su quattro vive con meno di 1,25 dollari al giorno, vuole sviluppare la propria economia, deve iniziare dalle basi. L’anno appena trascorso ha dimostrato che il Governo è stato in grado di lavorare con la comunità internazionale per soccorrere la popolazione da un’emergenza devastante. Ora, 12 mesi dopo il terremoto, ci aspettiamo che il governo si adoperi per uno sviluppo a lungo termine, aiutando le famiglie con case permanenti o altre necessità. Il processo di ripresa su così ampia portata è come una maratona, non certo una corsa. Ora comincia veramente il lavoro più difficile per tutti”.
Il governo nazionale deve ora adottare misure urgenti per garantire che i fondi per la ricostruzione delle case permanenti arrivino finalmente alle famiglie; il ritardo nelle erogazione delle risorse destinate alla ricostruzione degli edifici civili ha rallentato l’economia del paese, che ha un debito nazionale di 3,8 miliardi di dollari. Un debito, che nonostante il terremoto non è stato cancellato dai Paesi più sviluppati e dalle istituzioni finanziarie internazionali.