Ogni volta che il nostro Paese è stato sconvolto da un sisma, le persone colpite hanno dovuto affrontare, dopo il dolore, le battaglie per riavere la propria casa e ricostruire il proprio territorio, auspicabilmente più sicuro e sostenibile di quello crollato. Ogni volta sì è dovuto ricominciare da capo: definire il quadro normativo, le procedure di pianificazione, creare la macchina amministrativa, identificare i referenti e i responsabili, i luoghi decisionali, gli spazi democratici, i diritti di volta in volta concessi o meno.
Questo perché manca un codice delle ricostruzioni, una normativa univoca a cui rivolgersi in caso di catastrofi. La garanzia dei diritti alla ricostruzione post terremoto in Italia è dunque sempre stata un percorso complesso e tortuoso, esito di una mobilitazione continua da parte di cittadini e cittadine, comitati, associazioni. Ne è un esempio la grande mobilitazione che, nel 2010, portò ventimila persone a raggiungere L’Aquila per sostenere una legge di iniziativa popolare per la ricostruzione di quel territorio.
I casi dell’Aquila e dell’Emilia
Nel caso aquilano, la ricostruzione è partita in maniera sostanziale solo nel 2013, a seguito della Legge Barca[1] che, con la costituzione degli Uffici Speciali per la Ricostruzione, introduceva un nuovo tassello nella struttura amministrativa di governance.
Negli stessi mesi veniva creato il modello di gestione, su base regionale, per la ricostruzione dei territori emiliani colpiti dal sisma del 2012, con una modalità di funzionamento diverso da quello impostato per L’Aquila.
A distanza di soli quattro anni dall’Emilia, a seguito del sisma in Centro Italia del 2016/2017, le persone sono state ancora costrette ad assistere al susseguirsi di diverse leggi, centinaia di ordinanze, oltre che all’avvicendamento di quattro Commissari.
In Centro Italia la ricostruzione, ancora in difficoltà, è partita nel 2021, dopo ben cinque anni. Anche in questo caso la richiesta prioritaria portata avanti nelle mobilitazioni era quella di avere norme chiare, trasparenza, rispetto dei diritti.
Sulla spinta di queste richieste, e di quelle che le avevano precedute, nel 2019 all’Aquila, a dieci anni dal terremoto, noi di ActionAid abbiamo lanciato la campagna #Sicuriperdavvero per mettere al centro dell’agenda politica la fragilità, sismica e non solo, del territorio italiano, e chiedere diritti certi per le popolazioni colpite dalle numerose catastrofi che ciclicamente si abbattono sul nostro Paese.
Al processo hanno partecipato centinaia di persone tra comitati, associazioni, esperti, rappresentanti di Uffici Speciali, centri di competenza, istituzioni locali e nazionali. Il risultato è stata l’elaborazione delle “Linee Guida per una Politica nazionale per la prevenzione e le ricostruzioni”, presentate il 30 settembre del 2020 presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con il Dipartimento Casa Italia.
Codice delle Ricostruzioni, lo stato dell’arte
Tutta questa mobilitazione ha trovato sponda, negli ultimi tre anni, nell’intenso lavoro delle tre strutture della Presidenza del Consiglio attualmente coinvolte nelle ricostruzioni: il Dipartimento della Protezione Civile, il Dipartimento Casa Italia e la Struttura Commissariale per la Ricostruzione in Centro Italia. Finalmente, infatti, il 21 gennaio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato una norma che prevede l’elaborazione di un Codice delle Ricostruzioni. Una legge che chiede una riforma a suo modo storica nel nostro Paese: propone una struttura permanente di coordinamento, l’istituzione di uno “stato di ricostruzione” - da attivarsi a seguito della dichiarazione di “stato di emergenza” - chiarisce la filiera decisionale e prevede l'armonizzazione delle numerose norme finora proposte. Aprire spazi di partecipazione, di dibattito democratico, informato e ragionato, di sensibilizzazione, di mobilitazione si conferma indispensabile per incidere sulle politiche pubbliche, che impattano sulla vita di tutte e tutti noi.
La battaglia perché il Codice delle Ricostruzioni venga inserito nel nostro ordinamento non è conclusa. Il testo del disegno di legge deve ora compiere il suo iter e approdare in Parlamento dove incontrerà anche un’altra proposta di legge, attualmente già in discussione nella Commissione Ambiente della Camera, la cui prima firmataria è la deputata abruzzese Stefania Pezzopane. Quest’altro percorso - iniziato formalmente ad agosto ‘21 - decreta un ulteriore segnale positivo per arricchire il dibattito dentro e fuori le aule parlamentari.
Le nostre richieste
Come ActionAid e a nome di tutte le persone e realtà che si sono unite alla campagna #Sicuriperdavvero chiediamo che l’iter della norma sia rapido e si arrivi all’approvazione del Codice venga approvato entro la fine della legislatura
Facciamo appello alle e ai parlamentari affinché questo avvenga: è una grande responsabilità e un’opportunità storica inderogabile.
Chiediamo che il dibattito sia animato e nutrito dalle esperienze concrete delle comunità che stanno affrontando questi complessi processi, dalla voce del terzo settore e da quella accademica. Miglioriamo i testi proposti senza disperdere i tanti saperi e competenze che il Paese può e deve mettere a frutto su questo tema.