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Venerdì 9 giugno, il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato il reddito d’inclusione sociale (REI), il primo atto concreto nella costruzione di una strategia nazionale di lotta all’esclusione, che avvicina l’Italia al resto d’Europa.
Come membri dell’Alleanza contro la povertà che da anni si batte per una seria lotta all’esclusione sociale, siamo soddisfatti di questo primo importante passo, e attendiamo i prossimi passaggi istituzionali in Conferenza Unificata e in Parlamento, sperando che questa non diventi l’ennesima riforma incompiuta sul tema.
Il testo recepisce sostanzialmente i contenuti del memorandum siglato il 14 aprile tra Governo e Alleanza contro la povertà in Italia, relativamente ai punti d’intesa raggiunti che riguardavano:
È un beneficio economico rivolto a tutte le famiglie italiane che si trovano a vivere in condizione di povertà. Più precisamente, si tratta di una “misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale”.
Posso richiedere il REI tutti i nuclei familiari che hanno un reddito ISEE non superiore ai 6mila euro e un patrimonio immobiliare non superiore ai 20mila euro (a esclusione della casa in cui si abita).
Il reddito di inclusione può andare da un minimo di 190 euro mensili a un massimo di 490 euro mensili.
L’Alleanza si augura che venga introdotto un Piano pluriennale per il raggiungimento degli obiettivi decisivi per modernizzare il nostro welfare:
Solo incrementando le risorse, la consistenza del sostegno e il carattere universalistico, il REI potrà diventare uno strumento valido per l’inclusione sociale.
Riconosciamo su questo terreno l’impegno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ci auspichiamo che sia stata imboccata la strada giusta per la lotta alla povertà nel nostro paese.