Bisogna investire su un’istruzione equa, innovativa e inclusiva.
L’attenzione sulle misure di sicurezza e gli aspetti tecnici - organizzativi per la riapertura degli istituti scolastici lasciano senza risposte alcune questioni urgenti: le diseguaglianze educative aggravate dall’emergenza Covid, il rafforzamento di luoghi e metodi di apprendimento innovativi, equi e inclusivi, l’attenzione per chi è rimasto escluso durante il lockdown, l’investimento sui patti educativi territoriali pre-Covid. Senza indicazioni chiare sono a rischio i diritti di migliaia di minori.
“Oggi la realtà che viviamo con la ripartenza dell’anno scolastico ci dice che siamo molto distanti – dichiara Katia Scannavini, vice-segretaria di ActionAid - dalla visione di scuola e di educazione che ActionAid condivide con docenti, dirigenti scolastici e studenti di tutta Italia: una scuola che rappresenta la più democratica e trasformativa infrastruttura sociale del Paese, in grado di contaminare e influenzare positivamente tutti gli spazi sociali”.
Senza investimenti co-progettati a partire dai bisogni reali delle comunità educanti, è alto il rischio di crescita della povertà educativa che, se sommata a un tessuto socio-economico carente, alimenta la povertà economica in una spirale negativa e senza fine.
Se nel 2019 la dispersione in Italia riguardava il 14,5% dei giovani, quanti saranno gli studenti e le studentesse che nel 2020 lasceranno lo studio quando oltre un milione di minori - in particolare quelli che vivono in povertà assoluta, in periferie o zone isolate e degradate, o portatori di disabilità - sono stati colpiti dalla dispersione digitale, con effetti non solo sul blocco dell’apprendimento ma anche a livello psicologico e sociale?
Le incertezze e le urgenze che gli istituti scolastici stanno con coraggio affrontando in autonomia e con personale insufficiente, mettono a rischio la continuità dei programmi realizzati insieme agli enti del terzo settore. Quei programmi per il contrasto dell’abbandono scolastico, la lotta alle discriminazioni e la violenza di genere, la promozione dell’educazione civica e la partecipazione. Percorsi che permettono alla scuola di essere un laboratorio di democrazia in cui i diritti umani non sono meramente insegnati nel curriculum, ma sono vissuti, a tutti i livelli, da parte della comunità scolastica e quella educante.
Il nostro impegno concreto contro l’esclusione e la disuguaglianza
Questi programmi sono il vero antidoto alla crescita dell’esclusione e della disuguaglianza. Un impegno che ActionAid porta avanti insieme a più di 24.000 bambini e bambine, studenti e giovani a livello nazionale ed europeo, in più di 300 istituti scolastici.
Ad oggi i nostri interventi raggiungono:
- 8.000 minori (scuole secondarie di primo e secondo grado), 500 docenti, 4.000 genitori o tutori in interventi di contrasto alla povertà educativa e di lotta alla dispersione scolastica;
- 16.000 studenti e studentesse (Scuole di tutti i gradi scolastici), 600 docenti e personale della scuola, 4.000 genitori e tutori in programmi di prevenzione e gestione della violenza di genere, educazione alla cittadinanza attiva e alla sostenibilità, educazione digitale e partecipazione.
Collaboriamo strettamente con un network di oltre 300 istituti scolastici, con un forte impatto sulle comunità educanti locali. Tutto questo è possibile solo grazie alla valorizzazione dei patti educativi territoriali continuativi, formalizzati e sostenibili, che vedono la collaborazione attiva con più di 50 tra associazioni locali e basi di attivisti, le istituzioni locali di ogni comunità coinvolta e operatori del privato.
Nell’ambito della promozione del diritto all’istruzione e del contrasto alla povertà educativa ActionAid è parte del Forum Disuguaglianze e Diversità, della rete Saltamuri e a livello istituzionale dell’Osservatorio nazionale per il contrasto alla violenza di genere del Miur.
Come ci stiamo attivando ora
Insieme alla rete di reti “Educazioni”, abbiamo chiesto al Governo e al Ministero dell’istruzione un Piano strategico nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, e di destinare alla scuola il 15% del totale degli investimenti derivanti dal Recovery Fund, per attestarsi gradualmente sullo standard europeo di un investimento in educazione del 5% sul PIL. Un investimento urgente da pianificare e co-progettare insieme a tutti i gruppi di interesse e le rappresentanze di dirigenti scolastici, docenti, studenti e studentesse, famiglie e organizzazioni del Terzo settore.
Inoltre, con la nostra rete di attivisti e attiviste e le comunità educanti ci mobilitiamo oggi per la campagna #FinalmenteScuola promossa dal movimento “E tu da che parte stai?” e numerose associazioni di attivismo civico e pedagogico.
Il 26 settembre saremo in piazza a Roma per sostenere la mobilitazione civica di Priorità alla scuola e supportare le istanze dal basso sinora ben poco prese in considerazione.
Obiettivo comune per il prossimo futuro: identificare priorità e bisogni per potenziare una scuola inclusiva, equa per tutti e tutte i e le minori.
Le voci dei nostri attivisti da Brescia e da Palermo
Antonella Di Bartolo - Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Statale “Sperone-Pertini” di Palermo.
“Proprio attraverso la partecipazione, soprattutto in “territori con diritti speciali” come qui a Palermo nei quartieri Sperone e Brancaccio, la scuola, insieme alle associazioni come ActionAid, assume spesso doveri speciali: si impegna per ricucire il tessuto sociale disgregato, lavora per diffondere la consapevolezza dei propri diritti, primo fra tutti il diritto allo studio. Servono dunque scelte coraggiose, che pongano la scuola e l’educazione tra le priorità assolute, con un piano strategico organico nazionale centrato sull’infanzia e l’adolescenza, premessa e promessa di futuro che si costruisce nell’oggi”
Nadia Zatti - Presidente della Base Brescia e educatrice di ActionAid.
“Da due anni a Brescia collaboriamo con la scuola secondaria di primo grado G. Mompiani, caratterizzata da un contesto socio-culturale complesso, per rafforzare le competenze trasversali degli studenti e delle studentesse e contribuire all’orientamento e alla prevenzione della dispersione scolastica. È necessario in questo momento dare continuità a queste esperienze anche con soluzioni innovative e rafforzare i patti educativi territoriali già in essere, per focalizzarsi sui bisogni delle comunità più a rischio di povertà educativa”