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Nel novembre 2020 abbiamo promosso, insieme all’Associazione OnData e a Transparency International Italia, la Campagna #DatiBeneComune per chiedere al Governo italiano di pubblicare in maniera aperta i dati sulla gestione della pandemia di COVID-19. Da allora le organizzazioni che sostengono la campagna sono diventate 255 e nel 2021 la Campagna ha iniziato a chiedere l’apertura di tutti i dati relativi al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e, più in generale, l’apertura di tutti i dati di pubblico interesse. Per questo oggi chiediamo trasparenza anche sui dati sull’interruzione volontaria di gravidanza e sulle obiezioni di coscienza.
I dati sull’interruzione volontaria di gravidanza che pubblica il Ministero della Salute non sono aperti e riusabili, non sono aggiornati e non contengono tutte le informazioni adeguate a comprendere bene il fenomeno, agire, proporre e prendere decisioni. Il Ministero della Salute - che produce annualmente la relazione sull’attuazione della legge 194/1978, per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria di gravidanza - a settembre 2021 ha pubblicato la Relazione 2021, con dati consolidati per il 2019 e dati preliminari per il 2020. Si tratta inoltre di un documento in formato PDF di circa 100 pagine con grafici, tabelle e dati numerici inframezzati al testo, e con una sezione dedicata ai soli dati, che da sola occupa il 30% delle pagine.
È necessario avere accesso a dati aperti, facilmente consultabili. Per questo pubblichiamo la lettera aperta al Ministero della Salute con le nostre richieste:
Dalla rete di datiBeneComune è emerso che i dati sull’interruzione volontaria di gravidanza che pubblica il Ministero della Salute non sono aperti, machine readable, riusabili, non sono “correnti” e non contengono tutte le informazioni adeguate per comprendere lo stato delle cose, agire, proporre, prendere decisioni.
Per questo insieme a tante belle organizzazioni e persone, abbiamo preparato questa lettera aperta, che invieremo al Ministero. Grazie a tutte/i quelle/i che l’hanno redatta. Se vuoi aderire, e scrivere anche tu al Ministero, scrivici.
La campagna datiBeneComune ha l’obiettivo di fare in modo che i dati e le informazioni raccolti dalla Pubblica Amministrazione siano in modo efficace un bene comune.
Vorremmo che lo fossero anche quelli sull’interruzione volontaria di gravidanza e sulle obiezioni di coscienza.
Il Ministero della Salute produce annualmente la relazione sull’attuazione della legge 194/1978, per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza.
A metà settembre 2021, il Ministero ha pubblicato la Relazione 2021, con dati consolidati per il 2019 e dati preliminari per il 2020.
È un documento in PDF di circa 100 pagine con grafici, tabelle e dati numerici inframezzati al testo, e con una sezione dedicata ai soli dati, che da sola occupa il 30% delle pagine.
Questa – come indicato nel Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) e dettagliato nelle “Linee guida nazionali per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico” – non è la modalità adeguata per una Pubblica Amministrazione di pubblicare dati.
A maggior forza per dati di questo interesse, con questo impatto sociale, e con la condizione attuale dei Servizi Sanitari Nazionale/Regionali progressivamente e violentemente svuotati nella loro funzione di tutela e prevenzione dei diritti di salute/benessere della cittadinanza.
L’interruzione volontaria di gravidanza ha a che fare con il quotidiano: avere una relazione con dati definitivi di quasi 2 anni fa è un’altra scelta inadeguata.
La Relazione si concentra principalmente sulle caratteristiche delle donne che fanno ricorso all’IVG e alle modalità di svolgimento dell’IVG. Tali dati vengono raccolti con modelli D12 dell’Istat che devono essere compilati per ciascuna IVG nella struttura in cui è stato effettuato l’intervento.
L’analisi dell’obiezione di coscienza si trova nella terza parte della Relazione e contiene dati più disomogenei per quanto riguarda tipologia e numerosità di strutture (Tabelle 23 e 23bis), personale obiettore e non obiettore (Tabella 28). Come si legge nella relazione stessa “i dati relativi all’obiezione di coscienza non sono attualmente inseriti nei modelli D12 Istat per la rilevazione delle IVG, ma vengono richiesti annualmente dal Sistema di Sorveglianza ISS attraverso il questionario trimestrale nel quale ciascuna Regione indica il numero complessivo delle unità di personale interessato obiettore (…) e non obiettore (…). La richiesta si riferisce a tutto il personale operante negli istituti di cura con Reparto di ostetricia e/o ginecologia, anche se le Regioni non sempre forniscono il dato in questa forma”.
Infine, una sola pagina della Relazione è dedicata all’esistenza e alle attività interne ai Consultori familiari, i cui dati sono raccolti attraverso un “monitoraggio ad hoc” (p. 62 della relazione) che non comprende l’esistenza dell’obiezione di coscienza del personale che vi presta servizio.
A pagina 58 della Relazione si legge:
“La tabella 28 – Obiezione per categoria professionale nel servizio in cui si effettua l’IVG presenta i dati relativi a ciascuna Regione, in valore assoluto e percentuale, relativi al personale obiettore per categoria professionale. Nel 2019, la quota di obiezione di coscienza risulta elevata, specialmente tra i ginecologi (67% rispetto al 69% dell’anno precedente).
Tra gli anestesisti la percentuale di obiettori è più bassa, con un valore nazionale pari a 43,5%, in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente (46,3%). Ancora inferiore, rispetto ai medici e agli anestesisti, è la proporzione di personale non medico che ha presentato obiezione nel 2019: 37,6%.
Per tutte e tre le categorie professionali i dati rilevati dal Sistema di Sorveglianza evidenziano una significativa variabilità per area geografica e per Regione.”
Si sottolinea che, secondo quanto indicato nell’art. 9 della Legge 194/78, “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dall’art. 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione di gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8.”
Il controllo e la garanzia che ciò si verifichi è affidato alle Regioni. Inoltre, il personale deve ricordare che “L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento” (art. 9 della Legge 194/78).”
Alla luce di tutto questo chiediamo che:
Il monitoraggio dell’obiezione di coscienza dovrebbe essere condotto attraverso un modello unico per ciascuna struttura/servizio pubblico o convenzionato autorizzato, da compilare con cadenza regolare annuale. Ciò fornirebbe:
La pubblicazione in formato aperto dei dati relativi all’obiezione di coscienza dovrebbe dunque essere fatta a partire dalle singole strutture, compresi i consultori, che inviano informazioni al Ministero della Salute.
Variabili da includere:
Adesioni: