16 novembre - "Guardiamo i bambini che perdono la vita perché non abbiamo nulla: i servizi vitali a Gaza si fermano senza carburante"
La testimonianza del Dr. Ahmad Muhannah dell'ospedale Al-Awda.
Servizi vitali come gli impianti di desalinizzazione dell'acqua, gli impianti di trattamento delle acque reflue e gli ospedali si stanno fermando a Gaza a causa della cronica mancanza di carburante, mentre molti sono già stati costretti a chiudere.
Gli ospedali ancora funzionanti stanno cercando disperatamente di continuare a curare i pazienti nonostante la mancanza di carburante. Ahmed Muhanna, direttore dell'ospedale Al-Awda, gestito dal partner di ActionAid Al-Awda, ha dichiarato: "Attualmente la situazione è molto critica. Continuano a bombardare intorno all'ospedale e vicino all'ospedale. Otto membri del nostro personale è stato ferito dai frammenti provocati dalle esplosioni. Anche le ambulanze sono state danneggiate. Non abbiamo carburante da una settimana. Abbiamo spento i generatori e ora stiamo lavorando con le luci a LED e ricarica batterie, ma i servizi sono ancora in funzione nell'ospedale Al-Awda, seppur con difficoltà e sfide".
Riham Jafari, Coordinatore dell'Advocacy e della Comunicazione per ActionAid Palestine, ha dichiarato: "La mancanza di carburante sta spingendo i servizi a Gaza oltre il punto di rottura. In alcune zone le acque reflue scorrono lungo le strade, non c'è una goccia di acqua potabile e molti ospedali hanno chiuso i battenti. La situazione è disastrosa. Tragicamente, le cose rischiano di peggiorare ulteriormente se, come previsto, le comunicazioni collassano completamente. A migliaia di persone viene già negato il diritto fondamentale all'acqua pulita, al cibo e all'assistenza sanitaria. Presto, anche il piccolo conforto di poter sentire le voci o leggere le parole dei loro cari, sarà loro rubato.
Una breve pausa non sarà sufficiente per consentire l'ingresso a Gaza di carburante e altri aiuti salvavita: solo un cessate il fuoco immediato e prolungato può raggiungere questo obiettivo. È chiaro che le pause di quattro ore concordate la scorsa settimana hanno fatto poco, se non nulla, per alleviare le sofferenze della popolazione di Gaza".
A Gaza è emergenza umanitaria. Dobbiamo intervenire subito!
10 novembre - Bambini a Gaza - Ogni dieci minuti un bambino viene ucciso.
Dal 7 ottobre sono almeno 4.237 i bambini uccisi a Gaza - un bambino ogni dieci minuti, più di 100 bambini al giorno. Altri 1.350 risultano dispersi sotto le macerie degli edifici bombardati e si presume siano morti.
Samar, 9 anni, è una delle migliaia di bambini intrappolati a Gaza: “Voglio che la guerra finisca e che si torni a casa, a dipingere e a studiare a scuola".
Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione ActionAid Palestina, ha dichiarato: "I bambini di Gaza stanno vivendo un orrore inimmaginabile, giorno dopo giorno, da più di un mese ormai. Sono affamati e assetati, costretti a nascondersi in spazi angusti e a temere per la loro vita mentre le bombe esplodono intorno a loro. Le forze israeliane devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e smettere immediatamente di bombardare ospedali e altri siti protetti. L'ordine di evacuazione dell'ospedale pediatrico Rantisi deve essere revocato. Anche se i bambini malati curati lì stessero abbastanza bene da poter essere spostati, con strade e veicoli danneggiati, come potrebbero andarsene? E dove possono andare in sicurezza? Deve esserci un cessate il fuoco permanente, ora".
A Gaza è emergenza umanitaria. Dobbiamo intervenire subito!
2 novembre - Gli ospedali di Gaza lanciano un appello disperato: "Migliaia di vite in pericolo. Quasi esaurite le scorte di carburante."
Le testimonianza di Bisan, giovane attivista.
Gli ospedali di Gaza stanno raggiungendo il punto di non ritorno perché le scorte di carburante si stanno pericolosamente esaurendo, mettendo a grave rischio la vita dei neonati nelle incubatrici. Mercoledì sera, il generatore principale dell'Indonesian hospital - uno dei principali ospedali nel nord della Striscia - è andato fuori servizio. Il personale è ora costretto a fare affidamento su un generatore secondario, che può servire solo alcune parti dell'ospedale, mentre continua a ricevere un afflusso di pazienti dal vicino campo profughi di Jabalia, che è stato bombardato martedì e mercoledì, con almeno 195 persone rimaste uccise.
Bisan, una giovane attivista di ActionAid a Gaza, ha inviato questo messaggio dall'ospedale Al-Shifa, la più grande struttura medica di Gaza: "Ora mi trovo all'ospedale Al-Shifa, nel reparto incubatrici. Il reparto incubatrici, come tutti i reparti dell'ospedale di Al-Shifa e anche di altri ospedali, rischia di non funzionare più perché non c'è carburante nella Striscia di Gaza, non c'è carburante che entri nella Striscia di Gaza o che vada agli ospedali. Quindi più di 45 incubatrici solo nell'ospedale di Al-Shifa potrebbero fermarsi. E questi neonati potrebbero morire... Perché hanno bisogno di cure speciali".
Oltre a curare i feriti, gli ospedali nel nord di Gaza fungono da luoghi di accoglienza per circa 117.000 mila persone sfollate dalle loro case dall'inizio della guerra. Ma senza cibo e acqua, combustibile per cucinare, vestiti o prodotti per l'igiene, le condizioni stanno diventando insostenibili.
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31 ottobre - Donne senza cure mediche a causa delle forniture minime di aiuti
Le testimonianze di Kitham e Salma.
Gli aiuti che entrano a Gaza sono una goccia rispetto alla crisi umanitaria che si sta sviluppando: le donne devono partorire senza anestesia, subire cesarei da sveglie e senza antidolorifici. I nostri operatori sul campo riportano anche un aumento dei casi di pazienti con febbre alta, molti dei quali bambini. “Siamo molto preoccupati che la mancanza di acqua potabile provochi un brusco aumento delle malattie e alla mancanza di igiene necessaria” fanno sapere da Gaza.
Molte donne come Khitam, madre di un neonato che si trova sfollata nel sud di Gaza, sono costrette a intraprendere viaggi pericolosi mentre gli ordini di evacuazione per coloro che si trovano nel nord di Gaza rimangono in vigore e gli ospedali continuano a subire intensi bombardamenti. "All'inizio, quando sono iniziati i bombardamenti e i missili, è stato dato l'ordine di evacuare le case... Quando abbiamo lasciato le nostre case, avevo partorito solo due giorni prima. Ero stanca dopo il parto. Ero appena stata dimessa dall'ospedale e stavo ancora perdendo sangue. Portavo in braccio mia figlia e correvo. Camminavamo sotto i missili e i bombardamenti, ci sedevamo per riposare sui marciapiedi e nelle strade. Ci siamo riposati e poi abbiamo continuato il nostro cammino fino a raggiungere questa scuola". Salma ha detto: "Non c'è abbastanza acqua per bere, lavarsi o altro. Non c'è abbastanza cibo, non ci sono servizi sanitari, né acqua, né elettricità. Le più semplici esigenze di vita non sono disponibili qui. Come donna incinta, temo per il mio bambino non ancora nato, dato che sono al mio ultimo mese di gravidanza. Non c'è abbastanza cibo o acqua per me e per il bambino..." Alle sue parole fa eco un membro dello staff di ActionAid Palestina a Gaza: "Ci sentiamo impotenti guardando negli occhi i nostri figli, non siamo in grado di alleviare le loro preoccupazioni. Non possiamo dire 'Andrà tutto bene', o 'Sei al sicuro'. In verità, non c'è un posto sicuro a Gaza. Nessun luogo è sicuro qui, né a nord né a sud... Vogliamo solo che questa guerra si fermi immediatamente. Chiediamo che si fermi lo spargimento di sangue, l'uccisione di donne e bambini. Il mio desiderio più grande ora è tornare a casa. Dormire sul mio letto e usare il mio bagno, tutto qui."
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30 ottobre - Centinaia di pazienti intrappolati mentre un bombardamento colpisce i pressi dell’ospedale Al-Quds nel nord di Gaza
I bombardamenti intorno all'ospedale Al-Quds si sono intensificati, mettendo in pericolo la vita di centinaia di pazienti e degli oltre 12.000 sfollati che si sono rifugiati nei corridoi e nei cortili dell'ospedale. Questo ospedale è sotto costante bombardamento e i pazienti non possono essere spostati. Se gli viene tolto il supporto vitale, non sopravviveranno al viaggio verso sud. Siamo estremamente preoccupati per la sicurezza dei pazienti e del personale di Al-Quds.
Riham Jafari, Coordinatrice delle attività di comunicazione e advocacy di ActionAid Palestina, dichiara "È chiaro che gli ospedali non possono essere evacuati senza mettere in pericolo delle vite. Come possono le persone - come i neonati in incubatrice, gli anziani e le persone sottoposte a ventilazione meccanica - come si può pretendere di evacuare un ospedale che è sottoposto a continui bombardamenti? Come ci si può aspettare che i medici, che lavorano 24 ore su 24 per mantenere in vita i pazienti, seguano questi ordini?"
L'ospedale Al-Quds non è l'unica struttura sanitaria che ha subito intensi bombardamenti. Nel weekend l’Ospedale Al-Shifa e l'Ospedale Indonesiano nel nord di Gaza sono stati ripetutamente bombardati, causando danni alle strutture. Il Turkish Friendship Hospital, l'unico ospedale oncologico di Gaza, ha esaurito il carburante mettendo a rischio circa 2.000 pazienti oncologici.
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29 ottobre - Una madre a Gaza “L’acqua che beviamo nemmeno gli animali possono berla, ma non abbiamo scelta”
Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e Comunicazione ActionAid Palestina, ci ha riferito: "Per fortuna siamo di nuovo in comunicazione con il nostro staff e i nostri partner dopo il blackout di Gaza. Ci dicono che la situazione è catastrofica, la gente è disidratata e si ammala. Molti non possono accedere all'acqua potabile e ricorrono all'acqua salata o non pulita”.
Una collega del nostro staff a Gaza descrive la situazione orribile: "Purtroppo nella Striscia di Gaza nessun luogo è sicuro, non c'è accesso all'acqua né all'elettricità. Come donna, sto soffrendo. Non ho accesso ai beni di prima necessità. Non c'è acqua. Ho sofferto durante le mestruazioni. Non c'era acqua disponibile per pulirmi e non potevo procurarmi gli assorbenti igienici".
Una madre rifugiata in una scuola delle Nazioni Unite ci ha raccontato: "L'acqua che beviamo non è adatta al consumo umano. Voglio dire, nemmeno gli animali possono berla. Ma non abbiamo altra scelta, questa è l'unica acqua disponibile. Dobbiamo bere. Noi moriremo comunque, ma i nostri figli piangono e urlano per la fame e la sete."
A Gaza, in questo momento, non c'è acqua potabile disponibile e molti ricorrono a bere acqua sporca o salata. Inoltre, le famiglie non sono in grado di lavarsi col rischio di diffusione di malattie infettive o mortali.
La mancanza d'acqua potabile e la minaccia di malattie trasmesse dall'acqua infetta potrebbero causare una catastrofe sanitaria per centinaia di migliaia di persone e una minaccia allarmante per la vita delle donne incinte e che allattano o che faticano a produrre il latte necessario per nutrire i loro bambini e mantenerli in vita.
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25 ottobre - Cisgiordania, la situazione precipita
La situazione in Cisgiordania sta rapidamente sfuggendo al controllo, con i civili palestinesi soggetti a crescenti attacchi da parte delle forze israeliane e dei coloni armati.
Secondo l'OCHA, dal 7 ottobre in Cisgiordania sono stati uccisi 104 palestinesi, tra cui almeno 28 bambini - il totale mensile più alto da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a tenere i registri nel 2005.
Incursioni militari giorno e notte nei campi profughi e nelle città, numerosi arresti.
Secondo i report palestinesi, mercoledì mattina presto, quattro palestinesi sono stati uccisi e altri 11 sono rimasti feriti in un attacco condotto dalle Forze Militari Israeliane nel campo profughi di Jenin.
Noor, una madre che vive con la sua famiglia nel campo profughi di Jenin, dice: "Ancora oggi, alcuni bambini dormono con le mani alzate. Questo perché, durante le recenti incursioni nel campo, i soldati israeliani irrompevano nelle case e chiedevano a tutti i membri della famiglia di alzare le mani in aria e arrendersi. I bambini, di conseguenza, ora dormono inconsciamente con le mani alzate. Non sono protetti, non hanno un senso di stabilità psicologica".
Un'altra madre che vive lì ha raccontato ad ActionAid che i cecchini sono saliti sui tetti che circondano il campo. Ha detto: "Sparano su tutto ciò che si muove nel campo con l'obiettivo di uccidere”.
La libertà di movimento viene drasticamente ridotta, con l'installazione di nuovi posti di blocco e impedendo ad alcuni di accedere all'assistenza sanitaria, all'istruzione o ai propri mezzi di sostentamento. Attualmente è la stagione della raccolta delle olive, ma, come negli anni passati, per la maggior parte dei contadini è diventato troppo pericoloso recarsi nella loro terra e raccogliere le olive, privandoli di una fonte di reddito vitale. Centinaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case: secondo l'UNOCHA, nel giro di due settimane 82 famiglie, composte da 607 palestinesi, tra cui 211 bambini, sono state sfollate da più di 13 comunità diverse in Cisgiordania. In Cisgiordania vivono già 871.000 rifugiati registrati, un quarto dei quali vive in 19 campi profughi. Questi dovrebbero essere luoghi in cui le persone vivere in sicurezza, eppure sono sempre più sotto attacco.
Con la situazione in Cisgiordania che rischia di raggiungere il punto di rottura, chiediamo al governo israeliano di rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale e di garantire i diritti e la protezione del popolo palestinese, compresi i rifugiati. Ricordiamo che i campi profughi non devono mai essere un obiettivo.
Riham Jafari, Coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: "I palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, continuano a subire attacchi da parte dei coloni, l'irruzione nei campi profughi, la presa di mira di civili, compresi bambini e donne, lo sfollamento, la demolizione di case, la confisca di terre, le incursioni nei villaggi palestinesi e l'uso eccessivo della forza letale. Esprimiamo la nostra preoccupazione per le crescenti restrizioni di movimento che limitano l'accesso di molti all'assistenza sanitaria, all'istruzione e ai mezzi di sussistenza. Le autorità israeliane hanno la responsabilità legale di garantire la protezione di tutti i palestinesi. Ciò include la garanzia che qualsiasi misura adottata non colpisca le persone in modo sproporzionato. La de-escalation è fondamentale per evitare ulteriori perdite di vite umane, proteggere i civili e garantire l'accesso ai servizi umanitari essenziali".
In Cisgiordania, negli ultimi dieci giorni ActionAid ha distribuito 700 kit per la dignità in diversi distretti ai lavoratori sfollati da Gaza che sono rimasti intrappolati in Cisgiordania dall'inizio dell'escalation. ActionAid continua a monitorare la situazione e a prepararsi a sostenere le persone colpite, ma la domanda supera di gran lunga le nostre attuali capacità e la situazione non fa che aumentare.
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24 ottobre - Appello per cessate il fuoco su Gaza
Agli ospedali restano 24 ore per curare i bambini, i feriti e i moribondi; le loro vite sono a rischio.
Lanciamo un appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo un'azione immediata per far arrivare a Gaza aiuti essenziali in carburante. Mentre gli ospedali sono sull'orlo di rimanere senza corrente, le vite dei pazienti, compresi i neonati e gli anziani, sono in grave pericolo.
L'ospedale Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, sta trattando oltre 5.000 pazienti, superando di gran lunga la sua capacità di 700 pazienti, e ospita oltre 45.000 sfollati interni. Senza aiuti di carburante, questi ospedali non saranno più in grado di curare i pazienti e molti di loro moriranno.
Siamo a un punto critico, in cui un'azione immediata può fare la differenza tra la vita e la morte di migliaia di civili a Gaza.
Chiediamo a tutti i governi e alla comunità internazionale di fare tutto ciò che è in loro potere per ottenere un cessate il fuoco immediato, revocare l'ordine di evacuazione a Gaza!
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23 ottobre - Gaza: audio testimonianza di un medico chirurgo da pronto soccorso
“Non ho mai assistito a una simile ferocia come questo attacco”
Un medico chirurgo che lavora nel pronto soccorso di un ospedale di Gaza ci ha inviato questa straziante nota vocale:
"Parlo come testimone dal pronto soccorso dopo 16 giorni di disastro. Ho partecipato come medico volontario a tutte le guerre su Gaza. Ma non ho mai assistito alla ferocia di questo attacco. Le uniche persone prese di mira sono civili innocenti e disarmati, la maggior parte donne e bambini. I corpi sono allineati fuori dall'ospedale e vengono messi nel furgone dei gelati finché non si trova lo spazio per seppellirli" - N.B.: Non possiamo identificare questa persona o l'ospedale in cui lavora per proteggere la sua incolumità.
"Abbiamo sentito un barlume di speranza quando gli aiuti sono finalmente arrivati a Gaza. Oggi siamo di nuovo nella disperazione. Questa è una punizione collettiva nei confronti di migliaia di donne, uomini e bambini che cercano disperatamente di vivere la loro vita in pace. A cosa servono 20 camion di forniture umanitarie se gli attacchi vengono intensificati contemporaneamente? Questi camion hanno rappresentato un momento di tregua per il popolo palestinese. I camion non sono stati sequestrati, eppure ora continuano le minacce di intensificare gli attacchi su Gaza che metteranno sempre più sotto pressione il sud del territorio. Anche in questa fase tardiva, esortiamo Israele a rinunciare a questa escalation e a mettere l'umanità al primo posto. Un orrore non può giustificarne un altro e continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e la fine della violenza in continua escalation" - spiega Riham Jafari coordinatrice advocacy e comunicazione ActionAid Palestina.
Dal 7 ottobre, 1.688 bambini sono stati uccisi dai bombardamenti su Gaza. Ciò significa che in media 120 bambini muoiono ogni giorno mentre il mondo guarda. Se i bombardamenti su Gaza si intensificheranno, non solo moriranno altri bambini, ma i medici non saranno in grado di proteggere
A Gaza è emergenza umanitaria. Dobbiamo intervenire subito!
20 ottobre - Apertura valico di Rafah per aiuti umanitari
Venti camion di aiuti sono insufficienti per oltre 2 milioni di persone.
I camion carichi di cibo, acqua e forniture mediche si stanno preparando a entrare a Gaza attraverso il valico di Rafah. Tuttavia, le limitate forniture di aiuti in arrivo non soddisfano i bisogni umanitari acuti e salvavita sul terreno. Inoltre, il territorio assediato ha disperatamente bisogno di carburante per i generatori degli ospedali al fine di curare alcune delle 12.500 persone ferite, nonché pazienti con condizioni di salute croniche che rischiano di morire a causa di malattie trattabili e per alimentare impianti di pompaggio e di trattamento per fornire acqua potabile sicura. Con l'infrastruttura civile distrutta e i servizi sanitari sull'orlo del collasso, ci sono gravi preoccupazioni che questi aiuti siano gravemente insufficienti.
Riham Jafari, Coordinatrice della Comunicazione e dell'Advocacy di ActionAid in Palestina:”Ancora più persone moriranno se gli ospedali a Gaza, affollati di feriti a causa dei continui bombardamenti e attacchi aerei, non riceveranno abbastanza carburante, forniture mediche e aiuti salvavita".
Nonostante le circostanze estremamente difficili noi di ActionAid, attraverso i partner locali come l'ospedale di Al Awda, stiamo continuando a fornire servizi vitali. Grazie a partner come l’Associazione Wefaq per l'assistenza alle donne e ai bambini (WEFAQ) stiamo fornendo sostegno alle migliaia di sfollati che attualmente cercano un rifugio. Stiamo inoltre fornendo supporto psicosociale di emergenza oltre a distribuire pacchi alimentari e articoli non alimentari alle persone colpite.
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18 ottobre - Famiglie terrorizzate tornano al nord di Gaza: “Preferiamo morire dignitosamente nelle nostre case”
La situazione umanitaria nel territorio assediato è catastrofica e del tutto evitabile. Più di 500 persone sono state uccise la scorsa notte all'ospedale arabo Al Ahli di Gaza e sei persone sono morte nell'attacco mortale di ieri a una scuola dell'UNRWA. Oggi, Israele ha preso di mira anche l'unico panificio operativo nel Sud, dove la maggior parte si è rifugiata, dando da mangiare a centinaia di palestinesi. Questi fatti sono violazioni del diritto umanitario - che non lasciano alcun luogo di rifugio sicuro alle famiglie disperate e le privano dell'accesso a strutture e cure essenziali per la vita. I raid aerei e i bombardamenti continuano 24 ore su 24 in tutte le aree di Gaza e i rifornimenti vitali si stanno esaurendo. Senza un cessate il fuoco, con un assedio in corso e un'offensiva di terra incombente, non c'è alcuna garanzia per la sicurezza di milioni di persone.
ActionAid chiede un cessate il fuoco immediato e un corridoio umanitario per fornire aiuti salvavita a una popolazione che ne ha un disperato bisogno.
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17 ottobre- Le donne incinte e i bambini si trovano in grave pericolo per la carenza di acqua. E senza acqua pulita è grave il rischio colera
Le forniture d'acqua stanno raggiungendo livelli critici in tutta Gaza a causa di un persistente blocco su carburante, acqua e cibo. La mancanza d'acqua e la minaccia di malattie trasmesse dall'acqua potrebbero causare una catastrofe sanitaria per centinaia di migliaia di persone e una minaccia allarmante per la vita delle donne in gravidanza e in allattamento e dei loro neonati. A Gaza vivono 50.000 donne in gravidanza, che attualmente non possono accedere ai servizi sanitari essenziali. Circa 5.500 di queste donne dovrebbero partorire nel mese a venire. Le scorte di carburante sono quasi esaurite e gli ospedali riferiscono che oggi resteranno senza corrente; con molti pazienti, tra cui i neonati nelle unità neonatali, in supporto vitale. Si tratta di un disastro umanitario di dimensioni senza precedenti.
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16 ottobre - In migliaia cercano rifugio dai bombardamenti nell'ospedale di Al-Shifa
Ventidue ospedali nella Striscia di Gaza hanno ricevuto l’ordine di evacuazione dalle forze militari israeliane, ma per molte persone rimangono l'unico luogo sicuro dove rifugiarsi. Attualmente, 35.000 persone si stanno rifugiando nell'ospedale più grande di Gaza, Al-Shifa.
“Viviamo e dormiamo negli ospedali, senza acqua, cibo e igiene” Guarda il video testimonianza di Bisan, una nostra attivista di 24 anni.
Bisan, 24 anni, giovane attivista di ActionAid Palestina, racconta in una video testimonianza dall’esterno dell’ospedale Al-Shifa "Sorprendentemente siamo ancora vivi. Prima di diventare un rifugio, questo era uno degli ospedali più importanti e più grandi della Striscia di Gaza. Le condizioni qui sono miserabili. Siamo senza acqua, senza cibo, senza igiene. Le persone dormono e giacciono per terra, nei corridoi e ovunque all'interno dell'ospedale"
La comunità internazionale deve unirsi per richiedere la revoca degli ordini di evacuazione e garantire la protezione delle strutture sanitarie e dei lavoratori della sanità in questo momento senza precedenti.
Noi di ActionAid chiediamo un cessate il fuoco e la fine di questo ciclo ripetuto di escalation di violenze. Chiediamo anche la creazione di un corridoio umanitario sicuro per fornire assistenza e medicinali e per la protezione delle infrastrutture civili e dei civili.
Gli ospedali, le scuole, le strutture umanitarie e i rifugi devono essere protetti dai combattimenti e non dovrebbero essere né occupati dai combattenti né deliberatamente presi di mira.
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16 ottobre - Migliaia di persone al valico di Rafah
Appello per la sua apertura, serve urgente assistenza umanitaria.
Le segnalazioni provenienti dal valico di Rafah, situato tra Gaza e l'Egitto, indicano che i rifornimenti umanitari provenienti dal Marocco e dall'Egitto non riescono a raggiungere coloro che ne hanno più bisogno. La popolazione di Gaza è sull'orlo di una catastrofe umanitaria e ha un disperato bisogno di cibo e acqua per sopravvivere.
La popolazione di Gaza sta affrontando circostanze disperate, le famiglie stanno facendo a meno dei pasti e la mancanza di acqua pulita rappresenta un grave rischio per la salute della popolazione estremamente vulnerabile. La vita di numerose persone, tra cui donne, bambini e persone con disabilità, è in bilico. Si profila una catastrofe umanitaria, e la comunità internazionale deve unirsi per evitarla. È necessaria un'azione immediata per fornire assistenza essenziale alla popolazione di Gaza e per alleviare le loro sofferenze in questo momento critico.
Chiediamo l'immediata revoca dell'ordine di evacuazione e la garanzia della piena protezione e sicurezza dei civili nel rispetto del diritto internazionale.
A Gaza è emergenza umanitaria. Dobbiamo intervenire subito!
14 ottobre - Evacuazione a Gaza
Le donne incinte si trovano di fronte a una scelta impossibile.
La testimonianza di Amal, donna sfollata verso sud mentre la figlia incinta resta al nord:Amal Abu Aisha, una donna della Striscia di Gaza fuggita dalla sua casa, condivide con gli operatori umanitari di ActionAid le sue preoccupazioni per lo sfollamento verso Sud e per sua figlia Razan, incinta e pronta a partorire, ma che rimane nella sua casa senza nessuno che possa prendersi cura di lei o aiutarla con il parto: "Non so cosa fare, visto che suo marito sta svolgendo il suo dovere di medico negli ospedali di Gaza in questa difficile situazione. Non posso raggiungerla e lei non può spostarsi in ospedale a causa dei continui attacchi e del sovraffollamento degli ospedali. Ho solo bisogno di starle accanto... è il suo primo figlio. Non riesco a immaginare come possa sopportare da sola i forti dolori del travaglio".
Riham Jafari, coordinatore Advocacy e Comunicazione per la Palestina, spiega: "Mentre migliaia di persone fuggono verso sud abbandonando le proprie case e comunità, è preoccupante assistere alle minacce di colpire ospedali e infrastrutture civili, una enorme violazione del diritto internazionale e disprezzo per le vite umane. Siamo particolarmente preoccupati per l'impatto devastante sulle 50.000 donne incinte presenti a Gaza in questo momento e sui neonati, che vengono lasciati senza cure mediche essenziali e senza la sicurezza che meritano, mentre viene chiesto alla popolazione civile di compiere la scelta impossibile di fuggire senza alcuna garanzia di sicurezza o di rimanere a rischio di morte quasi certa".
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10 ottobre - A Gaza è emergenza umanitaria
Mentre migliaia di civili fuggono dall’area settentrionale di Gaza temendo per le loro vite, ActionAid chiede un immediato cessate il fuoco, la revoca dell'ordine di evacuazione e la garanzia della piena protezione e sicurezza dei civili.
In questo momento, la popolazione di Gaza si trova di fronte alla drammatica scelta di fuggire senza garanzia di sicurezza o rimanere a rischio di morte. Negli ultimi giorni, Israele ha bombardato incessantemente le strade che vanno dal nord al sud di Gaza mentre i palestinesi erano in movimento.
Nelle ultime 12 ore, centinaia di migliaia di donne e bambini sono stati costretti a spostarsi su strade non sicure e sotto il bombardamento.
L'ordine dell'esercito israeliano per 1,1 milioni di persone nella parte settentrionale di Gaza di evacuare entro 24 ore è impossibile da attuare senza devastanti conseguenze umanitarie. Lo spostamento forzato di più di un milione di persone costituisce anche una grave violazione del diritto internazionale.
Nessun rifornimento umanitario è stato consentito a Gaza per una settimana, il cibo e l'acqua stanno scarseggiando e persino gli edifici dell'ONU non sono più un rifugio sicuro per i civili.
Siamo allarmati per la crisi umanitaria che sta colpendo la vita di oltre due milioni di persone. "La situazione all'interno di Gaza è disastrosa, poiché le case e i civili continuano a essere bersaglio indiscriminato di continui bombardamenti", ha dichiarato Nadim Zaghloul, direttore ActionAid Palestina che si trova in West Bank. "I nostri colleghi sono fuggiti dalle loro case e stanno utilizzando gli ospedali come rifugi. I raid aerei sono continui e intere famiglie hanno perso la vita".
Samah, una delle operatrici umanitarie di ActionAid a Gaza, si è rifugiata a casa di sua madre, insieme alla figlia di 15 anni e al figlio di 13 anni. Le bombe cadono pericolosamente vicine a loro giorno e notte. "Non possiamo dormire di notte e non possiamo riposare di giorno. La mia famiglia ha fatto scorta di cibo e acqua prima di mettersi al riparo, con gli scaffali già quasi vuoti. Ma non possono uscire a fare rifornimenti, per paura di essere presi di mira o di essere coinvolti nei bombardamenti. Penso ai miei figli. Penso se domani saremo vivi o no".
Le infrastrutture civili sono state danneggiate, con oltre mezzo milione di persone che vivono senza acqua potabile e servizi igienici. Gli ospedali stanno esaurendo le scorte mediche. "Siamo solo a pochi giorni dall'inizio della crisi, ma la portata senza precedenti delle ostilità minaccia un'emergenza umanitaria di dimensioni inimmaginabili, anche per una regione fin troppo abituata ai disastri. Con l'annuncio del blocco totale a Gaza, oltre due milioni di persone precipiteranno ulteriormente nella crisi e saranno completamente tagliate fuori da cibo, elettricità e carburante" continua il direttore di ActionAid Palestina - "Chiediamo con urgenza la fine della violenza e il passaggio sicuro degli aiuti umanitari a coloro che ne hanno più bisogno".
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L’appello
In risposta all'escalation della violenza al confine tra Israele e Gaza, noi di ActionAid chiediamo a tutte le parti di cessare immediatamente ogni offensiva militare contro i civili e alla comunità internazionale di sostenere un ritorno ai colloqui di pace costruttivi, poiché rappresentano il mezzo più efficace per tutelare i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele.
Nadim Zaghloul, Direttore di ActionAid Palestina dichiara: "ActionAid è profondamente preoccupata per l'escalation di violenza lungo il confine tra Israele e Gaza. La situazione mette in evidenza il fallimento della comunità internazionale nell’affrontare l'occupazione prolungata e il blocco di Gaza, sottolineando l'urgente necessità di una soluzione duratura in conformità alle risoluzioni delle Nazioni Unite”.
Al momento le comunicazioni con lo staff a Gaza sono discontinue a causa delle frequenti interruzioni di corrente e delle reti internet e telefoniche molto disturbate.
"Esprimiamo il nostro cordoglio per i civili innocenti le cui vite sono state strappate via e siamo solidali con i nostri colleghi che vivono nella paura e sotto coprifuoco. La nostra priorità al momento è quella di garantire la sicurezza dello staff che lavora a Gaza e monitorare attentamente la situazione umanitaria insieme ai nostri partner locali, pronti a sostenere le comunità colpite dalla violenza" conclude Nadim Zaghloul.
Il nostro lavoro nei Territori Palestinesi Occupati
Da molti anni operiamo nei Territori Palestinesi Occupati, sostenendo la popolazione che vive senza accesso ai servizi di base e ai più fondamentali diritti umani e libertà.
A Gaza, gran parte dei civili sono bambini e adolescenti che non hanno mai conosciuto una vita senza il blocco o vissuto un'infanzia normale e che necessitano di un costante supporto psicologico. Le molteplici escalation e guerre a Gaza hanno causato a migliaia di bambini un disturbo da stress post-traumatico e soffrono di depressione, dolore e paura. Il nostro sostegno alle donne e ai bambini include l'assistenza psicosociale e attività ricreative promosse in un ambiente sicuro in cui le persone possano trovare conforto e sollievo emotivo, favorendo così il loro recupero e il loro benessere generale. Abbiamo anche all’attivo molteplici interventi di emergenza con fornitura di assistenza umanitaria essenziale, tra cui cibo, rifugi, medicine e kit igienici.
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