Quando un anno fa abbiamo lanciato l’allarme sulla carestia nel Corno d’Africa, intervenendo prontamente. Le persone a rischio carestia erano 12 milioni. Oggi, purtroppo, la situazione non è migliorata: la stagione delle piogge è saltata, peggiorando la siccità già presente e contribuendo al diffondersi di malattie, come il colera e forme gravi di dissenteria.
La causa
Si chiama El Niño. Si tratta di un fenomeno climatico straordinario che genera un eccessivo riscaldamento delle acque del Pacifico. Come conseguenza, l’Africa orientale e l’Africa meridionale si ritrovano a dover affrontare prolungati periodi di siccità.
La situazione in Somali, Kenya ed Etiopia
- Somalia. Più di sei milioni di persone hanno urgentemente bisogno di aiuto. Più dell’80% del bestiame è andato completamente perso.
- Etiopia. Ci sono cinque milioni e 600mila persone che necessitano di cibo al più presto. Circa tre milioni di madri e bambini sono gravemente malnutriti.
- Kenya. Due milioni e 700mila persone necessitano di aiuti umanitari. Donne e ragazze sono costrette a camminare anche per nove chilometri prima di trovare la più vicina fonte d’acqua potabile.
Conseguenze
Oggi, le persone che rischiano di morire di fame sono 14,6 milioni e più di 690.000 bambini risultano gravemente malnutriti. Con il peggiorare del cambiamento climatico, saranno sempre più frequenti e più gravi queste crisi alimentari e idriche.
Molti anche i profughi che si stanno spostando da una regione all’altra dei Paesi colpiti, come in Somaliland, lo stato che ha proclamato la propria indipendenza e dove al momento due milioni di persone sono in movimento alla ricerca di cibo e acqua.
Tra le persone maggiormente a rischio, come in ogni emergenza, donne e bambine, tradizionalmente addette alla raccolta dell’acqua: allungandosi i tragitti da percorrere - spesso da sole - alla ricerca di acqua pulita, aumenta il rischio di subire violenze.
A ciò si aggiunge la segnalazione di donne, specialmente in Somaliland, l’area più colpita di tutta la regione, dell’impossibilità di allattare a causa della mancanza di cibo e della propria malnutrizione.
Il nostro impegno
Dall’inizio della crisi, abbiamo distribuito beni di prima necessità a più di 316mila persone, focalizzandoci inizialmente sulla fornitura di granoturco, riso, legumi e olio. Per arginare il diffondersi di malattie legate all’utilizzo di acqua non potabile, abbiamo garantito la fornitura a 59.600 persone, riparando pozzi e tubature e fornendo taniche per lo stoccaggio.
Indispensabile anche rispondere alle necessità igieniche di donne e ragazze: lo abbiamo fatto distribuendo più di 5mila kit igienici, contenenti tra le altre cose sapone, biancheria e assorbenti.
Stiamo supportando il più possibile anche gli allevatori, distribuendo fieno per tenere in vita il bestiame, spesso indispensabile per la sopravvivenza delle comunità.
Abbiamo inoltre attivato un sistema di sussidio per aiutare le donne a coprire i bisogni essenziali della propria famiglia, come il pagamento delle rette scolastiche dei figli.
In Kenya è attivo anche un servizio per garantire un pasto nutriente a scuola a 19.500 bambini.
La crisi non è ancora finita
Questa crisi alimentare e idrica sta peggiorando drammaticamente gli esistenti livelli d’insicurezza alimentare nella zona del Corno d’Africa. Non sono previsti miglioramenti climatici per i prossimi sei mesi.
Siamo attivi in zona e possiamo fare di più con il tuo sostegno.