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A causa della pandemia la povertà in Italia è tornata a crescere: 5.6 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta di cui 1.4 milioni sono minori, il 14,2% della popolazione di riferimento. con la crescita della povertà cresce anche quella alimentare.
La povertà alimentare è la difficoltà di accedere a un cibo adeguato, sia per quantità che per qualità. Il cibo è anche una componente fondamentale che contribuisce a definire la nostra identità e socialità. Vivere in una condizione di povertà alimentare, quindi, non significa soltanto avere un frigo vuoto, ma è vedere che la propria esistenza si svuota di opportunità e serenità.
Ciò vale anche, e soprattutto, per gli adolescenti, obiettivo della nostra indagine i cui risultati potremmo sintetizzare in tre parole: consapevolezza, rinuncia e speranza.
I ragazzi sono consapevoli delle difficoltà che devono affrontare i propri genitori. Per molti, mettere da parte i propri desideri è un modo di aiutarli.
La rinuncia è una cifra comune del rapporto con il cibo, dentro e fuori il contesto famigliare.
Tutto questo provoca sentimenti di delusione, rassegnazione e tristezza a cui i ragazzi, però, sanno rispondere con comprensione rispetto al presente e speranza per il futuro.
Sono vite costantemente in bilico, con ripercussioni sul piano del benessere psicofisico che è difficile misurare nel medio lungo termine.
Oggi non sappiamo quanti sono le persone che vivono in povertà alimentare. l’Eurostat stima una media nazionale del 9% della popolazione con punte del 17,1% del sud. Tuttavia le statistiche ufficiali non riescono a cogliere la complessità del fenomeno, mentre i numeri delle famiglie aiutate dagli enti di assistenza alimentare rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema molto più esteso.
Il contrasto alla povertà alimentare minorile non è un priorità delle istituzioni a tutti i livelli. La risposta a questo problema deve passare rafforzamento gli interventi di sostegno al reddito, dall’estensione delle misure di protezione sociale a tutti quei soggetti più esposti al rischio di povertà, come lo sono, ad esempio, i minori e gli stranieri. È dal miglioramento l’accesso ai servizi, alcuni dei quali dovrebbero finalmente essere considerati come essenziali a partire, ad esempio, dalle mense scolastiche.