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Nel documentario S(hell) di ActionAid il caso del Delta del Niger dove le comunità sono devastate dalle pratiche estrattive inquinanti.
6 dicembre - L’industria dei combustibili fossili e le sue emissioni ha danneggiato la maggior parte delle comunità più povere del mondo, causando loro perdite e danni, senza però riuscire a soddisfare il loro fabbisogno energetico. A conoscere fin troppo bene questa realtà sono le comunità della Nigeria, ricche di petrolio ma povere di energia: l'esplorazione di combustibili fossili nel Delta del Niger le ha portate ad affrontare la distruzione dell'ambiente causata dal gas flaring - la pratica che consiste nel bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio - e dall'inquinamento delle acque, mentre il petrolio viene trasportato nei Paesi del Nord globale.
Alice Goldsmith, leader di una comunità del Delta del Niger in Nigeria, è una delle tante persone colpite dal gas flaring e dalle perdite di petrolio della Shell nella comunità di Iwirikan. La sua storia, insieme a quella di altre persone, è stata raccontata nel documentario di ActionAid "S(Hell)", lanciato in occasione della Cop28. "Queste combustioni di gas sono un'oppressione per questa comunità, che non potrà mai più coltivare nulla. Bisogna fare qualcosa" afferma Alice.
Il documentario mostra una comunità lasciata in pezzi dopo che le attività della Shell hanno devastato la comunità di Erhoboro, una terra un tempo nota per la coltivazione di okro, un ortaggio locale molto versatile. Il loro grido sembra cadere nel vuoto. Dai problemi di salute, alla distruzione dei mezzi di sussistenza, all'inquinamento ambientale, le fuoriuscite di petrolio hanno causato enormi distruzioni e inquinato i fiumi privando la comunità della principale fonte di sostentamento: la pesca. L'acqua non è più sicura da bere né in grado di sostenere l'agricoltura. Le famiglie, disperate, stanno disboscando e distruggendo le foreste pur di guadagnarsi da vivere.
Andrew Mamedu, Direttore di ActionAid Nigeria, afferma: "Mentre il mondo, e in particolare le comunità del Sud globale, sono alle prese con gli effetti del riscaldamento globale, attività come il gas flaring non sono più sostenibili. L'esplorazione dei combustibili fossili è la causa principale della crisi climatica. Se vogliamo rimanere al di sotto della soglia di 1,5 gradi Celsius, come dichiarato nell'Accordo di Parigi, dobbiamo vietare l'esplorazione e l'uso dei combustibili fossili. La narrativa secondo cui il gas è un combustibile pulito e può essere utilizzato per la transizione verso le energie rinnovabili è guidata da società avide che mirano solo ai profitti. La vita delle persone deve venire prima di tutto".
È dunque fondamentale che alla COP28 i Paesi concordino di eliminare gradualmente i combustibili fossili e abbracciare una transizione giusta ed equa verso le energie rinnovabili. I ricchi inquinatori storici devono dimostrare la loro leadership passando alle energie rinnovabili e offrendo sostegno finanziario e tecnico ai Paesi poveri per effettuare la giusta transizione.
Teresa Anderson, responsabile globale per la giustizia climatica di ActionAid International: "La scienza ha dimostrato che stiamo vivendo con il tempo contato. L'unico modo per uscire da questa situazione è eliminare gradualmente i combustibili fossili in modo rapido, equo e per sempre. È ora di aumentare le energie rinnovabili per soddisfare il fabbisogno energetico delle persone e risolvere allo stesso tempo la crisi climatica. Non possiamo limitarci ad annunciare obiettivi per i Paesi a basso reddito e non fornire i fondi per realizzarli. Gli obiettivi globali devono essere ambiziosi e devono essere finanziati, se vogliamo che valgano più della carta su cui sono scritti".
Per informazioni:
Ufficio Stampa ActionAid Italia [email protected] / +39.3395030480
Daniela Biffi [email protected] /+39.3472613441
Paola Amicucci [email protected] /+39 3457549218
Alice Grecchi