L’emergenza corona virus rischia di aggravare un problema strutturale della nostra società: la violenza di genere. Le donne che vivono con partner violenti, costrette dentro alle mura domestiche in questa fase, rischiano un maggiore isolamento e conseguente impossibilità di chiedere aiuto; mentre quelle che già hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita rischiano di trovarsi in difficoltà per l’impatto economico dell’emergenza. È per chiedere con forza di non dimenticare i diritti delle donne durante la lunga crisi dovuta al Covid19 che noi ActionAid ci rivolgiamo al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri per rafforzare tutti i canali di comunicazione per il numero gratuito 1522 antiviolenza e stalking.
È necessario che vengano messi a disposizione servizi di ascolto e risposta anche tramite i profili social 1522, fondamentali per permettere alle donne di entrare in contatto con l’esterno in forma protetta e sicura. Le chiamate al 1522 sono già in diminuzione, un segnale non certo del calo dei bisogni delle donne ma della difficoltà di avere spazi e possibilità sicure di chiedere aiuto.
Il nostro appello si unisce a quelli dei centri antiviolenza italiani, che in molti casi hanno attivato servizi a distanza per continuare a seguire tramite Skype e linee telefoniche dedicate H24 le donne assistite o che chiedono aiuto.
1522 e comunicazioni online
“Mai come in questo momento è fondamentale diffondere il numero nazionale antiviolenza 1522 e le disponibilità dei centri antiviolenza su tutto il territorio italiano, come ha prontamente fatto Di.Re, la rete principale dei centri in Italia. Perché l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo purtroppo ha gravi ripercussioni anche sulla vita delle donne che subiscono violenza, costrette a stare a casa con i loro maltrattanti. Non bisogna abbassare la guardia nemmeno per un istante su questo fronte. Per questo ci auguriamo che le procedure di erogazione dei fondi statali antiviolenza non subiscano ulteriori ritardi, mettendo a rischio l’operatività dei centri antiviolenza che stanno svolgendo un lavoro preziosissimo, in condizioni davvero difficili” dichiara Elisa Visconti, Responsabile del nostro Dipartimento Programmi .
Ogni anno un monitoraggio sui Fondi statali antiviolenza, che mostra come ci siano già gravi ritardi nell’assegnazione e nello stanziamento delle risorse previste dalla legge 119/2013 (la cosiddetta legge sul femminicidio) che mettono in pericolo la sostenibilità dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Sarà necessario vigilare affinché la pandemia Covid19 non aggravi un sistema di erogazione dei fondi già carente, mettendo a rischio il diritto delle donne che subiscono violenza di essere protette in questa fase difficile per l’Italia e nel periodo post-emergenza che seguirà.