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Il 10 dicembre si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Questo giorno è l’anniversario dell’adozione ufficiale da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: un documento storico redatto nel 1948 e tradotto in oltre 500 lingue, che proclama i diritti inalienabili di ogni individuo, di ogni razza, colore, religione, sesso, linguaggio, orientamento politico o altra opinione, nazionalità od origine sociale, nascita o status.
L’articolo 1 della Dichiarazione recita: “Tutti gli esseri umani sono nati liberi ed eguali per dignità e diritti”. E proprio sull’eguaglianza si muove il tema della Giornata del 2021, che si lega a uno dei punti dell’Agenda ONU 2030 per la fine della discriminazione che affligge le persone più vulnerabili della società: donne e ragazze, popolazioni indigene o di discendenza africana, persone LGBTI, migranti e persone con disabilità.
È una violazione dei diritti umani ogni persona povera, affamata o discriminata a causa della sua provenienza che esiste nel mondo. C’è bisogno di parlarne, di chiedere più partecipazione e impegno a livello politico e sociale, per riuscire a costruire una nuova realtà che permetta la distribuzione più equa di poteri, risorse e opportunità. Tra le tante tematiche da affrontare, la più attuale è legata alla campagna vaccinale per la gestione della pandemia di Covid-19, che ha di nuovo evidenziato una disuguaglianza tra i Paesi che hanno giovato di una corsia preferenziale e quelli che sono stati lasciati indietro.
Durante la manifestazione organizzata per il 70° anniversario della Dichiarazione nel 2018, abbiamo chiesto al fianco di altre Onlus che le politiche locali come la comunità internazionale garantissero parità nel diritto al cibo, alla sicurezza economica e all’indipendenza delle donne. Da anni ci prodighiamo per combattere le disuguaglianze globali portando dove serve non solo una soluzione ai problemi di oggi, ma avviando progetti che abbiano un respiro più ampio, come la fornitura di beni, materiali e immateriali, per migliorare la situazione negli anni a venire.
Le opere di empowerment femminile che abbiamo attivato in Italia e nel mondo, sono parte integrante del motore del cambiamento. Basti pensare che, secondo la FAO, includere le donne nell’agricoltura nella stessa misura degli uomini aumenterebbe i raccolti a livello globale del 20-30%, riducendo così il numero degli affamati e portandoci un po’ più vicini all’obiettivo “Fame Zero” incluso nell’Agenda 2030. La formazione e la costruzione di una cultura civile su ogni livello, inoltre, hanno un impatto sull’inclusività e la giustizia sociale. Abbiamo scelto di raccontare meglio questo punto attraverso una storia che arriva dall’Africa.
Susan ha 45 anni e vive in Kenya. È sposata con Thomas e hanno 7 figli. Quando l’abbiamo incontrata, lavorava nelle coltivazioni di tabacco e aveva molti problemi economici. Era il 2014, e in Kenya avevamo avviato un progetto per l’allevamento di api: Susan abbandonò la coltivazione di tabacco concentrandosi su altre colture e su questa nuova attività.
Negli anni, Susan ha partecipato a tante attività organizzate da ActionAid: “Sono stata formata, insieme ad altri membri della mia comunità, sui diritti delle donne, sulla leadership femminile, sulle leggi e le politiche contro la mutilazione dei genitali femminili, sulla comunicazione con i media, sull’agricoltura per il commercio, sull’identificazione dei casi di violenza contro le donne e le ragazze, sul follow up relativi ai casi per essere sicura che venisse garantita giustizia alle vittime… Potrei continuare oltre, la lista è infinita!”.
Così come quella dei suoi successi: Susan ha gestito efficacemente 12 casi di violenza di genere, e collaborato alla condanna di persone implicate in casi di contaminazione, mutilazione, e violenza.
“Potrei riempire 96 pagine raccontando di come ActionAid ha portato benefici a me e alla comunità, aiutandoci a renderla un luogo migliore per le donne e i bambini, soprattutto bambine”, scrive Susan nel suo racconto. Grazie alle attività organizzate e supportate da noi di ActionAid all’interno delle scuole, Susan ha visto i risultati anche sui suoi figli. Il più grande ora è al terzo anno di università, e gli altri stanno continuando gli studi della scuola dell’obbligo.
“Questo non sarebbe mai stato possibile se avessi continuato a vivere la vita che avevo prima che ActionAid arrivasse a lavorare con noi, soprattutto donne che vivevano in condizioni di povertà come me”. La continua attività di Susan all’interno della sua comunità l’ha portata all’elezione nel 2017 a presidente della Goceso Women Network: una rete formata da altri 45 piccoli gruppi nata nel 2011 che ha lavorato da vicino con ActionAid per educare le comunità sui diritti delle donne.
Susan è la dimostrazione di come ogni persona abbia le forze per essere motore del cambiamento; quello che va garantito loro è la possibilità di agire. Senza discriminazioni.