di Yasser Toshtash, Emergency Programme Manager di ActionAid a Gaza
Nell’estate 2014 Gaza ha patito la sua terza guerra in soli sei anni; più di 2.200 palestinesi sono stati uccisi. Un quarto erano bambini. Più di 100.000 persone sono rimaste senza casa.
Insieme a colleghi e attivisti di ActionAid ci siamo mobilitati subito per aiutare la popolazione colpita. Alle famiglie in difficoltà abbiamo distribuito subito buoni per acquistare beni di prima necessità, come cibo, coperte, utensili da cucina e medicinali.
Assicurati i bisogni primari, ci siamo concentrati sul sostegno psicologico per i bambini traumatizzati e abbiamo realizzato corsi di formazione per dare alle donne gli strumenti per ricostruire il tessuto sociale all’interno delle comunità.
A due anni dal cessate il fuoco, poco è stato fatto per affrontare le cause profonde che hanno scatenato il conflitto.
Per quasi un decennio, Gaza è stata sotto assedio via cielo, terra e mare.
Oltre 1,8 milioni di persone vivono intrappolate.
A causa del blocco imposto dal governo israeliano, la popolazione non è in grado di accedere alle cure mediche essenziali e ai beni di prima necessità, di commerciare con il mondo esterno, pescare o allevare, con il conseguente aumento della disoccupazione.
Quasi nessuno dei materiali necessari per ricostruire le case e le scuole distrutte può essere trasportato a Gaza. L’elettricità viene fornita per meno di otto ore al giorno. Gli scolari sono costretti a studiare a lume di candela e negli ospedali medici e infermieri non sanno più cosa inventare per generare energia elettrica per curare pazienti.
Ho vissuto a Gaza tutta la mia vita e ho visto le cose andare di male in peggio.
Il cessate il fuoco è concordato il 27 agosto 2014, con lo scopo di fermare le ostilità tra le due parti e permettere l’accesso a Gaza di materiali da costruzione e ad aiuti, non viene rispettato e la gente continua a vivere nella paura.
Lavorando in prima linea con ActionAid, ho visto bambini così traumatizzati dalla guerra, da essere incapaci di parlare o interagire con gli altri bambini. Con l’organizzazione partner Fekra siamo al loro fianco, per aiutarli a ritrovare serenità e speranza. Proviamo un grande senso di sollievo ogni volta che vediamo un bambino che finalmente inizia a ritrovare un senso di normalità.
Ma quando ci chiedono, “arriverà di nuovo la guerra?”, è difficile trovare le parole per rassicurarli.
Per avere la vera pace ci deve essere giustizia.
E’ ora di affrontare le cause profonde alla radice di questa crisi umanitaria, per porre fine alle sofferenze una volta per tutte.
Per raggiungere la pace, il quasi decennale blocco israeliano su Gaza e l’occupazione della Palestina devono cessare. A Gaza la popolazione chiede:
- Possibilità di esportare le merci, in modo che la nostra economia possa crescere. Con il 43 %, Gaza oggi ha il più alto tasso di disoccupazione nel mondo!
- Libertà di circolazione, per entrare e uscire da Gaza. Gli effetti psicologici della restrizione al diritto di movimento sono causa di gravi forme di depressione e ansia. Prova a immaginare cosa significhi non poter vedere familiari e amici che vivono in Cisgiordania e all’estero!
- Fine del blocco su beni essenziali, quali forniture mediche o carburante. A Gaza mancano i medicinali di base, tanto che molte persone hanno dovuto essere operate senza antidolorifici.
I fatti:
- La guerra scatenata da Israele su Gaza nel 2014 ha lasciato 100.000 palestinesi senza casa. Ancora oggi 75.000 persone sono senza un tetto
- 547 edifici, tra asili e scuole di ogni grado, sono stati danneggiati o distrutti
- Il blocco di Gaza intrappola 1.8 milioni di persone e non permette il commercio, i viaggi, la pesca o l’allevamento, così come l’accesso ai servizi essenziali come il trattamento medico e l’istruzione
- Più della metà di tutte le donne che vivono a Gaza hanno subito violenza domestica
- Il 63 % delle donne ritiene che la violenza contro le donne sia aumentata dopo la guerra
ActionAid con altre organizzazioni della società civile chiede la fine del blocco di Gaza in modo da consentire alla popolazione di vivere una vita libera e dignitosa.
Prenditi un momento per guardare questo video e condividilo con amici, familiari e colleghi.
Firma subito la petizione per #OpenGaza ora e chiedi la fine del blocco.