Questo sito utilizza cookie tecnici per migliorare la tua navigazione e cookie di analisi statistica di terze parti. I cookie di analisi possono essere trattati per fini non tecnici da terze parti.
Se accetti di navigare in questo sito, acconsenti all’uso di tutti i cookie e, in particolare, per permetterci di usare cookie di profilazione per aggiornarti sulle nostre attività in maniera personalizzata.
Se vuoi saperne di più Clicca qui.
La crisi in Tigray non accenna a risolversi. È di novembre 2020, quando sono scoppiate le violenze che dalla regione si sono allargate fino alla zona di Amhara, che la situazione per la popolazione continua a peggiorare.
Dopo undici mesi di guerra si è delineata una catastrofe umanitaria che conta migliaia di vittime, milioni di sfollati, il rischio carestia e la costante difficoltà da parte degli aiuti internazionali di raggiungere i luoghi in cui c’è più bisogno di conforto e sostegno.
A luglio il conflitto si è esteso nella regione di Amhara, in altre cinque zone (la parte Nord e Sud di Wollo, a Waghemira, e nella parte Nord e Sud di Gondar), e nella parte occidentale di Afar. Questa escalation ha portato a ulteriori 550mila sfollati da Amhara e altri 140mila da Afar in soli due mesi.
Al momento non è possibile comunicare con le persone dentro alla regione, e sono bloccate le strade e gli aeroporti. Fonti ONU riferiscono che, negli ultimi due mesi, l’accesso agli aiuti umanitari è bloccato o molto ridotto, e la popolazione è a corto di tutto: soldi, rifornimenti, cibo e generi non alimentari.
António Guterres, il segretario delle Nazioni Unite, ha dichiarato che ci sono già “400mila persone che vivono in condizioni simili alla carestia. I livelli di malnutrizione infantile segnalati sono ora allo stesso punto dell’inizio della carestia in Somalia del 2011. Ad oggi, il flusso di aiuti umanitari per soddisfare questi bisogni rimane molto al di sotto del necessario” (fonte news.un.org).
Contemporaneamente, è stata confermata la terza ondata di Covid-19 in Etiopia: 3 milioni di casi e 5.000 vittime, con 2,4 milioni di dosi di vaccino somministrate, e 3 milioni di test effettuati che evidenziano un tasso di infezione a più del 20%.
Da aprile, inoltre, sette regioni sono state interessate da inondazioni che hanno colpito 600mila persone e ne hanno lasciate 200mila senza casa. I danni alle infrastrutture stanno mettendo a rischio anche le dighe, mentre la stagione delle piogge ancora non si è conclusa.
Il numero delle persone che hanno bisogno d’aiuto cresce ogni giorno che passa.
Secondo l’OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, nella parte settentrionale del Paese ci sono 5 milioni e 200mila persone che hanno bisogno di cibo. La malnutrizione sta colpendo anche le donne in gravidanza e in allattamento: il 79% di circa 150mila donne esaminate sta soffrendo di malnutrizione acuta.
Mancano anche i medicinali. Sempre secondo OCHA, i rifornimenti bloccati all’ingresso del Tigray stanno causando un effetto a catena sulla situazione sanitaria del Paese. Sarebbe necessario vaccinare più di 887mila bambini per la polio e 790mila per il morbillo, per evitare il più possibile lo scoppiare di un’epidemia.
Con ActionAid siamo presenti principalmente nella regione di Afar. Al fianco dei partner locali stiamo lavorando con il centro degli sfollati della città di Dessie, nella regione di Amhara. È impossibile fare previsioni, ma speriamo di aver accesso al Tigray per continuare ad aiutare le migliaia di sfollati raccolti nei campi profughi di Amhara e Afar.
Abbiamo raggiunto finora più di 19mila persone, di cui il 60% donne, con cibo, kit di igiene e sapone per lavare i vestiti. Abbiamo assistito 1.740 bambini malnutriti e messo a disposizione coperte, teli di plastica, e altri mezzi per contrastare le condizioni atmosferiche avverse.
Stiamo lavorando per favorire la consapevolezza sulla violenza di genere nei campi degli sfollati, e abbiamo istituito un comitato guidato da donne per gestire queste e altre problematiche.
Le nostre azioni sono sostenute dalle donne leader delle comunità, dai centri per gli sfollati e sono state possibili grazie al supporto di partner come Rohiwedu, PADeT e Redeem the Generation.
Siamo molto lontani dalla risoluzione del conflitto e delle problematiche ad esso legate, e c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile per prevenire il peggio che si sta delineando ogni giorno di più.
Se preferisci, puoi donare anche con bonifico bancario:
IT20O0503401647000000064120
intestato ad ActionAid International Italia Onlus
Causale: Emergenza Etiopia