Dopo gli interventi immediati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus in Italia e all’estero, scendiamo in campo in Kenya.
Un intervento indispensabile per contrastare la diffusione dell’epidemia e ridurne il più possibile la gravità degli impatti, soprattutto nelle zone già schiacciate da fragilità economiche e ambientali.
«La rapida espansione dell’epidemia a livello globale ha fatto crescere i livelli di allarme anche in Africa e il Kenya, in particolare, è stato identificato dall’OMS come un Paese prioritario per l’attuazione di misure di prevenzione», precisa Raffaella Lebano, vicesegretaria della nostra organizzazione.
«Da quasi 50 anni – aggiunge – lavoriamo nelle aree più remote ed emarginate di questo Paese, ci siamo quindi resi subito conto della gravità della situazione, soprattutto nelle zone dove vivono comunità già vulnerabili e in condizioni di povertà, che rischiano di restare escluse dai provvedimenti governativi. Zone dove la fragilità sociale si associa anche alla mancanza di acqua potabile e di servizi igienici adeguati, strumenti fondamentali per la lotta all’epidemia».
In Kenya manca l’acqua
In Kenya, secondo i dati ufficiali del Paese, solo il 62% della popolazione ha accesso all’acqua pulita e solo il 31% a servizi igienico-sanitari.
«Con queste cifre – sottolinea Raffaella Lebano – non è difficile immaginare come le più semplici e basilari misure di prevenzione, che tutti noi abbiamo da subito adottato per fermare il diffondersi dell’epidemia, siano impossibili da attuare. Una circostanza molto preoccupante anche alla luce del fatto che il sistema sanitario non è preparato ad affrontare l’emergenza: il numero dei posti letto è molto limitato e il rapporto tra il personale sanitario e la popolazione nelle contee più remote scende fino a 1 ogni 100.000 abitanti».
A maggior rischio donne e bambini
«Inoltre, come, purtroppo, abbiamo sperimentato anche in Italia le persone già fragili sono le più a rischio. In Kenya, senza un intervento immediato, a subire le conseguenze peggiori sarà chi vive in baraccopoli, chi svolge piccoli lavori di fortuna, donne e bambini. Le donne, in particolare, sono anche coloro che nel 64% dei casi si fanno carico dell’approvvigionamento di acqua, percorrendo anche diversi chilometri e sottraendo tempo alle attività quotidiane di lavoro nei campi, raccolta della legna, cura della casa e dei figli».
Nonostante le misure istituite dal governo del Kenya, a livello locale, soprattutto nelle zone più remote, la situazione rischia di diventare molto critica, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico. Secondo i referenti di ActionAid del Paese, il Kenya subirà perdite finanziarie ed economiche particolarmente ingenti: «il lockdown e la conseguente chiusura dei mercati locali, unita alle infestazioni di locuste già in corso, aumenteranno i livelli di insicurezza alimentare e povertà, soprattutto per chi vive di attività agro-pastorali o svolge piccoli lavori di fortuna, ovvero circa l’80% della popolazione. Inoltre, la chiusura dei voli impedisce l’arrivo dei diserbanti necessari per contrastare l’espandersi delle invasioni di locuste, proprio nel momento di schiusa delle nuove uova e del formarsi dei nuovi sciami: la crisi climatica e la nuova ondata di sciami rischiano quindi di mettere ulteriormente in ginocchio i piccoli agricoltori e l’approvvigionamento alimentare di numerose famiglie». Per queste ragioni, ci siamo prontamente attivati per intervenire attraverso la campagna solidale “Senza acqua non possiamo fermarlo”.
Grazie a sms e chiamate da rete fissa al numero solidale 45511, dal 1° maggio al 15 giugno, tutti potranno dare un contributo e sostenere l’iniziativa.
I fondi raccolti sosterranno la fornitura di acqua potabile, la distribuzione di kit igienici, il sostegno e supporto alle famiglie più vulnerabili, informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e le corrette pratiche igienico-sanitarie per oltre 25mila persone.
«In questo periodo di forte crisi – conclude Raffaella Lebano – siamo subito intervenuti sia in Italia che all’estero per affrontare l’emergenza e dare risposte concrete di aiuto a chi è più fragile. Ci rendiamo conto che questo è un periodo di grande difficoltà per tutti, ma non dobbiamo dimenticarci che, nei contesti di crisi, le disuguaglianze aumentano e le persone già vulnerabili sono tra le più colpite, in Italia come nel resto del mondo. Non possiamo lasciarle sole».
Dona ora al 45511
Sarà possibile donare al 45511 fino al 15 giugno:
- 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali.
- 5 euro per le chiamate da rete fissa TWT, Convergenze e PosteMobile.
- 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali.