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Le voci delle donne della comunità ucraina di Napoli: “Sono terrorizzata. Mio figlio stamattina all’alba mi ha scritto: mamma sono ancora vivo. Si combatte.”
ActionAid è attiva a fianco delle donne e bambini ucraini in Italia e nei paesi di confine con l’Ucraina per fornire loro supporto e protezione
Link per donare donaora.actionaid.it/emergenzaucraina
ActionAid è mobilitata in Italia e nei paesi confinanti con l’Ucraina per dare supporto d’emergenza a donne e bambini colpiti dal conflitto. In Italia stiamo intervenendo a Napoli, in Puglia e Calabria dove lavoriamo a stretto contatto con le comunità ucraine, per dare loro tutto il supporto necessario, aiutandole ad accogliere le loro famiglie o chi ne ha bisogno e fornendo loro i beni necessari per vivere, oltre che aiuto legale e psicologico. Nei paesi limitrofi all’Ucraina ActionAid sta mettendo in campo la fornitura di aiuti umanitari immediati e la creazione di spazi sicuri per prevenire e contrastare la violenza di genere e fornire supporto psicosociale a donne e bambini. Grazie alla nostra rete di partner locali, nei Paesi che stanno accogliendo i rifugiati nelle prossime ore distribuiremo cibo, acqua e kit igienici.
Alla, 58 anni, è in Italia da 11 anni e viene dal sud dell'Ucraina, dalla località di Enerhodar. Lì svolgeva un lavoro di educatrice per bambini. Ho detto a mia nuora di venirsene qui ma non vuole, dice che non può abbandonare tutto e il marito. Dormono nel bagno, mio nipote nella vasca. Ospitano altre persone con loro. Dicono che lì non c’è pane, non c’è carne, medicine e io penso a quel bambino, perché deve vedere e sentire questa paura? Sono disperata. Per non pensarci vado la notte a Piazza Cavour lì aiuto l’associazione che si occupa di raccogliere e distribuire tutto quello che è arrivato per aiutare il popolo ucraino. Io piego e sistemo nei cartoni scarpe, vestiti, coperte. Così la testa si distrae e penso che in qualche modo aiuto il mio popolo e mio figlio. A Napoli moltissime persone ci stanno aiutando. Mi chiamano mi chiedono cosa voglio. Voglio che finisca la guerra. Non ho bisogno di altro. Il problema che stiamo vivendo è con i bambini che partono soli. Ieri abbiamo aiutato un bambino di 3 anni ad attraversare il confine con la Polonia. Ora speriamo sia in salvo. Però la Polonia ora non è più un confine sicuro. C’è troppa gente. Stiamo provando a far passare i bambini dalla Romania e dalla Moldavia.” “Hanno bombardato proprio Enerhodar. Sono terrorizzata. Mio figlio stamattina all’alba mi ha scritto: mamma sono ancora vivo. Si combatte. Vado a dormire. Devo riposare. Lui ha 35 anni e fa il soldato. Ha un figlio di 8 anni e una moglie.
Olga, 55 anni, è in Italia da 10 anni e lavora come badante. Viene da Kiev, dove ancora vive la figlia, studentessa all’università. o sentito con messanger mia figlia. Lei va a dormire la mattina alle 5 quando finiscono i bombardamenti. Di notte nessuno dorme, è troppo pericoloso. Alle 17.00 chiude tutto e per strada è pericoloso stare. Lei dorme a casa, non vuole andare nel bunker perché adesso girano persone che rubano tutto negli appartamenti e noi abbiamo tutto in questa casa dove lei è in affitto e condivide con un’altra ragazza. Lei studia all’università, ma adesso deve solo studiare come salvarsi la vita. Vorrebbe venire qui in Italia ma è già andata per tre volte ai treni e non è riuscita a salire perché danno priorità alle famiglie con i bambini. Lei è giovane e forte ha 27 anni, ma è la mia unica figlia. Io non dormo la notte al pensiero di quello che sta vivendo. Ha paura, tanta. La sento. Lì ho anche una nipote, ma lei vive al confine con la Romania, è meno in pericolo di mia figlia. Solo che mia nipote ha un figlio piccolo e il marito è stato chiamato a combattere e lei non vuole lasciarlo lì. Voglio aiutare mia figlia a partire, ma non so come si può fare. Se riuscisse a venire, io non saprei neanche dove farla dormire perché io vivo con questi signori anziani non ho neanche una stanza per lei. Ma almeno sarebbe lontana dalla guerra…”
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Zoryana, 36 anni, ha una laurea in Economia e Commercio ma in Italia fa la collaboratrice domestica. Ho mia sorella e suo marito al confine con la Romania. Non vogliono lasciare il paese. Dicono che in questo momento ci sono molti malintenzionati che rubano tutto nelle case. E poi non se la sentono di lasciare i vecchi che comunque non ce la farebbero ad affrontare un viaggio. Sono sicuri che partendo e lasciando il paese non lo troveranno più al loro ritorno. Mi scrivono in molti in questi giorni perché vogliono avere informazioni sulle pratiche burocratiche per venire in Italia o per mandare i figli. Se ci sono alloggi sicuri dove mandare bambini. Non sanno come muoversi. Vorrebbero sapere anche se abbiamo contatti con medici che potrebbero curare persone che stanno male lì perché loro non possono rivolgersi neanche ad un medico. Servono medicinali. Vorrei poter fare qualcosa.”
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Liudmila ha 45 anni e lavora come badante. Con lei vive suo figlio di 20 anni che lavora come falegname. Ringrazio Dio che mio figlio è qui con me. Lui voleva andarsene in Ucraina, ma io non ho voluto. Al confine con la Romania c’è la mia mamma. Lei dice di stare tranquilli che la guerra non arriverà lì. Non credo. Lo spero. Sono sconvolta per l’aiuto che gli italiani ci stanno dimostrando in tutti i modi. Non lo avrei mai immaginato perché avete già accolto tanti migranti che immaginavo un rifiuto. Invece la generosità è tanta. Sono davvero meravigliata e felice.” “
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