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La seconda ondata in India nelle storie di tre donne

La situazione causata dalla seconda ondata di Covid in India è drammatica e, ormai, ci sembra di conoscerla bene. Nei primi giorni di maggio, ci sono stati più di 4mila morti al giorno: questo significa che dall’inizio della pandemia l’India ha perso oltre 300mila persone a causa del Coronavirus.

Un virus che penalizza i più poveri, i più sofferenti, i più soli. Ne sentiamo tanto parlare in generale, ma oggi vogliamo dare tre nomi e tre volti a questa realtà. Indira, Visalakshi e Muthulakshmi sono tre donne, tre lavoratrici, tre mamme. Tre verità di un’India in ginocchio.

Indira

Indira ha 53 anni e proviene da Choolaimedu, dove possiede un piccolo banchetto in cui vende frutta e verdura da oltre 40 anni. È l’unica a portare i soldi a casa e a prendersi cura del marito che sta combattendo con l’alcolismo. Lavora tutto il giorno nonostante sia affetta da un grande dolore addominale e, da 8 anni, sia impossibilitata a camminare senza un supporto, motivo per cui spesso ha bisogno dell’aiuto di sua figlia. Ma Indira vorrebbe essere indipendente e non pesare su di lei.

Durante il primo lockdown, la sua vita è stata stravolta ed è diventata una battaglia per la sopravvivenza. Grazie al nostro supporto e a quello della comunità è riuscita a farcela, ma ora convive con la paura di dover affrontare di nuovo tutto da capo. Soprattutto perché non è affatto finita.

Il dolore alle gambe è insopportabile, non sono in grado di camminare e alcune volte non riesco a muovermi del tutto.” racconta Indira, “Quindi dormo di fronte al mio negozio”.

I dolori sono aumentati, insieme alle spese mediche: tutto ora è più difficile e la possibilità di ammalarsi di Covid-19 è ancora più terribile perché il suo fisico è già molto sofferente.

Visalakshi

Visalakshi vive e lavora come stiratrice a Choolaimedu. Ha 49 anni e il negozio in cui offre il suo servizio è la sua unica fonte di guadagno. Si è separata dal marito violento molti anni fa, a cui era stata data in sposa a 16 anni. Visalakshi guadagnava 400 rupie al giorno con il suo lavoro, abbastanza per sostenere le spese, ma con la prima ondata di Covid-19 ha perso molti clienti. Tanto che per quattro mesi non è riuscita a pagare l’affitto della sua casa.

Con la seconda ondata, le speranze di ricominciare a lavorare come prima della pandemia sono completamente svanite. Oggi guadagna 100 rupie al giorno, 1,13 euro.

“Non ho alcuna speranza di vivere, a causa della seconda ondata della pandemia”, dice Visalakshi.

Nonostante tutte le difficoltà che ha già affrontato nella vita, tra cui crescere una figlia e imparare a cavarsela da sola, questa situazione sembra al momento insormontabile.

Muthulakshmi

Muthulakshmi ha 39 anni e lavora come sarta da 21 anni. Guadagnava intorno alle 6000 rupie al mese grazie al suo lavoro, che la aiutavano a prendersi cura della madre e dei suoi due figli. Durante la pandemia, il governo di Tamil Nadu ha chiuso molte aziende, tra cui quella di Muthulakshmi, dove lavorava per 350 rupie al giorno, quasi 4,00 euro.

La prima cosa che il Coronavirus le ha tolto è stata quindi la sua stabilità economica, la possibilità di pagare l’affitto, e di portare in tavola due pasti al giorno. Dopo quattro mesi ha trovato un nuovo lavoro per 100 rupie al giorno, ma ha perso anche quello perché gli ordini erano troppo pochi. Con il nostro intervento, in collaborazione con il governo locale, siamo riusciti a procurarle delle razioni di cibo per sé e i suoi cari.

Questo le ha dato un po’ di respiro per resistere altri quattro mesi prima di trovare un nuovo lavoro nel settore dei matrimoni grazie al supporto di un imprenditore. Lo stesso che pochissimo tempo dopo l’ha molestata sessualmente e la chiamava durante la notte solo per insultarla. Abbiamo collaborato al fianco della comunità indiana, sostenuti dalla Shivraj Patel Foundation, per supportare Muthulakshmi nella gestione di questi problemi. Dopo sei mesi è riuscita a trovare un altro lavoro, anche se la paga ha subìto un calo enorme con la seconda ondata di Covid-19 in India.

Solo nel tessile in India lavorano 45 milioni di persone: tantissime storie come quelle di Muthulakshmi, ma anche di Indira e Visalakshi, che vanno a dare più voce a una situazione disperata.

Per intervenire subito abbiamo bisogno anche del tuo aiuto.

Dona ora!

Photocredit: Martin Philips/ActionAid – Ritesh Uttamchandani/ActionAid

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