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Solo sette anni fa, il terremoto provocò 222mila vittime. Poi, il 4 ottobre 2016, l’uragano Matthew, categoria 4, si abbatté sul paese con venti fino a 230km/h. Nelle zone colpite, oltre il 90% delle abitazioni è andato distrutto e un milione e 400mila persone hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria. Nonostante sia passato molto tempo, la situazione attuale ad Haiti è ancora di piena emergenza.

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Il terremoto del 2010

L’epicentro fu registrano a circa 25 chilometri di distanza della città di Port-au-Prince, la capitale di Haiti. Il terremoto, di magnitudo 7.0 della scala MMS, avrebbe coinvolto più di tre milioni di persone tra vittime e feriti. Decine e decine le case e gli edifici distrutti. Gli ospedali di Port-au-Prince furono o totalmente distrutti i così danneggiati da non poter essere utilizzati.

L’uragano del 2016

Haiti era ancora in ginocchio a causa del terremoto. Nell’ottobre del 2016, fu colpita dall’uragano Matthew: approssimativamente, le vittime totali furono circa 3mila. Senza contare migliaia di case distrutte, e la maggior parte della popolazione haitiana rimasta senza acqua, cibo, elettricità e medicine.

L’intervento di ActionAid

“Non possiamo permettere che Haiti diventi il paese dimenticato” (Mike Noyes, responsabile Emergenze Umanitarie ActionAid UK).

ActionAid lavora ad Haiti dal 1997 e, forte dell’esperienza acquisita durante il terremoto del 2010, è subito intervenuta durante l’emergenza Matthew, potendo peraltro contare su relazioni stabili e durature con organizzazioni locali femminili e della società civile.

Inizialmente, abbiamo distribuito kit di primo soccorso e kit anticolera, dato che la malattia ha cominciato a diffondersi fin dalle prime settimane dopo l’uragano.

Cash for work

È stato poi strutturato un programma di “Cash for work”, per permettere alle tante persone rimaste senza mezzi di sostentamento (la stima è di 806mila persone in situazioni di grave insicurezza alimentare), di avere il necessario per ripartire.

Un programma di “Cash for Work” è un tipo d’intervento, solitamente di breve periodo, attuato dalle organizzazioni umanitarie in caso di disastri naturali o crisi di insicurezza alimentare. Permette ai beneficiari di essere impiegati in lavori di pubblica utilità in cambio di voucher per l’acquisto di beni o servizi.

Haiti è un paese dove molte persone vivono di agricoltura e l’uragano ha distrutto interi raccolti. Nel post emergenza, questo programma ha;

  • Da un lato permesso l’acquisto delle sementi necessarie (“Cash voucher for agricolture”);
  • Dall’altro, garantito voucher per l’acquisto di beni di prima necessità a chi ha partecipato ai lavori di ricostruzione.

Empowerment femminile

Un’attenzione particolare è stata poi dedicata alle donne, sia perché sono maggiormente a rischio in contesti di emergenza, sia come potenziali leader di comunità. L’empowerment femminile è, infatti, stato individuato come punto focale nei programmi umanitari dall’ultimo World Humanitarian Summit.

“Quando l’aiuto arriva attraverso la partecipazione delle donne, puoi essere sicuro che raggiungerà i beneficiari” (Caridad Nozard, partecipante alla formazione).

Le donne sono il cuore dei nostri programmi umanitari e di conseguenza prime beneficiarie dei corsi di formazione per preparare la popolazione a rispondere rapidamente ed efficacemente in caso di emergenza.

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Ci siamo quindi posti l’obiettivo di diminuire il numero di vittime di violenza, formando i leader di comunità sui metodi di prevenzione e costruendo quattro spazi sicuri per donne e ragazze (un quinto verrà completato a breve), che resteranno anche in futuro a disposizione.

La collaborazione con i gruppi locali

L’individuazione delle necessità è stata facilitata dall’avere uno staff in loco costituito da haitiani e partner locali, che ha permesso l’instaurarsi di un rapporto di fiducia con la popolazione.

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Non si è trattato di una scelta casuale: da sempre lavoriamo coinvolgendo la popolazione locale, sia nella definizione sia nello svolgimento dei propri programmi, affinché rispondano adeguatamente ai bisogni delle comunità. Questo accade sia per azioni di lungo periodo, che in interventi di risposta alle emergenze, all’estero come in Italia.

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