In questi giorni di emergenza la scuola deve affrontare la grande sfida della didattica online. Uno scenario spesso completamente nuovo sia per gli insegnanti che per gli alunni.
Come tutte le comunità, anche quella scolastica deve cercare di dimostrarsi resiliente, riorganizzarsi e provare a superare le distanze con gli strumenti disponibili.
Elena è un’insegnante di scuola primaria di Novara. Noi di ActionAid l’abbiamo conosciuta in occasione dei progetti avviati durante Expo 2015 sul tema dell’educazione alimentare.
Con la sua classe ora Elena partecipa al progetto “Agente 0011” sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, uno dei progetti con cui adesso stiamo mettendo a disposizione attività da fare online aperte anche alle scuole non registrate.
Ci siamo fatti raccontare da Elena come procedono questi giorni.
La didattica a distanza in emergenza
“Inizialmente abbiamo assegnato i compiti tramite il nostro registro elettronico Axios, condividendo anche schede da noi preparate e audio esplicativi, che non dovevano però superare i 10 megabyte per poter essere condivisi agevolmente.
Da lunedì 16, sul nostro registro elettronico dell’ I.C. Duca d’ Aosta di Novara, è stata caricata una nuova piattaforma: IMPARI.
È molto ampia, dà moltissime possibilità di lavoro, si possono creare facilmente stanze virtuali, mappe, nuvole di parole chiave, si possono caricare lezioni, video, ma non è di così immediata comprensione. La Dirigente ci ha iscritto ad un webinar, per iniziare a chiarirci le idee.
Ora passiamo il nostro tempo a studiare, a creare e a provare a condividere il materiale nelle varie classi”.
Lo sforzo degli insegnanti in questi giorni è consistente: come ci racconta Elena bisogna preparare le lezioni e al tempo stesso studiare, aggiornarsi e accertarsi che tutta la classe sia in grado di usare le piattaforme, nuove per tutti.
“Inoltre, un altro canale da me utilizzato, molto semplice e di facile fruizione, è il gruppo chiuso di Facebook. Dieci minuti al giorno leggo un libro, mi faccio un video e lo posto sul gruppo. È un modo per mostrare vicinanza ai miei studenti. Tutte e 22 le famiglie si sono iscritte al gruppo Facebook” ci spiega Elena entusiasta “I bambini sono contenti e aspettano con ansia il giorno successivo. Un’altra mia collega (che non ha un profile Facebook) legge un altro libro già iniziato a scuola, manda un audio alla rappresentante, che si impegna a condividerlo ai genitori. Per scelta non abbiamo un gruppo Whatsapp di classe”.
Garantire opportunità per tutte e tutti
Le chiediamo se tutti riescono a collegarsi facilmente. Come ActionAid ci occupiamo di progetti di lotta alla povertà educativa e in questo frangente il pensiero va a bambini e ragazzi delle fasce più vulnerabili della popolazione. E quali siano le maggiori difficoltà da affrontare con la didattica online.
“È stato spiazzante, di colpo, da un giorno all’altro, passare dalla lavagna di ardesia col cancellino o al massimo dalla LIM, unite ad un gran frastuono, alla spedizione digitale di link e file, inviati in un silenzio assoluto.
Poi c’è il tema delle differenze di opportunità e di mezzi, in questa situazione emerge con preponderanza. Le differenze tra chi ha un computer, una stampante, un telefono, un iPad e i genitori che si interessano, chiedono, sollecitano e chi invece ha i genitori che non hanno ancora capito bene, hanno soltanto un cellulare con la connessione difficile. Non tutti hanno gli stessi mezzi, le stesse opportunità, gli stessi stimoli”.
Nonostante questi scogli da superare, la risposta di studenti e studentesse e delle loro famiglie sembra molto buona.
“Riusciamo comunque a raggiungere quasi tutti. Ad esempio 21 famiglie su 22 accedono al registro elettronico. La famiglia che non accede, chiede costantemente aiuto alla rappresentante.
Non tutte le colleghe del team però hanno un proprio profilo e questo naturalmente impedisce la totale condivisione del materiale da assegnare”.
E le priorità? Da dove si dovrà ripartire quando sarà possibile tornare in aula?
“Sicuramente sarà fondamentale recuperare le fasce più deboli”, ci conferma Elena, provare a colmare il divario creato dalla distanza.
Elena appare molto motivata nel suo lavoro.
“Voglio mandare un messaggio a tutte le studentesse e gli studenti.
Collegatevi giornalmente, noi insegnanti stiamo ideando per voi compiti nuovi molto accattivanti. E fatevi supportare dalla/dal rappresentante di classe se avete problemi.
E un messaggio anche ai miei colleghi: non fate perdere l’entusiasmo nella scuola assegnando troppo! Informatevi che tutti possano scaricare i compiti, altrimenti mandate un wapp alla famiglia, magari tramite la rappresentante perché, come ha detto una prof. di Vercelli, tutti devono avere lo stesso diritto allo studio: la scuola è di tutti. Se non è così, abbiamo perso tutti."