Attrice, scrittrice, impegnata da sempre per la difesa dei diritti delle donne, Lella Costa dà voce al nostro nuovo podcast.
Invictae, disponibile in esclusiva su Audible dal 25 novembre, è il podcast in 4 puntate che lei stessa ha scritto insieme a Gabriele Costa, per celebrare la forza e il coraggio delle donne.
L’abbiamo intervistata per raccontarvi come è nato e si è sviluppato questo progetto.
Invictae è un progetto che ha coinvolto tante persone del mondo ActionAid, dallo staff alle nostre attiviste. Abbiamo creato un progetto corale, con storie di donne provenienti da tutto il mondo.
L’idea vincente però è indubbiamente tua: abbinare a storie attuali, storie di donne del passato. Come ti è venuta in mente?
- Prima di tutto mi fa piacere dire che sono grata per ciò che fate in difesa dei diritti delle donne, con coerenza, dignità, giustizia. Un lavoro prezioso. L’idea mi è venuta perché raccontare storie è un po’ il mio mestiere. Me ne sono resa conto con lo spettacolo a cui sto lavorando - interrotto dalla pandemia - che prende spunto dal “Catalogo delle donne valorose” di Serena Dandini. La sua idea, che abbiamo ripreso in teatro, è stata di raccontare biografie di donne del passato remoto e meno remoto, note e altre di cui si sapeva ben poco. Ho voluto con Gabriele Scotti, coautore anche delle storie elaborate per il podcast Invictae, riprendere quest’idea.L’idea era dare il senso della sterminata quantità e qualità dei talenti femminili. Perché le donne hanno fatto cose importanti non solo per se stesse, ma per l’umanità. Non permettere a una donna di valorizzare il proprio talento porta a un impoverimento suicida per tutti. Le notizie diventano tue se qualcuno le compone in racconto, altrimenti la mera comunicazione di notizie fugge via, non siamo ricettivi. Questo vale soprattutto sui dati e sulle storie che si nutrono di dati reali, soprattutto oggi che le notizie sulla pandemia ci inondano di una notevole quantità di cifre giornalmente.
Ogni puntata propone storie di ActionAid del presente che si intrecciano con storie del passato. E tu Lella hai una conversazione con una portavoce di ActionAid, che cambia in ogni puntata.
C’è qualcosa che ti ha colpito in particolare in queste testimonianze?
- Sono storie molto diverse anche se hanno elementi comuni. Quello che mi ha colpito è questa capacità straordinaria delle donne di dare contributi fondamentali, di fare rete. Come ad esempio durante le catastrofi naturali.Ad esempio la storia di Sabita che si trova a vivere l’esperienza dei cicloni. Le donne si fanno carico non soltanto della propria salvezza, ma di quella delle comunità. Mi ha molto colpito come la presenza di ActionAid sia discretissima e legata all’importanza dell’informazione, al mettere a disposizione conoscenza e competenze. Mi ha poi colpito la storia, tutta lombarda, di Elisa, che durante la pandemia stampa volantini per ricordare che se non si può uscire, è sempre possibile fare una telefonata. Anche e soprattutto per le donne a rischio violenza. Mi ha fatto riflettere sul come molto spesso da giovani ci entusiasmiamo, indigniamo, giustamente, davanti a eventi, ingiustizie, tragedie che accadono molto lontano, ma spesso si possono cambiare le cose a cominciare dai propri vicini di casa. Perché i meccanismi di sopraffazione ci sono anche in Italia. (ndr: Elisa è una attivista ActionAid di San Donato Milanese).
Quest’iniziativa ha l’obiettivo di attirare l’attenzione di media, pubblico istituzioni su violenza sulle donne e lotta agli stereotipi. È lunga, noi la combattiamo ogni giorno.
Secondo te a che punto siamo?
- Non ho dati per dire oggettivamente. Se vale la percezione mi pare che continuamente si facciano piccoli passi in avanti, ma poi ci sono situazioni, come la pandemia, che finiscono inevitabilmente per avere un peso eccessivo sulle donne. Sembra un meccanismo inestirpabile che quando c’è una crisi, una sofferenza, una crisi economica a pagarne le spese siano sempre le donne per prime. Una cosa che mi colpisce a livello di comunicazione è che ci sia subito una reazione di insofferenza. Quando provi a parlare di violenza domestica e di genere è sempre un “ma ancora?”
Proprio per trovare nuovi linguaggi di sensibilizzazione, abbiamo deciso di usare lo strumento della parola tramite la voce di Lella Costa.