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In India, la violenza è così diffusa da trovare quasi una giustificazione nella società patriarcale e feudale, dove uomini e donne sono portati ad “accettarla” e viverla come consuetudine. Avere un’idea precisa del fenomeno è molto complesso anche se si stima che a livello mondiale ne sia coinvolta una donna su tre. Per ogni caso eclatante che i giornali e le tv narrano ce ne sono migliaia che non arrivano neanche alla polizia.

Rani ha 28 anni ed è originaria del Rajasthan, anche se da quando si è sposata ormai vive a Bhopal, nel Madya Pradesh.

Non ha avuto una vita facile, anche a causa della sua origine umile. Rani infatti appartiene a una casta sociale fra le più basse e alle umiliazioni pubbliche purtroppo è sempre stata abituata. Quello che non si aspettava era vivere l’inferno una volta sposata.

Fin dai primi giorni di matrimonio la famiglia del marito ha iniziato a maltrattarla ma la situazione è peggiorata quando ha scoperto di essere incinta di una bambina. Le violenze si sono fatte sempre più frequenti e sempre più pesanti, spesso causate da una parola detta male o da un desiderio non soddisfatto. L’epilogo è accaduto una sera, senza che Rani avesse il tempo di rendersene conto. Un piatto cucinato diversamente ha scatenato la violenza da parte del marito; le botte senza sosta hanno rischiato di uccidere lei e la bambina che aveva in grembo. 

Ricoverata d’urgenza in ospedale è entrata in contatto con gli operatori dello One Stop Center e lentamente è iniziata la sua rinascita. La bimba è nata, fortunatamente sana, mentre per la giovane mamma i segni delle violenze sono ancora evidenti. Scongiurato il rischio di paralisi totale Rani oggi riesce a parlare, seppur con molta fatica e ha ancora il braccio destro semiparalizzato. La lunga degenza in ospedale ha avuto conseguenze anche nel rapporto con sua figlia. La sua bimba infatti, per il lungo tempo passato con la nonna materna, considera Rani una sorella mentre crede che la nonna sia la madre.

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Nonostante l’assistenza psicologica e legale ricevuta dal centro, Rani non è ancora riuscita a deporre in tribunale contro il marito – proprio a causa della paralisi e del blocco della parola. In questo momento ha il solo desiderio di formalizzare il divorzio, riavere indietro la sua dote e vedere il marito condannato per le violenze e gli abusi commessi.

Nonostante il dolore e tutto quello che ha passato Rani vuole immaginarsi un futuro roseo: vorrebbe continuare il lavoro del padre, che per tutta la vita ha fatto il sarto, ma prima di tutto vuole recuperare il tempo passato lontano dalla figlia e l’uso del suo braccio destro.

Rani è una delle 5.000 donne seguite dagli operatori dello One Stop Center di Bhopal.

(Photocredit: Paolo Roberto Chiovino)

I dati globali sul tema

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