Il Madhya Pradesh, Stato centrale dell’India detiene il triste record dei crimini contro le donne e i bambini: almeno una donna sposata su cinque ha subìto violenze domestiche a partire dall’età di 15 anni e almeno una su nove ne è stata vittima negli ultimi 12 mesi.
Oggi però qualcosa sta cambiando. Nella capitale Bhophal dal 2014, il governo, insieme ad ActionAid, ha dato vita al centro “One Stop” che fornisce assistenza alle donne che hanno subito violenza in spazi pubblici o in ambito domestico.
Il centro di Bhopal è stato il primo nel suo genere in tutto il Paese e in questi anni ha offerto assistenza a migliaia di persone: qui arrivano donne di diversa età ed estrazione sociale che trovano aiuto perché prontamente ricevono assistenza medica, psicologica e legale. Come Laxmi, fuggita dalla famiglia per non essere costretta a un matrimonio combinato; a Bhopal ha trovato lavoro come domestica ma è stata ripetutamente violentata dal suo datore di lavoro. La stessa sorte è toccata anche ad altre collaboratrici, che a differenza di Laxmi hanno preferito tacere. Lei no, ha denunciato l’uomo, ha resistito alle pressioni e alla fine ha vinto la sua battaglia. Il suo aguzzino è in prigione.
Il centro è un ottimo esempio di lavoro di squadra: essendo inserito in un ospedale le donne possono ricevere immediatamente l’assistenza medica e psicologica e successivamente ActionAid coordina con gli operatori l’assistenza legale. Fin dalla sua fondazione il centro ha affiancato e aiutato quasi 5.000 donne mentre da gennaio a settembre 2017 sono stati seguiti 646 nuovi casi. Molte sono le donne che chiamano, anche solo per ricevere consigli e avere delle risposte dagli operatori: dall’inizio dell’attività il centro ha gestito 37.242 telefonate (9.000 solo nel 2017).
«La violenza contro le donne è diffusa nella nostra società» - racconta Pooja, un’attivista impegnata a fianco di ActionAid. «Le donne possono subire varie forme di violenza, in ambito pubblico e privato. Noi cerchiamo di lavorare per sradicare questa piaga sociale sensibilizzando le persone e segnalando le situazioni critiche. Io personalmente mi sento male quando, a causa della cultura patriarcale, le donne che si ribellano alla violenza vengono emarginate, subendo una condanna non solo nell’ambito privato ma anche in quello pubblico. Tuttavia le continue campagne e azioni che portiamo avanti stanno dando i risultati perché lentamente si comincia a parlare pubblicamente di violenza, discriminazione e sfruttamento e si inizia a chiedere giustizia, rispetto e diritto a una vita dignitosa».
Il numero di donne che trova il coraggio di denunciare e di rompere il muro di omertà è in costante aumento. E il cambiamento lo stiamo constatando anche nella collaborazione con gli organi di polizia, oggi molto più consapevoli del loro ruolo a tutela delle donne.
(Photocredit: Paolo Roberto Chiovino)