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Smontare il Reddito di inclusione è un errore. E istituire per decreto il Reddito di cittadinanza, senza un confronto con i soggetti che conoscono le realtà delle persone in condizioni di povertà in Italia e senza tener conto delle evidenze portate dagli esperti, rischia di generare caos e inefficacia, nonostante le nuove risorse a disposizione.
Il decreto in bozza è oscuro in molti punti cruciali, in particolare nel descrivere il percorso che il nucleo familiare beneficiario dovrà fare tra centri per l’impiego e servizi sociali. Ciò che si può comprendere è che il numero di persone che i centri per l’impiego e/o i servizi sociali devono “filtrare” è assolutamente incompatibile con una comprensione anche superficiale della situazione delle persone. Il rischio più concreto è che funzioni solo l’erogazione monetaria, ma non l’accompagnamento delle persone a cercare e trovare un lavoro.
Tutto l’impianto del decreto si basa sul presupposto che i “poveri non hanno voglia di lavorare”; ma sappiamo che non è così: ciò che impedisce alle persone di avere un lavoro dignitoso è il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, l’insufficiente formazione delle persone, la mancanza di competenze trasversali, l’incompatibilità del lavoro con i carichi di cura, il circolo vizioso del lavoro irregolare sottopagato. Problemi questi che il decreto non affronta, ma cerca di aggirare: esentando dalla ricerca del lavoro chi ha dei carichi di cura (ma davvero vogliamo tenere ancora di più le donne fuori dal mercato del lavoro?), prevedendo sanzioni penali per chi ha il Reddito di Cittadinanza e contemporaneamente un lavoro irregolare (anche se sottopagato), inondando di persone i centri per l’impiego senza rafforzare le strutture che possono offrire formazione e percorsi di avvicinamento al lavoro alle persone.
Smontare il Reddito di inclusione invece che potenziarlo con nuove (e benvenute) risorse e mischiare la politica di contrasto alla povertà con politiche attive del lavoro velleitarie ci sembra un’operazione sbagliata, che rischia di non centrare l’obiettivo di un vero contrasto alla povertà nel nostro paese.