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Cidade de Deus significa “città di Dio”. Rocinha invece significa “piccola fattoria”. Due nomi portoghesi dal significato positivo, per certi versi solari. Ma sono anche due nomi che non devono trarre in inganno. Perché nascondono una realtà fatta di povertà e miseria. Cidade de Deus e Rocinha sono due delle più misere favelas di Rio de Janeiro.

Aiutare chi vive nelle favelas di Rio de Janeiro

Per le prossime Olimpiadi a Rio de Janeiro, ActionAid sarà partner ufficiale del Coni. E il Coni ha deciso di finanziare due progetti che permetteranno ad ActionAid di aiutare i bambini poveri nelle favelas di Cidade de Deus e di Rocinha, a pochi passi da Casa Italia e dalle strutture che ospiteranno i Giochi olimpici e paralimpici. Gli obiettivi del progetto:

  1. costruire biblioteche, sale giochi, centri di aggregazione e, in generale, nuovi spazi di aggregazione per favorire inclusione sociale e apprendimento;
  2. creare laboratori per promuovere l’educazione alimentare e combattere lo spreco di cibo;
  3. allestire nuove strutture sportive con tecnici professionisti e fornite di tutti i materiali per promuovere lo sport come momento di aggregazione sociale;
  4. promuovere la conoscenza e la consapevolezza dei diritti umani per oltre 500 bambini e le loro famiglie delle due favelas;
  5. facilitare gli incontri tra leader, comitati e famiglie delle favelas con le autorità locali e nazionali per influenzare le decisioni politiche e migliorare la gestione e gli investimenti post Olimpiadi.

Cosa sono le favelas

Il termine favela indica una pianta che cresce nel semiarido sertão brasiliano, una regione che si trova nella parte nordest del Brasile. Oggi, la parola è utilizzata per indicare gli immensi slum che, dagli inizi degli anni Novanta circa, sono cresciuti a dismisura nei pressi delle principali città brasiliane: Belo Horizonte, San Paolo, Recife, Olinda e, appunto, Rio de Janeiro. Le favelas, in pratica, sono delle sterminate baraccopoli. Le “case”, se così si possono chiamare, sono costruite con i materiali di scarto più vari: si passa dai mattoni alle lamiere di Eternit. Tutto materiale recuperato dall’immondizia e dalle discariche.

La vita nelle favelas

Descriverla è difficile. Come difficile è accettare che qualcuno possa davvero vivere in queste condizioni.

  • Le favelas sono delle autentiche città. Delle città non riconosciute dalle autorità. E quindi, mancano tutti i servizi fondamentali: niente fogne, niente tubature dell’acqua, in molti casi niente elettricità. Le “case”, se così si possono chiamare, non hanno nemmeno un indirizzo. Chi vive nelle favelas, letteralmente, non esiste.
  • Di solito, nei pressi delle favelas ci sono discariche a cielo aperto. L’incidenza delle malattie è elevatissima.
  • La legge nelle favelas segue delle regole proprie. Da una parte ci sono le bande di narcotrafficanti che contendono il controllo della zona. Dall’altro c’è la polizia che, troppo spesso, usa metodi poco “ortodossi” per far rispettare l’ordine: pestaggi e arresti sommari che vedono coinvolti anche i bambini. In mezzo a tutto ciò, gli abitanti delle favelas possono solo subire.

Cidade de Deus e Rocinha

Cidade de Deus è la baraccopoli più povera di Rio de Janeiro. Nata negli anni Sessanta, oggi ci vivono 60mila persone, tre volte in più di quanto l’area potrebbe ospitare. Di questi, il 23 per cento vive al di sotto della soglia di povertà e il 5 per cento è senza fissa dimora. I bambini soffrono di diverse malattie dovute all’alimentazione scarsa o incompleta. A Cidade de Deus, il potere è detenuto dalle bande criminali che trafficano droga. I ragazzi reclutati per lo spaccio della droga hanno un’aspettativa di vita di 25 anni. Delle circa settecento favelas di Rio de Janeiro, Rocinha è la più grande. Ci vivono circa 70mila persone. Anche se le condizioni sono leggermente migliori rispetto a Cidade de Deus, Rocinha è il terreno di scontro di diverse gang criminali che si contendono il controllo della favela.

Per portare avanti questo progetto, abbiamo bisogno anche del tuo contributo

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