Essere donna in Nigeria
Analizzando 60 verbali di donne vittime di tratta, si comprende bene il motivo per cui la maggior parte di loro decide di lasciare il proprio paese: la loro realtà quotidiana è profondamente intrecciata di violenza e povertà, mancanza di istruzione e di lavoro e disparità di accesso ai diritti fondamentali, come quello alla salute.
Per queste donne la migrazione sembra essere una delle poche possibilità, se non la sola, per cercare il proprio riscatto. Al contempo, l’idea di un’Europa idilliaca, che possa regalare loro una nuova vita è quel sogno che le attira verso altri paesi. Purtroppo, molte di loro, si fidano di persone senza scrupolo e cadono vittime della tratta per lo sfruttamento sessuale.
Il sogno europeo diventa ben presto un incubo: la tratta e lo sfruttamento sessuale delle giovani donne nigeriane sono drammaticamente aumentati negli ultimi anni in Italia. L’OIM – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – stima che circa l’80% delle ragazze che lasciano la Nigeria per l’Italia sono potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Nel rapporto “Mondi connessi. La migrazione femminile dalla Nigeria all’Italia e la sorte delle donne rimpatriate” – scritto insieme a BeFree – cooperativa sociale contro tratta, violenze e discriminazioni – analizziamo il fenomeno e le cause che spingono le donne a migrare dalla Nigeria all’Italia, con particolare attenzione per il ruolo che la violenza di genere svolge in questo contesto.
Il documento contiene molte testimonianze di donne intervistate in Nigeria e qui in Italia.
“In Europa è molto difficile distinguere i poveri dai ricchi, non è vero? Ma in Nigeria, i poveri sono molto differenti dai ricchi […] i poveri non possono andare al supermarket perché non hanno i soldi, ma in Europa i poveri possono andare al supermercato […] in Nigeria non si curano delle persone povere, solo di sé stessi, di quelli che hanno i soldi, e delle loro famiglie”. Afferma R. O., 21 anni, Delta State.
“Prima pensavo che potevo ottenere quello che volevo come opportunità, molto presto, […] prima che gli assassini di sogni [i trafficanti n.d.r.] venissero a prendermi”. Dice B.E., 19 anni, Stato di Edo.
Un ruolo chiave nell’alimentare questo fenomeno è svolto da credenze e tradizioni nigeriane, come il rito juju. Quest’ultimo rappresenta una forma di giuramento che, nei casi di tratta, viene utilizzato per soggiogare le ragazze alla volontà del trafficante. Il prete juju, dietro compenso e su richiesta del trafficante, fa giurare alla vittima che mai tradirà chi la sta “aiutando” a partire, pena la morte o la follia.
Le minacce sono uno dei principali motivi per cui, anche una volta arrivate in Italia, queste ragazze non si sottraggono al volere di chi le costringe a prostituirsi, spinte dalla paura che una scelta del genere possa costare loro la vita.
È fondamentale quindi impegnarsi per contrastare questo fenomeno, promuovendo una cultura basata sul rispetto reciproco e sulla tutela dei diritti umani delle donne – violati in entrambi i contesti, nigeriano ed europeo.
Scarica il RapportoPhoto: Fati Abubakar/ActionAid, Kate Holt/ActionAid, Elekolusi/ActionAid
Pubblicato il 13 giugno 2019