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La nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza) non contiene alcuna previsione sulla crescita dei fondi per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS).
L’assenza di indicazioni è preoccupante. Ancor piĂą se si pensa al calo giĂ registrato nel 2018, quando si è passati da 5,19 a 4,15 miliardi di euro, con un taglio di oltre 1 miliardo di euro.Â
A incidere su questo calo è stata la riduzione, sulla scia della diminuzione degli arrivi sulle coste italiane, della spesa per l’accoglienza dei migranti (in-donor refugees cost), che non andrebbe conteggiata come APS, ma che aveva allo stesso tempo garantito negli ultimi anni una fittizia crescita costante fino ad arrivare allo 0,3% del reddito nazionale lordo.Â
Aspettiamo di vedere quali saranno le risorse effettivamente destinate all’Aiuto pubblico allo sviluppo nella Legge di bilancio, ma è prevedibile che le stime della spesa italiana per il 2019, che l’Ocse renderà note ad aprile del prossimo anno, saranno ben lontane dall’obiettivo dello 0,33% del rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo indicato nella Nota di aggiornamento del 2018.
Ancora di piĂą se le consideriamo al netto della spesa in accoglienza.
Infatti, nei dati riportati dal nostro rapporto “Italia e la lotta alla povertà nel mondo: le sfide per una cooperazione efficace”, emerge come al netto della spesa per l’accoglienza, l’Italia nel 2018 abbia speso appena lo 0,21% dell’aiuto in rapporto al reddito nazionale lordo: una cifra lontana anni luce dall’obiettivo dello 0,7%, stabilito dalla comunità  internazionale.
Lascia piuttosto perplessi inoltre che nella Nadef la cooperazione pubblica allo sviluppo sia collocata all’interno di una più ampia strategia di internazionalizzazione del sistema Italia.
Infatti, come prevede anche la legge, l’obiettivo della cooperazione allo sviluppo dovrebbe essere quello di sradicare la povertĂ e ridurre le disuguaglianze, tutelare e affermare i diritti umani, prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione. Non promuovere il “made in Italy”.Â
Come evidenzia il rapporto, a fronte di volumi quantitativi non elevati, l’Italia può fare la differenza solo aumentando la qualità e l’efficacia della propria cooperazione assieme alla coerenza delle altre politiche con gli obiettivi di sviluppo come mostra il caso dell’azione esterna in materia di migrazione.
Qui il rapporto “Italia e la lotta alla povertà nel mondo: le sfide per una cooperazione efficace”.