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Cibo, forniture mediche, carburante. Troppi gli aiuti umanitari bloccati.
Ci troviamo ora di fronte a una situazione paradossale, in cui solo pochi chilometri separano magazzini che pullulano di prodotti rifiutati ma vitali, come cibo e forniture mediche, e persone disperate che muoiono di fame e di dolore”, Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina racconta di una situazione complessa con regole confuse e arbitrarie su ciò che è possibile far entrare a Gaza per sostenere la popolazione.
Anche bombole di ossigeno e anestetici per gli ospedali sono tra gli articoli respinti, eppure vitali per i feriti dei bombardamenti aerei come quei 10 bambini che in media ogni giorno devono subire l'amputazione di una o entrambe le gambe.
Altro esempio la frutta con nocciolo, di cui viene rifiutato l’ingresso con la spiegazione che potrebbe essere usato come proiettile. E ancora, bloccati i pali, indispensabili per montare le tendopoli per 1,9 milioni di sfollati a Gaza.
L’assenza di carburante complica nel quotidiano il lavoro del personale umanitario, problema che si aggiunge alle molte strade distrutte da bombardamenti aerei.
In aggiunta i frequenti blackout delle comunicazioni, come quello che Gaza sta vivendo dal 12 gennaio e che si classifica come il più lungo fino adesso, rende difficile organizzazione e coordinamento operazione.
Gli operatori umanitari a Gaza, tra cui i membri del nostro staff, sono esausti, sottoposti a immensa pressione nel gestire gli aiuti, mentre affrontano loro stessi fame, perdite, traumi.
Per dare una misura della situazione basti pensare che prima del 7 ottobre 2023 a Gaza quotidianamente entravano 500 camion di aiuti e forniture, mentre ora l’accesso è limitato, al punto che il valico di Rafah – che consentirebbe il passaggio di 1.000 camion al giorno, vede passare solo il 22% degli aiuti in arrivo (dato UNOCHA). Mercoledì 17, ad esempio, solo 98 camion in totale sono entrati nella Striscia.
Resta inattuato al momento anche il meccanismo di monitoraggio degli aiuti da parte delle Nazioni Unite, che era previsto da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza approvata a dicembre per chiedere un aumento degli aiuti a Gaza.
Non è più rosea la situazione per donne e ragazze. Mancano assorbenti e prodotti igienici per le mestruazioni. Il nostro staff testimonia che le donne usano pezzi delle tende, unico riparo per gli sfollati, come assorbenti, con il forte rischio di infezioni. Molte riferiscono di non aver potuto fare una doccia per settimane. Sovraffollamento e mancanza di servizi igienici completano il quadro.
Secondo UNRWA c’è a disposizione un solo bagno ogni 486 persone.
Per questo stiamo distribuendo, insieme a partner locali, kit igienici che includono fazzoletti, carta igienica, sapone, assorbenti igienici e salviette umidificate - e la costruzione di 60 blocchi di servizi igienici e docce a Rafah, che forniranno a donne e ragazze uno spazio protetto.
Riham Jafari, Coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, dichiara: "È incredibilmente frustrante che venga impedito l'ingresso a Gaza di aiuti cruciali, quando sappiamo che le necessità sono salite a un livello impressionante.”
Un cessate il fuoco immediato e permanente resta indispensabile. I problemi di distribuzione degli aiuti infatti non potranno risolversi finché continueranno i bombardamenti e con essi la difficoltà e la pericolosità nel raggiungere le persone bisognose su larga scala.
Sottolineiamo in ogni caso che il processo di ispezione degli aiuti è troppo lento, il numero dei camion autorizzati è troppo basso ed è necessaria maggiore chiarezza, trasparenza e coerenza su ciò che è consentito.
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