Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), l’impatto economico e sociale della pandemia è stato caratterizzato da una particolare “asimmetria generazionale”, che ha frenato fortemente i percorsi di empowerment giovanile. In Europa, nel 2020, il numero di NEET, ovvero persone che né studiano né lavorano, è aumentato, con una prevalenza maggiore tra le giovani donne.
Come riportato nel Rapporto “NEET - tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche” curato da noi di ActionAid e da CGIL, l’Italia è il paese europeo con il più alto numero di NEET, giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, né studiano: nel 2020 sono più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni.
L’utilizzo della tecnologia può essere uno strumento per intercettare giovani in difficoltà e rispondere ai loro bisogni attraverso l’attivazione di percorsi di empowerment. La tecnologia però, a volte, può anche essere anche un ostacolo alla partecipazione, soprattutto per persone che subiscono diverse forme di discriminazione, dal punto di vista di genere ma non solo. Alla questione di genere, infatti, spesso si intersecano discriminazioni determinate dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e così via.
Il progetto Let’s App
Finanziato dalla Fondazione Vodafone Italia e coordinato da noi di ActionAid il progetto “Let’s App: Tecnologie per l’empowerment Economico e Sociale Giovanile” intende rispondere, da un lato, ai bisogni di riattivazione ed empowerment dei giovani, dall’altro, raccogliere informazioni e dati sul loro rapporto con la tecnologia in prospettiva intersezionale. Nello specifico, il progetto potenzierà le competenze di 500 ragazzi e ragazze, tra i 16 e i 29 anni in condizioni di vulnerabilità sociale, su temi riguardanti le nuove tecnologie e l’empowerment socio-economico. Contribuirà inoltre a diffondere le loro percezioni sui rischi e le opportunità delle tecnologie quale strumento di empowerment.
“Questo progetto è un’intersezione tra tanti temi: dallo sviluppo emotivo all’acquisizione di skills digitali, dalla prevenzione della violenza di genere alla consapevolezza su privacy e consenso.
La tecnologia è un elemento fondamentale perché pervade la nostra quotidianità: le relazioni, la costruzione di sé, il lavoro sono vissuti contemporaneamente nel mondo fisico e in quello virtuale. È sempre meno necessario mettere un confine tra on e offline, mentre è utile fare un lavoro sistemico per fornire dei mezzi e creare i contesti più inclusivi per comprendere meglio questi mondi. Noi ci poniamo come facilitatori, creando uno spazio democratico, non giudicante, dove tutti abbiano una voce e modo di esprimersi. L’app è fondamentale nel generare empowerment perché attiva una gratificazione sulle piccole e grandi azioni, un feedback puntuale che permette di ingaggiare i ragazze e le ragazze stimolarli nel mettersi in gioco.”, Debora La Pusata, Psicologa, Ala Milano Onlus.
“Dopo oltre 10 anni sul territorio e un lavoro approfondito sull’educazione al digitale, notiamo uno scollamento tra i bisogni espressi dai ragazzi e dalle ragazze e la nostra capacità di capirli. Questo progetto ha il ruolo di mediare, aiutando a ridurre la distinzione tra on e offline. Dal dialogo con studenti e docenti emerge un divario: sembra esserci una spinta ad acquisire sempre più consapevolezza su come la dimensione online possa creare benefici ma, non sempre chi ha in carico la formazione, ha gli strumenti per operare una traduzione del mondo digitale, sia a livello di empowerment sia di rischi ad esso connessi. Questo progetto fa emergere l’efficacia di un lavoro che coinvolge le istituzioni scolastiche ma anche la comunità educante, il terzo settore e il mondo profit: tutti insieme possiamo lavorare per generare nuovi protocolli e strumenti che, grazie all’ascolto e alla partecipazione di ragazzi e ragazze possano davvero essere utili nel produrre cambiamento.” Sandro Accogli, operatore del Gruppo locale di Lecce-base ActionAid.
Il progetto Let’s App si sviluppa attraverso un percorso laboratoriale sull’uso consapevole delle tecnologie rivolti a 500 ragazzi e ragazze in tutta Italia e volti a:
- esplorare l’uso delle tecnologie tra rischi e opportunità, anche attraverso l’impiego dell’app LV8 sviluppata da Fondazione Vodafone Italia che permette una certificazione di capacità e competenze in ambito digitale attraverso un Open Badge che può essere inserito nel CV;
- riflettere in prospettiva intersezionale sul concetto di empowerment mediante l’uso dell’app LV8;
- confrontarsi sull’uso dei social e dei loro possibili rischi, con un focus sul linguaggio d’odio (hate speech) e violenza di genere online.
Sarà anche sviluppata una ricerca per indagare l’approccio alle tecnologie da parte del campione di ragazzi e ragazze coinvolti. In particolare, si prenderanno in esame le tipologie di tecnologie e social utilizzati, il loro livello di accessibilità e se sono considerati uno strumento di empowerment, di inclusione o di esclusione dalla sfera pubblica, e in che misura questo avvenga rispetto al genere e altre dimensioni di discriminazione.
Cosa produrrà il progetto?
- Toolkit di autodifesa verbale digitale realizzato dai partecipanti al progetto;
- Report con analisi dei questionari e focus group, dati, infografiche e raccomandazioni che possano informare le politiche giovanili di empowerment, prevenzione e contrasto alle vulnerabilità in ambito digitale.
- Aumento della consapevolezza di rischi e opportunità delle tecnologie attraverso un percorso per oltre 500 ragazzi e ragazze in 5 città italiane.
Il progetto – coordinato da ActionAid Italia - viene realizzato a Milano, Torino, Agrigento, Lecce, Palermo grazie alla donazione di Fondazione Vodafone e al coinvolgimento di un ampio partneriato formato da Associazione Tierra Techo y Trabajo, Gruppo locale di Lecce-base Actionaid, Ala Milano Onlus, Bayty Baytik e l’Associazione Karmadonne.
L’App, usata all’interno dei laboratori, è scaricabile gratuitamente qui.
Qui puoi sfogliare la Guida sulla violenza di genere on line: