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Dovrebbe essere solo un momento di sport, d’integrazione, di fratellanza. O, almeno, questa è la patina di normalità che si vuole comunicare al grande pubblico mondiale. Perché le Olimpiadi 2016 in Brasile hanno anche un’altra faccia: quella delle centinaia e centinaia di bambini che hanno subito e subiranno violenza.

Una lezione non imparata

Facciamo un passo indietro. Siamo ai Mondiali di calcio del 2014, che dovevano essere una grande occasione di rilancio per il paese carioca e che hanno invece rappresentato un’altra occasione per gravi violazioni dei diritti dei bambini.

  • Durante le Olimpiadi, le violazioni dei diritti dei bambini sono aumentate del 17%: rispetto allo stesso periodo del 2013 si sono registrati quasi 1.700 casi in più.
  • Le quattro grandi forme di violazione dei diritti dei bambini sono state: violenza da parte dell’esercito e della polizia; spostamenti forzati; sfruttamento sessuale; lavoro minorile.
  • Durante il periodo precedente alla Coppa del Mondo, la violenza della polizia era diretta verso bambini e adolescenti senza tetto e/o che vivevano nelle favelas. Molti dei bambini fermati sono stati portati in speciali unità educative per giovani delinquenti. Altri invece sono semplicemente scomparsi e ancora oggi nessuno sa che fine abbiano fatto.
  • Non ci sono dati precisi su quanti siano stati i bambini costretti a lasciare il posto dove abitavano in seguito a sfratti forzati operati dalla polizia o dall’esercito. Ma le organizzazioni di tutela dei diritti umani confermano che si tratta di una situazione gravissima.
  • Durante tali sfratti forzati, bambini e adolescenti furono colpiti da lacrimogeni e da spray al peperoncino. Inoltre, le loro case furono distrutte e i loro averi persi o danneggiati. In questa situazione, bambini e adolescenti si ritrovano a fronteggiare un doppio problema: la perdita dei genitori da un lato, e il dover prendersi cura dei fratelli o dei parenti più piccoli dall’altra.
  • Le bambine povere, di età compresa tra i 9 e i 17 anni, erano particolarmente vulnerabili al rischio di sfruttamento sessuale. In particolare, nel periodo pre Coppa del Mondo si registrò un aumento dei casi di violenza sessuale nelle zone di prostituzione che erano sorte nei pressi dei cantieri e delle aree di lavoro per la costruzione dei nuovi stadi.
  • Anche il lavoro minorile è una delle piaghe di qualsiasi grande evento. Durante i Mondiali del 2014, bambini e adolescenti lavoravano vendendo cibo, bibite, t-shirt, bandiere e palloni di calcio nelle zone intorno ai campi di calcio.

L’altra faccia delle Olimpiadi

In vista delle Olimpiadi, molte comunità svantaggiate sono state forzatamente rimosse dalle zone dove abitavano per far spazio alla costruzione delle nuove strutture sportive. Secondo il World Cup and Olympics Popular Committee of Rio de Janeiro, almeno 4.120 famiglie sono già state sfrattate e 2.486 sono in pericolo di sfratto.

Lo Stato ha messo a disposizione delle abitazioni che però si trovano nelle degradate periferie di Rio de Janeiro, spesso a 60 km di distanza dal luogo d’origine delle famiglie. Tali strutture nella maggior parte dei casi non sono adeguate alle necessità delle persone.

Con il nome di “pacificazioni”, il governo brasiliano ha messo in atto delle autentiche invasioni della favelas più povere con lo scopo dichiarato di mettere in sicurezza tali zone. In realtà, ci sono stati morti, violenza e violazioni dei diritti umani. A subire sono state principalmente le comunità afro-brasiliane.

Gli errori del passato

Come è stato per i Mondiali di Calcio del 2014, sembra che il Brasile stia ricommettendo gli stessi errori in occasione delle prossime Olimpiadi. A pagarne le conseguenze peggiori saranno le persone più povere e, come sempre, i bambini.

E’ anche per questo che ActionAid e CONI hanno deciso di lavorare a Rocinha e Cidade de Deus con l’obbiettivo di aiutare i bambini e i ragazzi delle favelas e dare loro delle reali opportunità.

 

Olimpiadi in Brasile - L'altra faccia della medaglia.

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